Tecnostressati

01 Gennaio 2015 Redazione SoloTablet
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Il libro 80 PROFILI DIGITALI di Carlo Mazzucchelli è pubblicato nella collana Tecnovisions di Delos Digital

Tecnostressati 

Lo stress tecnologico è una reazione psicologica negativa, associata al legame che intercorre tra una persona e un oggetto tecnologico e che condiziona abitudini individuali, pratiche lavorative abituali, rapporti interpersonali, forme di collaborazione e relazione sociali. Lo stress nasce dall'incapacità di adattarsi rapidamente alle nuove tecnologie ma anche da reazioni compulsive derivanti dal bisogno di rimanere sempre connessi, di accedere alle informazioni in tempo reale, di aggiornamenti continui e di acquistare nuovi modelli di prodotti tecnologici. Le persone che manifestano stress tecnologico soffrono di una malattia moderna causata dall'uso di strumenti tecnologici e che colpisce le persone in modo diverso a seconda delle differenze di genere, di età, di ceto sociale e cultura. 

La conoscenza delle cause dello stress da tecnologia non aiuta i tecnostressati a conviverci facilmente o a raggiungere nuovi livelli di tranquillità e benessere personale. La difficoltà può nascere dalla mancanza di training adeguato, dall'eccessivo sovraccarico lavorativo e da surplus cognitivo ma anche dalle problematiche specifiche del prodotto tecnologico quali la maggiore o minore facilità d'uso, il suo ciclo di vita, l'affidabilità, la frequenza di aggiornamento tecnologico o cambiamento. 

Lo stress tecnologico colpisce tutti ma si manifesta in forme diverse e dà luogo a fenomeni differenti in base al contesto nel quale prende forma e si sviluppa. 

La quasi totalità degli italiani, ad esempio, possiede un dispositivo tecnologico mobile, molti di loro sono stressati da un suo utilizzo eccessivo e compulsivo, altri dal non saperlo utilizzare e dal trovarsi in affanno ogni qualvolta lo devono fare. Lo stress tecnologico e l'angoscia possono dipendere anche dall'eccesso di sorveglianza (videosorveglianza) e controlli elettronici sempre più intelligenti, invasivi e inquietanti. Ad esempio è recente l'introduzione di sistemi di videosorveglianza (progettati dalla Shoutwest University di Chongqing in Cina) capaci di riconoscere, attraverso una tecnologia di spettrografia per immagini, lo stato d'animo delle persone inquadrate dalla telecamera e di rilevare chi, rispetto ad altri, mostra segnali di stress, sintomatici di comportamenti e condotte fuori dalle regole civili o criminali. E per questo motivo da monitorare con più attenzione! 

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Tecnostressati sono molti maschi italiani, circa due milioni secondo le statistiche più recenti. Allo stress da stanchezza e lavoro si somma quello legato alla crisi economica e alla precarietà crescente del posto di lavoro, alle preoccupazioni familiari e del futuro, al crollo di molte certezze e oggi quello derivato dalla tecnologia. E' uno stress diverso, più insidioso e che crea disagio, disturbi e effetti collaterali indesiderati.  E' fatto da surplus cognitivo dovuto al sovraccarico di informazioni da gestire, da ricorso al multitasking, dall'uso esagerato della Rete e delle sue applicazioni come i social network e altri media sociali. I maschi tecnostressati tendono a soffrire d'insonnia, di irritabilità, di problemi relazionali e di coppia, e di calo del desiderio sessuale (astenia sessuale, disfunzione derivata dall'abbassamento del livello di testosterone, l'ormone che alimenta la libido maschile). Cinguettare, cambiare status e postare messaggi su Facebook rischia di trasformare molti dei tecnostressati maschi in 'eunuchi' tecnologicamente modificati (codificati). I social network sono ritenuti responsabili della crisi relazionale di coppia perchè trasformano in virtuali comportamenti essenziali come le fantasie condivise, le coccole, la socialità e il dialogo, i massaggi e il contatto fisico. Staccare la spina è per i tecnostressati l'unica medicina valida. Pochi lo fanno perchè sono pochi coloro che riescono ad accettare compromessi e a disintossicarsi. 

Lo stress è riconoscibile da parte dei tecnostressati da alcune manifestazioni come mal di testa, pressione alta, calo di memoria e altri disturbi cognitivi, attacchi di panico ed emergenza di ansie e angosce, insonnia e problemi di digestione. 

A essere tecnostressati erano fino ai primi anni 2000 i lavoratori del settore ICT (Information Communication Technology), gli operatori dei Call Center (80.000 persone in Italia, anche dopo le varie pratiche di dimagrimento e delocalizzazione), i giornalisti e i blogger, i commercialisti (aumento delle normative burocratiche e delle procedure che hanno creato veri e propri labirinti informatici capaci di produrre molto stress, pubblicitari (obbligati ad essere sempre connessi analisti finanziari. Oggi dopo l'arrivo delle nuove tecnologie mobili e la diffusione del Web 2.0 lo sono un po’ tutti. 

Per i tecnostressati non esistono cure precise. Le pause digitali possono essere un primo palliativo così come lo sono gli spazi di lavoro costruiti per essere più rilassanti e aperti. La formazione può fornire maggiori conoscenze sui rischi e su come evitarli. La meditazione con il ricorso a tecniche e pratiche di yoga e  ayurvediche, di danza-terapia e sportive, sono altre possibili vie di fuga dal digitale e dal suo stress indotto. 

Tecnostressati sono coloro che, dominati da rabbia tecnologica (una delle numerose forme emergenti di disturbi comportamentali dipendenti dalla tecnologia e degenerati in patologie) sparano ai loro personal computer, lanciano dalla finestra il loro smartphone, rompono il display del loro tablet o laptop. Quando questa rabbia si manifesta lo fa in modo irruento e improvviso. A subire la forza bruta di questi comportamenti sono cavi strappati dalla presa della corrente, tastiere di computer sbattute per terra, mouse che prendono il volo o entrano nei display degli schermi, smartphone gettati contro il muro o tablet che finiscono nel cestino. Lo stress che scatena queste azioni sono crash continui della macchina, difficoltà di ripartenza, problemi di accesso, gestione della password, lunghezza dei tempi di attesa, a cui si vanno ad aggiungere l'impazienza e la distrazione e la tendenza distruttiva. 

I tecnostressati che se la prendono con le macchine, possono trasformarsi in tecnoluddisti e sono assimilabili ai tecnofobi con i quali hanno in comune il timore di perdere il controllo degli strumenti tecnologici che usano, di sentirsi in perenne competizione con la tecnologia percepita come sempre più invasiva, intelligente e autonoma e di temerne gli effetti futuri. 

I tecnostressati non devono affrontare solamente problemi di tipo individuale e psicologico ma anche costi aggiuntivi. Oltre ai danni fisici alle apparecchiature tecnologiche devono fare i conti con le ore di lavoro perduto, il ricorso a cure mediche e di sostegno psicologico, la formazione.

Il fenomeno dello stress da prodotti tecnologici è così diffuso da avere dato origine a pratiche mediche e psicologiche ad hoc e ad associazioni no profit come la onlus Netdipendenza che si preoccupa di sensibilizzare l'opinione pubblica sui rischi della dipendenza tecnologica (tecno-stress, information overload, multitasking, disturbi comportamentali, internet addiction disorder) e sindromi correlate e di intervenire con servizi di assistenza ad hoc.

 

 

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