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Intelligenza artificiale, storia e sviluppo

Intelligenza artificiale, storia e sviluppo

09 Giugno 2020 Redazione SoloTablet
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Quando si pensa al concetto di intelligenza artificiale si è portati a immaginare futuri lontani, macchine senzienti e così via. Questo è sicuramente frutto del contesto nel quale si sono sviluppati gli studi sull’intelligenza artificiale, e di come la cultura popolare ne ha assimilato il concetto: basti pensare agli scritti, fra i tanti, di uno dei padri della fantascienza, Isaac Asimov. Le sue opere del ciclo dei robot sono ancora oggi dei perfetti esempi della concezione futuristica dell’intelligenza artificiale, cosa che traspare anche dalle trasposizioni cinematografiche come I, Robot e L’uomo Bicentenario. In realtà, pur essendo abbastanza comprensibile la prospettiva popolare dalla quale l’intelligenza artificiale è stata osservata, le sue applicazioni sono ormai pienamente calate nel quotidiano, nascendo fin dall’origine da esigenze abbastanza pragmatiche.

L’intelligenza artificiale infatti si innesta nel più generico ambito dell’informatica, cercando di ricreare gli elementi tipici dell’intelligenza umana nel programmare un sistema informatico, inserendo in questo caratteristiche di razionalità, apprendimento e così via. La nascita della disciplina viene convenzionalmente fissata nel 1956, quando negli Stati Uniti si tenne un convegno al quale presero parte alcuni dei nomi più in vista della giovane scienza della computazione: nell’occasione si teorizzarono per la prima volta i concetti di sistema intelligente e di intelligenza artificiale. Fra le prime applicazioni vanno compresi i primi programmi in grado di dimostrare teoremi matematici e geometrici, come il Geometry Theorem Prover, a partire da alcune informazioni di base; inoltre venne sviluppato il primo linguaggio di programmazione per la creazione di software di intelligenza artificiale, il List Processor o Lisp, alla fine degli anni ’50.

Le prime criticità nella ricerca sull’intelligenza artificiale divennero evidenti constatando che, se da un lato era possibile creare sistemi in grado di risolvere problemi matematici sempre più complessi, dall’altro non si era in grado di creare un sistema in grado di ricreare le caratteristiche del ragionamento umano. Il problema alla base era principalmente l’assenza di, e l’impasse nello sviluppare, un linguaggio che consentisse a una macchina di riprodurre lo schema tipico di un ragionamento basato sull’analisi di diverse possibilità, schema che caratterizza i ragionamenti logici umani.

La svolta arriva quando, nel 1969, viene realizzato un programma per ricostruire una molecola sulla base delle informazioni ricavate dallo spettrometro di massa: Dendral. L’applicazione di un’intelligenza artificiale a un campo diverso dall’informatica, in grado di fornire la struttura di una molecola partendo da alcuni dati di base, è in grado di dimostrare per la prima volta i possibili risultati pratici ottenibili. Da lì in avanti la ricerca ha proseguito in campi diversissimi tra loro. Fra gli ambienti più interessanti nei quali si è operato per sviluppare l’intelligenza artificiale vanno inclusi tutti quelli inerenti le attività ludiche, e nello specifico i giochi da tavolo: far sì che un opponente non umano applichi nel gioco ragionamenti il più possibile umani è una sfida ancora oggi in piedi. Nel caso di dama, scacchi, e persino poker e altri giochi di carte, vale a dire i campi che si sono rivelati più soddisfacenti in tale ricerca, la necessità è sempre stata quella dell’equilibrio: il rischio è quello di creare un’intelligenza imbattibile, in grado di valutare tutte le numerosissime combinazioni offerte dalla regole del gioco. Nel caso degli scacchi è emblematico il caso di Deep Blue. Nel 1996 la IBM pensò di mettere uno contro l’altro il computer che aveva appositamente creato per giocare a scacchi, Deep Blue, e il campione del mondo di scacchi, Garri Kasparov. Il primo confronto fra i due, il 10 febbraio 1996, segna la prima vittoria di un computer contro un giocatore professionista di scacchi. Il bilancio, considerando gli incontri successivi, è comunque dalla parte del giocatore umano, ma il risultato raggiunto dall’intelligenza artificiale è estremamente significativo.

Al giorno d’oggi, lo sviluppo dell’intelligenza artificiale passa soprattutto attraversi algoritmi che definiscono due diverse aree di conoscenza: una dedicata a delle informazioni di base, creando una sorta di database come nelle prime esperienze di intelligenza artificiale, mentre l’altra è definita dall’esperienza e si arricchisce man mano che l’intelligenza artificiale lavora, concetto alla base del machine learning. Le applicazioni sono innumerevoli, a dimostrazione di quanto ormai l’intelligenza artificiale sia calata nel quotidiano: dai software per il riconoscimento vocale al mondo del retail fino ad arrivare alle sperimentazioni delle auto senza pilota, si può dire che quanto si profetizzava negli anni ’50 ormai è stretta attualità. I campi che possono essere rivoluzionati dal progresso dell’intelligenza artificiale sono veramente infiniti.

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