Una delle mie passioni è il cinema. Adoro perdermi nella trama, ammirare la fotografia, apprezzare la capacità performativa dell’attore.
Il tutto seduta in poltrona, dove al massimo mangi i pop corn (la mia amica Rosita me lo impedirebbe), commenti, ti commuovi, ridi. Se una scena non ti piace, non apprezzi la fotografia, e neanche il finale, non puoi dire “stop! Ripetiamo tutto” come potrebbe fare invece il regista, che crea e plasma la narrazione con la sua creatività.
Ora immagina che il film proiettato sia la tua vita e tu lo spettatore che la guardi scorrere.
Ti è mai successo di essere bloccato in una situazione in cui non sai cosa fare, oppure lo sai benissimo, ma non lo fai?
Ecco, equivale ad stare seduto in poltrona ad assistere al film della tua vita, e non riesci a decidere la trama, quale scena ripetere (o magari era buona la prima), quali inquadrature favorire.
E intanto scorre davanti a te.
Essere regista della tua vita vuol dire prendere in mano le decisioni, fare delle azioni concrete, per arrivare al gran finale che desideri.
Vuol dire prenderti la responsabilità di guidare le tue scelte.
La responsabilità personale, un valore in cui mi sento impegnata, sulla quale il coaching va sicuramente ad agire.
La responsabilità come valore
Sono rimasta colpita, anni fa, dai risultati dell’indagine sui “Valori della Nazione” realizzata da VocAzione nel 2013 in Italia, in cui la responsabilità personale appare nella classifica tristemente al 48esimo posto (in Svizzera risulta al primo posto, in Svezia al quarto e negli Stati Uniti al sesto).
Fuggire è un pò morire ma anche una strategia!
Questo fa intuire la tendenza, ancora adesso valida probabilmente, degli italiani a sentirsi poco protagonisti della vita politica, economica e sociale del nostro paese, dove le persone sentono di poter avere scarsa influenza su quello che gli accade, poco responsabili della propria vita.
E cosa c’entra con il coaching?
Quante volte ho sentito da parte dei miei clienti le frasi:
- È colpa mia/sua/loro!
- Non posso farci niente, non dipende da me.
L’utilizzo del termine “colpa” spesso sottende un senso di disagio, impotenza, un significato emotivamente non piacevole.
Allenarsi con il coaching ad aprire spazi di riflessione più ampi, ad elaborare strategie e piani d’azione, quindi a compiere gesti concreti verso l’obiettivo, aiuta a passare dal concetto di colpa a quello di responsabilità.
Porta a chiedersi “cosa posso fare io?”.
Vuol dire passare dal sentirsi vittima delle circostanze, di una situazione, ad una presa di coscienza della propria capacità d’azione e auto determinazione.
È più facile pensare di non poter cambiare la situazione in cui siamo, e rivolgersi all’esterno (spesso inconsciamente) per trovare i colpevoli dei nostri insuccessi o semplicemente i responsabili di quello che ci sta succedendo.
In genere, se sentiamo di avere poco senso del controllo su qualcosa, siamo anche più portati a non assumercene la responsabilità.