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T.A.Z. di Bey Hakim

T.A.Z. di Bey Hakim

03 Dicembre 2020 Redazione SoloTablet
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Un testo affascinante soprattutto se si tiene sempre presente, mentre lo si legge, la sua datazione ed età. Non è solo un capolavoro letterario ma la mappa della geografia cyberpunk che ha dato luogo a esperienze memorabili negli spazi abitati e temporaneamente autonomi della Rete. Esperienze ben diverse da quelle omologate, conformiste e spoliticizzate di spazi per nulla autonomi e impossibili da liberare come i social network.

 

"Siamo noi che viviamo nel presente condannati a non sperimentare mai autonomia, a non stare mai per un momento su di un pezzo di terra dominato dolo dalla lobertà? Siamo noi costretti o alla nostalgia del passato o a quella del futuro? Dobbiamo attendere che il mondo intero venga liberato dal dominio politico prima che anche uno solo di noi possa dire di conoscere la libertà? Logica ed emozione si uniscono nel condannare una tale supposizione. La Ragione domanda che uno non possa lottare per ciò che non conosce; e il cuore si rivolta contro un universo  così criudele da destinare tali ingiustizie  sulla nostra sola generazione dell'umanità [...] un certo tipo di enclave libera è non solo possibile ma anche esistente."

Autore

Hakim Bey è lo pseudonimo di Peter Lamborn Wilson, un maestro di sufi e di tantra, un anarchico americano e uno dei maggiori e più interessanti esponenti delle controculture americane emerse negli anni ottanta, unitamente a personaggi con cui ha collaborato e interagito come Tymothy Leary. È principalmente famoso per avere coniato il termine delle Zone Temporaneamentye Autonome (TAZ). Dopo l'assassinio di Martin Luther King nel 1968 ha lasciato gli Stati Uniti trasferendosi in Libano, in Nepal e poi andando a insegnare nel nord dell'India e a praticare la meditazione sulle rive del Gange. Le sue peregrinazioni lo hanno portato anche in Pakistan e Iran, paese nel quale ha tradotto alcuni classici persiani e lavorato come giornalista per il Tehran Journal per poi diventare il direttore delle pubblicazioni inglesi della Accademia Imperiale di Filosofia dalla moglie dello Scià. Attualmente vive in New York.


 

Pubblicato nel lontano 1991, il libro ha lanciato in tutto il mondo il concetto di Zona Temporaneamente Autonoma (TAZ) ma soprattutto ha illustrato le pratiche sociopolitiche possibili per dare loro forma come spazi liberi e autogestiti e pensati per eludere i controlli sociali, le strutture, le istituzioni formali e il controllo poliziesco e politico. L'autore illustra le sue riflessioni, intuizioni e elaborazioni letterarie e politiche con esempi storici e filosofici, scelti intenzionalmente per sostenere messaggi politici e culturali chiari come l'importanza del presente, nella costruzione di sistemi di relazioni sociali alternative, e di liberare la mente dai meccanismi che la tengono imprigionata perché imposti ad essa dal potere costituito. Per i suoi contenuti espressamente politicizzati, anarchici e radicali il testo è diventato il punto di riferimento di tutta la cultura anarchica, del movimento degli kacker (quelli buoni di allora e non quelli cattivi e criminali dei tempi moderni) e delle numerose sottoculture techno e cyberpunk. È un testo che ha influito, anche in Italia, sulle esperienze libertarie e anarchiche di molti centri sociali e sul pensiero politico degli anni novanta e successivi. Nel prendere spunto dalla storia delle comunità dei pirati e dei corsari dei Mari del XVIII secolo, il testo celebra l'elogio del nomadismo psichico, offrendo un'analisi della storia dell'arte delle controculture degli anni Ottanta e Novanta e segnando il destino di intere generazioni di artisti, di liberi pensatori, di amanti della tecnologia e della tecno-cultura.

Anche in Italia TAZ ha formato la generazione cyberpunk alimentando la controcultura e del sapere sociale non omologato. Il pensiero di Hakim Bey ha fornito alle generazioni rimaste orfane del 68 e del 77, spunti e idee per nuove battaglie politiche e culturali e per rivitalizzare le esperienze antagoniste, anche attraverso una maggiore attenzione e utilizzo delle tecnologie.

