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Internet e nuove tecnologie: non tutto è quello che sembra

Internet e nuove tecnologie: non tutto è quello che sembra

01 Dicembre 2013 Redazione SoloTablet
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Capitolo 3

Il libro Internet e nuove tecnologie: non tutto è quello che sembra di Carlo Mazzucchelli è stato stampato nel 2013 nella collana Technovisions di Delos Digital

Matrix e le realtà parallele e programmate di Google Plus

Tutti siamo connessi e a molti di noi piace frequentare la parte sociale e abitata della rete. Lo facciamo in modo più o meno spontaneo e trasparente. Inconsapevolmente ci prestiamo a ruoli e ad azioni che sembrano nostre ma in realtà sono condizionate dal potere dei Media che usiamo. Un esempio su tutti Google e i suoi numerosi pargoli: Google+. GMAIL, Google Maps, ecc.

Per capire cosa la tecnologia sia oggi in grado di fare e di offrire, non è più sufficiente usarla e lasciasi usare. E’ utile studiarne le finalità e il funzionamento, il modello di business e l’ambito di applicazione. E’ diventato urgente farlo, perché l’evoluzione delle macchine e della tecnologia sta creando le nuove matrici e il design del nostro futuro collettivo.

Per non finire programmati meglio acquisire nuove conoscenze per scoprire le caratteristiche insite delle tecnologie che stiamo usando e di svolgere un ruolo consapevole nelle procedure con cui queste vengono implementate. Questo processo di acquisizione può essere facilitato dalla lettura di libri più o meno controcorrente e di studiosi da sempre attenti al rapporto uomo-macchina e agli effetti culturali, sociali, cognitivi e individuali. Alcuni di questi autori sono all’origine delle riflessioni contenute in questo primo capitolo e in quelli successivi.

Tutti noi usiamo Google ma pochi di noi si interrogano su cosa Google sia effettivamente diventato. Un aiuto in termini di conoscenza può venire dalla lettura dell’ultimo libro di Howard Rheingold ( “Perché la rete ci rende intelligenti” ). Dopo averne completata la lettura mi è capitato di leggere un articolo molto interessante, perché istruttivo e provocatorio, pubblicato sul quotidiano The Guardian dal titolo “Google+ isn't a social network; it's The Matrix”. Il libro di Rheingold, pur sottolineando tutti i rischi che come utilizzatori della rete e della tecnologia stiamo correndo, presenta una visione tutto sommato ottimista delle tecnologie e del web e del nostro saperle usare in modo intelligente e critico. L’articolo del Guardian, focalizzato su una analisi di Google+ e una comparazione con social network simili come Facebook e Twitter, al contrario sottolinea e argomenta i molti pericoli che ormai ci circondano e della cui esistenza non siamo più neppure completamente coscienti.

Punto di partenza, di entrambi gli scritti, è il ruolo che la tecnologia web, e in particolare di Google, gioca nel costruire un mondo virtuale, del quale crediamo di possedere le chiavi e che è invece costantemente filtrato. Un filtro costruito con le informazioni raccolte su di noi, attraverso l’analisi delle nostre attività in rete e dalla personalizzazione usata per soddisfare le nostre ricerche  e i nostri bisogni. Un ruolo che secondo l’autore dell’articolo del quotidiano The Guardian è assimilabile a quello del Matrix da cui cercano di difendersi Neo e i suoi compagni di lotta quando scoprono che tutto il mondo è in realtà controllato e gestito grazie alle informazioni che di ogni persona il sistema Matrix possiede.

La similitudine non finisce qui, perché ad essere assimilabile è anche il comportamento e la percezione del Matrix-Google che ha la maggioranza delle persone coinvolte. Solo pochi hanno coscienza del mondo virtuale e parallelo nel quale sono cooptati, ancora meno sono coloro che  riescono a sviluppare un pensiero critico utile a difendersi o a maturare la decisione di chiamarsi fuori, pochissimi poi decidono che sia giunto il tempo di prendere la pillola rossa e cominciare a lottare. Una battaglia che non dovrebbe essere motivata da obiettivi personali, ma  combattuta in nome di valori generali e per un futuro più democratico e libero.

I pericoli alla Matrix vanno oltre Google e interessano tutti i maggiori operatori della rete che lavorano con visioni più o meno monopolistiche e utilitaristiche come Facebook e altri social network, ma anche come Apple e Microsoft, Amazon e altri ancora. Li accomuna l’uso delle tecnologie a scopi commerciali e marketing. I nostri comportamenti su Facebook sono attentamente catturati, registrati e analizzati per poi essere offerti ad aziende di marketing o ad organizzazioni interessate a costruire campagne/attività mirate. I nostri ‘cinguettii’ sono selezionati con cura e usati per condizionare o suggerire nuove campagne politiche ed elettorali. Le nostre recensioni su Amazon servono a fornire agli editori nuove armi per vendere di più e in modo più profittevole. Il nostro uso di Internet, Office e Windows serve a Microsoft per coltivare la sua base installata. Infine iTunes e l’APP Store servono ad Apple per alimentare la sua chiesa e relativa religione. Una nota a parte merita Google+. E’ un ambiente sociale, la soluzione di Google pensata come alternativa a Facebook. Un social network leggermente diverso e con caratteristiche sue proprie che ne fanno 'una nuova arma letale' ( l'armageddon di tutti coloro che odiano Google ) della strategia Google, finalizzata a dominare, non solo il mondo della rete,  ma anche il mondo virtuale nel quale ognuno di noi ama ritirarsi.

