
"La tecnica, in generale, non perverte la natura umana, come vogliono gli apocalittici, ma nemmeno la asseconda docilmente, come voglion gli integrati. Diciamo piuttosto che la rivela a se stessa e proprio la proliferazione dei dispositivi tecnologici lo dimostra."
"Lo scopo fondamentale del Web non è anzitutto la conoscenza e la trasmissione di informazioni, bensì l'azione: trasmettere ordini, richieste, preghiere, a cui si deve rispondere individualmente."
Autore
Maurizio Ferrarris è nato a Torino il 7 febbraio 1956. È un filosofo e accademico italiano e dal 1995 è professore ordinario di Filosofia Teoretica presso la Facoltà di Filosofia Teoretica della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Torino dove dirige il Labont (Laboratorio di Ontologia). Editorialista di Repubblica, è direttore della Rivista di Estetica e condirettore di Critique e della Revue francophone d’estetique. Fellow della Italian Academy in America e della Alexander von Humboldt-Stiftung, Directeur d’etudes al College International de Philosophie, è anche visiting professor in univesrsità europee e americane. Ha scritto una quarantina di libri tradotti in varie libje, tra i quali Storia dell’ermeneutica (1988), Estetica razionale (1997), Dove sei? Ontologia del telefonino (2005) e Documentalità. Perché è necessario lasciare tracce (2009), Mobilitazione totale (2015), Emergenza (2016).
Recita il risvolto di copertina: "Un fatto è certo. Il panopticon esiste, ed è il web: un panopticon singolare, cieco, e con al posto di controllo non un essere umano ma una memoria infinita, e con un sapere che è essenzialmente burocratico. Tutto questo urta frontalmente con quanto ci era stato detto all’apparire del web, e cioè che i nuovi media avrebbero portato emancipazione, e tendenzialmente una riduzione del lavoro.". È un panottico reso possibile dal fatto che ogni persona è oggi dotata di un dispositivo che la rende sempre rintracciabile, registra ogni sua attività, cattura la sua attenzione e impedisce ogni diritto alla riservatezza e alla privacy. I dispositivi tecnologici sono diventati per Ferraris delle ARMI (Apparecchi di Registrazione di Mobilitazione dell'Intenzionalità) che tengono incatenati chi li usa chiamandoli a una mobilitazione assoluta, una specie di militarizzazione e di chiamata all'azione frutto di sollecitazioni esterne.
Tutto ciò urta secondo Ferraris con quanto ci è stato raccontato fin qui sul ruolo che i nuovi media avrebbero nel ridurre l'impegno lavorativo delle persone e nell'emanciparle. Il Web non è emancipazione ma mobilitazione e strumento finalizzato al compimento di azioni. Ogni contatto è una richiesta che esige una risposta individuale e che obbliga a un'interazione continua, a una richiesta perseverante di azione, neppure percepita come tale ma sempre presente nella forma di sollecitazione esterna e di chiamata.
A rendere possibile la chiamata e la mobilitazione sono i numerosi apparati tecnologici di cui ognuno è oggi dotato ma anche la disponibilità degli esseri umani a farsi sollecitare e a fornire risposte intenzionali. Questi dispositivi e la loro registrazione comporta la responsabilizzazione di chi li usa: esigono una risposta, e la esigono perché la domanda è registrata, scritta, fissata, acquisendo la perentorietà di un ordine.
Il Web, responsabile della mobilitazione non è comunque fonte di alienazione bensì di rivelazione. Grazie ai nuovi media, a Internet e al loro essere strumenti di comunicazione ma soprattutto di registrazione, oggi miliardi di persone sono in grado accogliere gli stimoli che provengono dalla realtà e di assumere le responsabilità che le portano all'azione. Ciò è reso possibile da un'interazione con i media che persiste nel tempo grazie alla sua registrazione in archivi digitali. Così facendo gli esseri umani del terzo millennio si stanno rendendo responsabili e complici degli effetti che ne deriveranno, ad esempio la sparizione della memoria umana e la capacità di elaborare descrizioni della realtà culturale e sociale in cui sono immersi.
Le machine al lavoro, gli umani senza lavoro felici e contenti!
La chiamata alla mobilitazione non è solo tecnologica ma anche economica (capitale e consumo), psicologica (il peso della rete sociale e delle sue azioni collettive) e antropologica (fenomeni di dipendenza e compulsività nell'uso). Ingabbiato in una mobilitazione totale, determinata da sollecitazioni esterne, l'uomo rischia di diventare opaco a se stesso perdendo la sua capacità di comprendere se stesso e gli altri e di liberarsi.
Per liberarsi l'uomo deve prendere coscienza della sua condizione limitata e mobilitata e dotarsi di nuovi strumenti in grado di aiutare a riconoscere la dipendenza dalle ARMI, a favorire la trasformazione e a comprendere meglio la complessità della realtà e dei suoi fenomeni emergenti. Questi strumenti possono servire a elaborare cultura e nuove conoscenze utili a uscire dalla mobilitazione totale o a non accettarla passivamente e ciecamente.
Scheda libro
Titolo intero: Mobilitazione totale
Titolo originale: Mobilitazione totale
Genere: Filosofia
Listino: 14,00
Editore: Laterza
Collana: I Robinson/Letture
Pagine: 109
Data uscita: 07/05/2015