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A proposito e a sproposito

A proposito e a sproposito

02 Settembre 2022 Antonio Fiorella
Antonio Fiorella
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A proposito (e a sproposito) di elezioni, politica, democrazia, giustizia e conflitti del mondo intero, causa anche un’estate torrida di portata storica, parto da lontano.

Nel Medio Evo quando gli studiosi in fatto di politica e letteratura erano completamente ciechi, e quando persino i Carlo Magno erano analfabeti, gli ecclesiastici conservando comunque un occhio aperto, approfittarono dell’occasione. Estesero tanto le loro prerogative da porsi al di sopra di qualsiasi autorità fino ad assorbire la giurisdizione dei regnanti.

Il filosofo ed ebraista spagnolo Antonio Puigblanch o Antoni Puig i Blanch nacque a Mataró (Barcellona) il 3 febbraio 1775 e morì a Somers Town (Londra) il 25 settembre del 1840). Dedicò la sua vita allo studio della lingua e letteratura ebraica e della commistione con il cristianesimo. Sua l’affermazione sui Carlo Magno e regnanti. Sua l’opera L’Inquisizione senza maschera, o dissertazione, dove si dà prova fino all’evidenza dei mali di questo tribunale e della necessità che venga soppresso (Cadiz, Stampato da Don Josef Niel e da Manuel Carreño, 1811-1813).

L’Inquisizione ha danneggiato il progresso della scienza perseguitando a volte per ignoranza, a volte intenzionalmente, studiosi di tutte le discipline. Tre gli errori più eclatanti: l’infallibilità nelle sue decisioni; la credenza che esistessero streghe e demoni in gran numero; e la podestà temporale sulle nazioni, i suoi ministri e le autorità che le rappresentavano. In pratica Dio era l’origine del creato e loro in contatto esclusivo con il Creatore erano suoi ministri diretti che coronavano teste, elargivano indulgenze e/o dispensavano condanne divine.

Colpisce il lettore occasionale di libri antichi che all’inizio del XIX secolo l’Inquisizione fosse ancora così imperante da indurre a un confronto serrato per la sua abolizione. Il fermento culturale che aveva anticipato la Rivoluzione francese e le lotte che avevano attraversato i decenni successivi non erano bastate ad abolire il braccio secolare della Chiesa. 

Queste ed altre riflessioni di passaggio tra un libro e l’altro, complice la stagione d’incendi di foreste della cui entità non si conserva tracce nel passato - ma del passato evocano i roghi! -, possono dare adito a vistose incongruenze, ed anche a punti di arrivo sorprendenti oltre che paradossali. Ad esempio il livello di analfabetismo dei secoli bui è paragonabile al livello di analfabetismo digitale dei tempi attuali? E questo divario conoscitivo tra soggetti dominanti e gente comune costituisce o meno la base del conseguente divario economico con distinti livelli di autonomia e libertà liberali, non solo sbandierate quindi ma godibili? L’avvento della stampa è stato il motore principale che ha portato all’abbattimento dell’analfabetismo. Probabile che né Gutenberg né i suoi collaboratori immaginassero tutte le ricadute che la pubblicazione di libri avrebbe prodotto nei secoli successivi. Sebbene la diffusione della cultura scritta ereditata non sia stata immediata e neppure lontanamente da tutti acquisita, diventò fattore propulsivo nei successivi sconvolgimenti della storia, a partire dal rovesciamento dell’aristocrazia fino al ridimensionamento del potere millenario ecclesiastico. Per arrivare infine all’approdo dello stato moderno costituzionale con annessi diritti dell’uomo. 

Definizione di analfabetismo digitale incontrata in rete: l’incapacità delle persone di operare mediante un computer, di leggere, scrivere e reperire criticamente informazioni in internet. 