Ciò che è diverso in Google+ è il fatto che non è così interessato ai “Mi Piace”, ai contatti e alle amicizie (follow) e all’ingaggio di nuove connessioni.  Di  Google+ si parla poco, nonostante abbia già raggiunto 500 milioni di utenti e pochi sono gli utenti attivi nell’invio di link o di richieste di connessione. La ragione è semplice e sta nel fatto che Google+ non è un social network ma un Matrix, un sistema che mira a codificare le nostre vite personali come se fossero dei profili digitali in modo da poterli gestire, filtrare e manipolare a piacere e a nostra insaputa. Con un’operazione che punta a farci vivere le realtà della rete come se fossero reali e scelte da noi, dal nostro pensiero e dalla nostra capacità decisionale.

Questa visione di Google è evidenziata dalle attività automatizzate di cui si fa carico Google nella sua interazione con nuovi utenti:

  • creazione automatica di un account Google+ ogni qualvolta un utente crea un account Gmail
  • alimentazione con informazioni e attività dell’account Google anche se l’utente non lo usa ( ma se non sa neppure di averlo!!!!)
  • monitoraggio dell’attività dell’utente ad ogni login Google
  • uso di Google Maps per suggerire l’uso dell’account Google+ se si vuole salvare o modificare una mappa
  • login su Google Plus richiesto anche quando si vogliono fare acquisti con Youtube

In pratica Google+ agisce come una specie di filtro (rete) invisibile  tra l’utente e il che osserva quello che l’utente fa e lo registra per utilizzi futuri. Utilizzi che hanno già trovato una loro denominazione nel termine di Personalizzazione (The Filter) e che servono a permettere a Google di decidere per l’utente quali siano le cose che sta cercando e di presentargliele come se fossero state scelte da lui medesimo. Una personalizzazione che, manco a dirlo, è tale anche nella componente pubblicitaria e promozionale che si materializza su ogni pagina web visualizzata.

E’ probabile che tutto ciò non interessi ai più. Ancor più probabile che molti siano pure contenti perché qualcun altro si fa carico di cercare, trovare, proporre la risposta giusta e il prodotto più adeguato. Pochi hanno memoria sufficiente per ricordare come era la ricerca Google nel 2007 o avesse usato le API Ajax per avere risultati ‘onesti’ e puliti dal Matrix e dal filtro (The Filter) Google.

Per continuare la similitudine con il Matrix, la filosofia è semplice e funziona ( pensate alla manipolazione semantica della realtà che l’Italia sta vivendo da venti anni a questa parte….). Idea base di Matrix è di assorbire lentamente ma inesorabilmente tutta la vita al suo esterno in modo da renderla irreale. La sola realtà è quella del Matrix stesso. Matrix non ammette ribellioni o interferenze e chi si pone di traverso viene (nel film eliminato) nella realtà ignorato. Ecco spiegato il fatto che nelle ricerche di Google difficilmente c’è abbondanza e ridondanza di risultati legati ai social network concorrenti di Google+ come Facebook, Twitter e Myspace.

Trinity: I know why you're here, Neo. I know what you've been doing... why you hardly sleep, why you live alone, and why night after night, you sit by your computer. You're looking for him. I know because I was once looking for the same thing. And when he found me, he told me I wasn't really looking for him. I was looking for an answer. It's the question that drives us, Neo. It's the question that brought you here. You know the question, just as I did.

Neo: What is the Matrix?

Trinity: The answer is out there, Neo, and it's looking for you, and it will find you if you want it to.

Fortunatamente sono numerose le voci che si stanno alzando in difesa e a protezione della realtà. Il Guardian ne cita alcune. Tutte sottolineano come il modello di business sottostante a Google+ sia quello di Google: raccogliere il maggior numero di informazioni su ogni persona che naviga in rete (Google motore di ricerca, Gmail, Google,  Foogle Maps, Youtube, Wordpress, Android, ecc.) e qualificare queste informazioni in modo da definire profili commercializzabili. Obiettivo di Google non è più di indicizzare il web ma le persone, le loro azioni e comportamenti, i luoghi in cui si muovono, le persone che frequentano, i prodotti che acquistano, ecc.

Google+ è come un grande fiume abitato da varie tipologie di pesci (NOI) e nel quale Google lancia le sue reti per impedire che arrivino al mare o in bacini più grandi. Una attività di pesca proficua e che funziona bene perché il fiume di Google è il più grande e forse prossimo a diventare l’unico esistente.

Ma se questo è vero, la scelta che si pone alle persone (utenti della rete) non dovrebbe essere complicata. In teoria meglio la libertà e la democrazia. Nella realtà a prevalere sembra essere invece la ricerca della comodità, della facilità del vivere e poco importa se a vivere non è più la persona ma la sua proiezione digitale (il programma di Matrix generato al computer) in contesti virtuali e costruiti ad arte in base a personalizzazioni e profili predefiniti.

Nel film NEO e i suoi amici optano per la pillola rossa, accettano il rischio, affrontano difficoltà e una vita più complicata alla ricerca della libertà, dell’autodeterminazione e di un vivere ‘umano’ e non tecnologico. Il problema è che gli amici di NEO, anche nel film, erano pochi e quando il Matrix si dissolve, le poche immagini che ci mostrano il mondo liberato indicano più sorpresa e smarrimento che felicità ed esultanza.

Dire se siamo diretti a velocità stellare verso il Matrix o meno è un po’ come tirare a indovinare. Qualora ci si dovesse trovare nel Matrix, difficilmente ci si porrebbe il problema di come si è fatto a trovarsi lì (il Deja vu potrebbe aiutare?). In ogni caso, per riprendere le riflessioni di Rheingold, è importante operare per diventare sempre più consapevoli delle potenzialità della rete ma anche per conoscere sempre meglio le sue dinamiche strutturali e l’uso che di esse fanno attori più o meno potenti come Google.

 

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