Hakim Bey è molto consapevole del periodo storico che sta vivendo e evita l'errore di trasformare le sue TAZ in una nuova ideologia. La sua idea è anarchica, è fatta per spiazzare, depistare e confondere con l'obiettivo di evitare ogni tentativo di omologazione e normalizzazione praticato immediatamente dai media e dal potere economico e politico che cerca di trasformare tutto in moda per limitarne la portata rivoluzionaria o trasformativa e di cambiamento.

Le TAZ diventano pertanto spazi e luoghi di sperimentazione di una libertà e socialità impossibile altrove, in spazi dominati dalle logiche mentali ed economiche del potere politico, economico e commerciale. Se non sono spazi fisici o digitali le TAZ possono essere posti mentali, irraggiungibili da altri e nei quali scomparire alla loro vista. Sono spazi temporanei, non gerarchici, senza regole predefinite e creati o frequentati per scelta politica. L'unico modo per non farsi intrappolare e condizionare e come tali inutilizzabili per una contrapposizione con il potere che sarebbe perdente in partenza per lo sbilanciamento delle forze in campo.

Le idee di Bey hanno dato origine a numerose esperienze positive ma sono anche servite come giustificazione per esperienze che si sono tradotte nella realtà in fughe e rinunce all'impegno politico che hanno finito per trasformare le TAZ da zone autonome a spazi rigidi e protettivi, per sempre occupati da gruppi o comunità più o meno chiuse e auto-referenziali.

TAZ ha trasformato Hakim Bey in una icona della controcultura antagonista, ha avuto una risonanza mondiale ed è stato oggetto di grandi discussioni nei movimenti che in quegli anni si richiamavano alla sinistra anarchica e rivoluzionaria. La stessa risonanza c'è stata anche in Italia, un paese nel quale la rivoluzione è stata spesso evocata e mai praticata. Oggi a distanza di quasi trent'anni dalla pubblicazione del libro è possibile rileggerlo avendo presente la storia delle molte zone temporaneamente autonome che sono nate e sparite nel tempo ma anche l'evoluzione del pensiero dell'autore. Pensiero che è passato dalle TAZ come spazi in cui rifugiarsi per vivere l'utopica realtà della libertà, alla rivoluzione come pratica organizzata e militante per opporsi alla arroganza del potere neoliberista. Una pratica assimilabile, per assurdo, a quella della jihad del califfato che non sembra interessato alle TAZ bensì a quelle che lo stesso Bey ha definito PAZ, Zone Permanentemente Autonome.

La lettura di TAZ fatta oggi potrebbe risultare non facile, soprattutto per chi si è abituato alla lettura abbreviata dei cinguettii e dei post di Facebook. La scrittura cyberpunk di Bey potrebbe risultare a molti ostica alla lettura, impegnativa, anche culturalmente e cognitivamente, per il ritmo e per gli effetti speciali, le numerose analogie, citazioni, riferimenti, annotazioni, immagini a cui obbliga la mente del lettore. Chi decidesse di correre il brivido potrebbe però trarne una esperienza unica, unitamente alla conoscenza di un periodo storico, anche tecnologico, ricco di novità, fermenti e idee.

Se poi qualcuno si innamorasse del testo e delle idee dello scrittore potrebbe essere incusiosito dalle sue opere precedenti e più recenti: Millennium. La Jihad contro la politica, ShaKe edizioni, 1997, pp. 95,  Le repubbliche dei pirati. Corsari mori e rinnegati europei nel Mediterraneo, ShaKe edizioni, 2008, pp. 204, Il giardino dei cannibali. I viaggi filosofici di un sufi beat, ShaKe edizioni, 2010, pp. 196, e Immediatismo. Caos, desiderio e civiltà, Lanfranchi editore, 2014.

 

Scheda libro

Titolo intero: T.A.Z. - Zone temporaneamente autonome

Titolo originale: T.A.Z. The temporary Autonomous Zone, Ontological Anarcgy, Poetic Terrorism

Genere: Letteratura

Listino: 9.00

Editore: Shake Edizioni

Collana: Tascabili

Pagine: 171

Data uscita: 20/02/2007

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