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L'affettività della nuova famiglia digitale

L'affettività della nuova famiglia digitale

07 Settembre 2017 Edoardo Mattei
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Edoardo Mattei
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La crisi della famiglia sembra trovare giustificazione nella congiuntura economica o nel generale degrado valoriale della società. Al contrario, si sta realizzando una opportunità storica per la famiglia ed è la tecnologia digitale che l'ha resa possibile: amarsi senza condizionamenti.

Uno dei commenti più comuni quando si vedono fidanzati o famiglie con uno dispositivo mobile in mano è la mancanza di comunicazione. Si tradisce, così, sia l'uso degli strumenti di analisi dell'epoca analogica per comprendere la realtà digitale, sia lo smarrimento davanti alla prima modifica nella Storia dell'istituzione più antica dell'uomo: la famiglia.

Il digitale modifica la famiglia in due maniere: nei suoi rapporti interni e nella sua costituzione fondamentale.

Quando uno dispositivo mobile entra in una famiglia, si attivano forze contrastanti: da una parte i figli vedono realizzarsi il loro desiderio di indipendenza, di costituzione di una propria rete di contatti e della costruzione di un sé socialmente (e digitalmente) accettato, dall'altra i genitori vedono allungarsi il loro spazio di controllo sui figli, divenuti perennemente rintracciabili e contattabili. Muoiono i riti di passaggio, quelle tappe socialmente riconosciute che testimoniavano la maturità di un ragazzo, il transito in una fase nuova della vita, l'assumersi di maggiori responsabilità.

Andare in giro da solo per la città non è più un evento: il GPS ci dice dove siamo, le app delle tramvie ci indicano i tragitti, gli istant messagging ci mantengono in contatto, Familonet ci mostra ai parenti e Glympse ci svela la posizione dei nostri amici. I figli rimangono eterni adolescenti sempre sotto controllo. Oppure scappano dal controllo familiare nascondendosi nella Rete. Facebook fu dato in declino quando si assistette alla prima migrazione giovanile dai genitori in direzione di Twitter, ritenuto ostico per gli immigrati digitali.

I genitori, o meglio i coniugi, da parte loro stanno vivendo una crisi digitale molto più complessa le cui radici affondano nella Quarta Rivoluzione Industriale.

La famiglia, dal suo comparire sulla scena del mondo, è stata in relazione con l'organizzazione sociale: nella lotta per la sopravvivenza la famiglia era la base del gruppo e il gruppo, a sua volta, ne legittimava la costituzione. Nella "famiglia tradizionale", l'uomo garantiva la sopravvivenza con il suo lavoro (caccia, pesca, agricoltura…) cui doveva contribuire la prole. La moglie aveva il compito di generare figli (=forza lavoro) e di custodire il luogo dove si viveva. Ci si sposava per interesse, per aumentare la terra perché più terreno significava più possibilità di sussistenza. Non si parlava d'amore ma di contratti: lo scopo era sopravvivere.

Lo Stato ammetteva tutto questo e difendeva la famiglia come una proprietà del pater familias. Questi, a sua volta, garantiva allo Stato stesso di sopravvivere pagando tasse e gabelle varie.

La Chiesa, a sua volta, giustificavo questo stato di cose, anzi, le considerava un ufficio precipuo dei laici e non richiedeva una celebrazione o la presenza di un sacerdote: due si dichiaravano "marito e moglie" – un contratto sociale, appunto – e ciò era sufficiente per lo Stato e per la Chiesa. Con il proliferare dei matrimoni clandestini e dei ripudi (si negava fosse avvenuto un matrimonio), il Concilio di Trento impose che i nubendi registrassero i matrimoni in chiesa e che il sacerdote fosse presente. Manzoni ne testimonia ancora l'uso nel capitolo VIII dei Promessi Sposi con il tentativo di matrimonio in sagrestia!

L'Occidente non lotta più per la sopravvivenza, la carestia del 2008 in altri tempi avrebbe flagellato l'Europa ma nessuno se ne è accorto, e siamo passati da un'economia di scarsità ad una economia di abbondanza. La tecnologia ha permesso di aumentare la produttività individuale e i robot, l'A.I., le comunicazioni più efficienti e il software sviluppato fanno meglio e più velocemente il lavoro di molti uomini. Nell'Industry 4.0 i lavoratori avranno maggior tempo per se, per fare quello che amano fare.

Come la donna iniziò la sua emancipazione con l'elettricità (gli elettrodomestici, comparsi nella seconda metà del XIX secolo, liberarono la donna dai lavori domestici donandole tempo per se stessa) così l'uomo scopre la libertà dall'obbligo del "capofamiglia" agli albori del digitale, con la sopravvenuta abbondanza. La famiglia inizia a perdere il suo secolare status. Scompaiono dal Codice il delitto d'onore e il matrimonio riparatore e vi entra il divorzio.

Uomini e donne non devono unirsi più per sopravvivere e scoprono la libertà, la possibilità di sperimentare sentimenti repressi per secoli. Il digitale è un'opportunità di amare. La nascente problematica gender è rimasta sepolta per secoli e oggi può affiorare e finalmente essere dibattuta. Il matrimonio è ritardato perché diventa una scelta ponderata e non dettata da necessità vitali e sociali. Finalmente, forse per la prima volta, ci si può amare liberamente, amare per l'amore.

I femminicidi raccontano di come questo passaggio epocale sia così difficile, come secoli di condizionamenti abbiano radicato idee e pregiudizi.

La famiglia digitale ha bisogno di una educazione all'amore, ai sentimenti, deve cambiare gli statuti dell'uomo e della donna, pensarsi in maniera nuova. Abbiamo bisogno di una nuova educazione e del concorso di tutte le forze sociali per governare questa opportunità che il digitale ci offre di costruire una società più a misura d'uomo.

 

*Le foto sono di Carlo Mazzucchelli (Vilnius Lituania)

 

 

 

 

 

 

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