Boomerang

01 Gennaio 2017 Redazione SoloTablet
SoloTablet
Redazione SoloTablet
share

Il libro di Carlo Mazzucchelli 100 libri per una lettura critica della tecnologia è pubblicato nella collana Technovisions di Delos Digital

Palmerini Nicola - Boomerang

 

Scheda libro

Titolo intero: Boomerang

Titolo originale: Boomerang

Genere: Ingegneria

Listino: 11,90 (in formato EPUB)

Editore: Egea

Collana: Cultura & Società

Pagine:184

Data uscita: 01/07/2014

Valutazione ** 

Commento

Un testo curioso e intelligente come può esserlo un oggetto come il boomerang, per chi non lo ha mai usato. Il boomerang è la metafora perfetta usata dall'autore per raccontare l'esperienza tecnologica moderna. È uno strumento che richiede grandi competense e comporta dei rischi, soprattutto perché non è un semplice strumento ludico. Esattamante come la tecnologia alla quale negli ultimi decenni abbiamo sempre più affidato i nostri desideri, le aspirazioni, i sogni e le ambizioni. Oggi è tempo di fare una riflessione diversa interrogandosi  sugli effetti collaterali così come sulle utopie e i sogni svaniti. Serve un approccio alla tecnologia diverso, più consapevole, sostenibile e umano.

Autore

Nicola Palmerini  è laureato in Scienze politiche e per oltre dieci anni è stato copywriter e direttore creativo in diverse agenzie di pubblicità. profondo conoscitore dei servizi ICT ha lavorato in IBM dal 2000 diventando nel 2008 Direttore dello Human Centric Solution Center di IBM Europe e in seguito Brand System Manager e Digital e Social media marketing manager per IBM Italia. Dal 2014 si occupa di innovazione digitale nel campo bancario e finanziario in Arepo BP. Per Egea è autore di Lavorare o collaborare? e Boomerang.

CONSIGLIATO PER TE:

Internet non salverà il mondo

 

"Quando Bill Gates nel giorno di Ognissanti dell'A.D. 2013 ha ammesso che centinaia di milioni di africani se ne sarebbero sonoramente fregati di avere lì per lì una connessione a Internet, preferendo al momento un'innovazione più tangibile - in altre parole che malaria, colera, AIDS hanno priorità diverse da quella dell'essere connessi - si è scatenato il finimondo."

 

 

La domanda che fa da sfondo all'intero libro è perché la tecnologia in cent'anni non abbia ancora migliorato il mondo. La risposta è complicata e lo si capisce leggendo il libro ma a renderla più comprensibile c'è la metafora del boomerang, uno strumento intelligente ma infido perché non relegabile semplicemente nella categoria dei giochi e perché comporta sempre alcuni rischi. Anche la tecnologia è infida, soprattutto se ci si affida ad essa in modo cieco e senza calcolare i pericoli, gli effetti e le conseguenze ad essa associati.

Il viaggio della tecnologia è come quello del boomerang, sia esso fatto su percorsi brevi o distanze incommensurabilmente lunghe. Le parabole di questi viaggi ricadono tutte sulle nostre vite determinando la fine di molte utopie e di sogni individuali ma soprattutto con effetti devastanti sul pianeta Terra. Al momento del lancio molte tecnologie ci sono sembrate una proiezione nel futuro e nel progresso. A distanza di tempo colpiscono, come un boomerang sulla via del ritorno e incontrollabile, in modo inaspettato, indistintamente e implacabilmente. Lo fanno in particolare quelle tecnologie che sono state caricate di responsabilità e promesse utopiche impossibili da sostenere e realizzare. Non avere pensato alle conseguenze obbliga oggi a ripensare il nostro rapporto con la tecnologia e ad assumersi la responsabilità dei suoi effetti socio-economici, ambientali, lavorativi e mentali.

Non si tratta di demonizzare i nuovi media e la tecnologia ma di continuare a studiarne gli effetti, di imparare e scoprire la sua evoluzione e traiettoria futura e ancor più i suoi effetti presenti. Non bisogna farsi ingannare dalle narrazioni correnti nelle quali, anche in nome del progresso tecnologico, si rischia di confondere la precarietà con la sharing economy o la stagnazione economica con la stabilità. Serve al contrario la capacità di saper valutare sempre l'impatto di lungo termine che ogni innovazione tecnologica, prodotto, impresa o media potrà avere sulla vita delle persone e sul mondo.

Più che sulla tecnologia stessa la riflessione suggerita dall'autore verte sull'uso che ne facciamo. Nessuno mette in dubbio la sua capacità di funzionare e fornire servizi ma l'assuefazione che ne deriva rischia di essere un boomerang. Una fregatura, determinata dall'abbaglio provocato da applicazioni, dispositivi e gadget tecnologici sempre più performanti, giocosi, attrattivi e proiettati verso il futuro ma su traiettorie e percorsi definiti da loro stessi, non necessariamente in sintonia con le vere priorità del momento, ad esempio quella del superamento della precarietà. Lasciarsi imporre la rotta e la destinazione rischia di andare fuori strada e di farci perdere l'umanità che sempre è servita a dare significato alle relazioni umane, alle vite individuali e a quelle sociali.

In un periodo nel quale si comunica di più con dispositivi tecnologici che con esseri in carne e ossa, forse è tempo di riprendere in mano il timone della propria vita senza affidarsi alle numerose soluzioni tecnologiche che aspirano all'autonomia. La sfida è quella della consapevolezza e della responsabilità. La prima è legata alla capacità di comprendere quanto l'innamoramento per la tecnologia come semplice merce, qualificata e indotta spesso dal suo marchio, sia una illusione da cui deriva una falsa felicità. La responsabilità porta a un maggior rispetto per l'individuo e per l'ambiente. Rispettare l'individuo significa lavorare sulle cause della sua alienazione corrente, spesso determinata da un progresso non più controllabile e sfuggito di mano che nega all'uomo la sua umanità. Rispettare l'ambiente significa interrogarsi sui modelli economici vigenti e sui futuri che ci vengono rappresentati come già decisi dall'evoluzione della tecnologia per cercarne di alterativi.

Al termine della riflessione critica suggerita da Palmarini ci si potrebbe scoprire tutti esperti praticanti del lancio del boomerang. Il boomerang potrebbe essere lo stesso, quello tecnologico a cui ci siamo abituati, ma le traiettorie e le finalità potrebbero essere molto diverse da quelle attuali. Le priorità potrebbero passare dal possesso del gadget tecnologico come simbolo narcisistico di auto-rappresentazione alla soluzione di problemi molto umani e ancora molto presenti e alla ricerca di risposte definitive non ancora trovate.

 

comments powered by Disqus

Sei alla ricerca di uno sviluppatore?

Cerca nel nostro database