Antonio Muñoz Molina dal 1995 è membro della Reale Accademia Spagnola. Al suo attivo conta una ventina di libri finalisti e/o premiati da giurie nazionali e internazionali. I suoi trascorsi non gli sono bastati a eludere il confinamiento covid / lockdown durante la prima ondata pandemica. Ma laddove la reclusione forzata è risultata asfissiante per la gran parte dei comuni mortali non vale per l’artista. La verve innata arma la penna dello scrittore. Che acuisce lo spirito d’osservazione, diventa testimone, fonte d’ispirazione, d’arricchimento culturale e godimento di momenti irripetibili. Il silenzio delle strade madrilene richiamano alla mente gli anni giovanili trascorsi a Ubeda, il paese natio. Caso di narrativa magistrale il dialogo telefonico con la madre novantenne malata di alzheimer che ricorda e non ricorda spezzoni di vita dove prevalgono risentimenti confusi. Ed aiutano a chiarire a distanza di tempo comportamenti che altrimenti sarebbero rimasti sepolti per sempre. Il libro Volver a donde (ritorno all’inizio) si compone di oltre duecento passaggi (piccoli capitoli) dove frammisti all’attualità si alternano ricordi, riflessioni, digressioni che ritraggono quadri pittorici osservati dal balcone o rivissuti in retrospettiva. Un susseguirsi di stati d’animo. La lettura dei libri prediletti è intramezzata dall’ascolto delle note di Beethoven nelle applaudite interpretazioni di Barenboin. L’ascolto ripetuto richiama tonalità ed evocazioni sempre nuove. Però la cura delle piante del balcone, la lettura, la musica non cancellano lo sgomento di quanto è avvenuto. Nessuno previde il pericolo che si avvicinava. Ora che tutto sembra passato è quando ci si sente più insicuri nell’uscire di casa. Rifuggire la minaccia di un estraneo che respira accanto a noi. Nei vagoni del treno ogni colpo di tosse accentua il silenzio e mette in circolo nuovo allarme. Edificanti gli applausi dai balconi dedicati a medici e infermieri che si immolavano per combattere il contagio senza protezioni adeguate. Seguì poi il frastuono delle pentole. Le proteste discesero nelle strade al grido di libertà. E ci furono ondate di feste clandestine, e impennate di nuovi contagi.

Tra le assidue letture, le armoniose note di Barenboin, i colori del cielo, gli inusitati silenzi e il ritorno delle auto nelle strade s’insinuano recriminazioni contro l’imprevidenza dei politici, l’ottusità dei negazionisti, la dabbenaggine del professore giunto a perdere il posto di lavoro per il rifiuto d’indossare la mascherina. Manca in assoluto il mondo di internet. Non viene citata una sola parola inerente alla rete o un qualsivoglia accenno a una sfera d’interpretazione alternativa dei fatti. Da qui la pecca di analfabetismo digitale. E di conseguenza la mancata opportunità di ricorrere a sfumature di grigio nell’identificare la gamma dei negazionisti e degli idioti. In ossequio al dubbio. 

Prezioso ogni sguardo rivolto al tempo perduto, senza trascurare storia e fatti che molto spesso ci vengono presentati avvolti in dense cortine fumogene. Il mondo è più che mai diviso in blocchi contrapposti che si confrontano in guerre non dichiarate; l’indipendenza dei media così com’è condizionata dal potere economico e da interessi di parte è un miraggio; la ricerca effettuata nei laboratori avviene quasi interamente all’ombra di organismi opachi risalenti all’esercito, ai servizi segreti e/o a multinazionali che collaborano strettamente con questi. La conoscenza, quella vera d’indirizzo programmatico che condiziona / condizionerà le nostre scelte, è appannaggio di pochi. Solo in parte s’intuisce come le democrazie rette da elezioni con budget pari a quello annuale di un paese dei G7 siano diventate il Circo Barnum della messinscena teatrale della democrazia. Si tollera o non viene neppure avvertita l’incapacità della giustizia di dare seguito ad accuse eclatanti (es. quelle espresse da Kennedy, senatore degli Stati Uniti, nei confronti di Anthony Fauci e Bill Gates circa le loro responsabilità nella gestione pandemica). Di quante altre cose non si fa l’appello! Il silenzio dei media sugli interessi contrapposti di qua e di là dell’Atlantico è perlomeno assordante. Le élite agiscono pressoché indisturbate cavalcando i cambiamenti. I loro obiettivi non coincidono con quelli della gente comune. 

Il bailamme del mondo di oggi ci priva di una visione olistica: filmati di guerra e di associazioni cinofili, giochi, feste, atti terroristici, ribellioni, penurie, disastri climatici; qualsiasi evento può essere causato e usato per distrarre le masse. Sovrabbondanza di notizie, occultamento di informazioni vitali concorrono a confondere fino a ritrovarsi tutti e all'improvviso sull'orlo di una guerra totale. È il caso dell'Ucraina, e dell'Europa a dipendere da essa. A posteriori scopriamo manovre, depistaggi, focolai d'insurrezione armata pilotati da agenti stranieri e sedicenti alleati. E scopriamo come spesso anche le persone colte annaspano in preda all'indignazione in un clima generalizzato di menzogne. Che la TV ammannisce in egual misura a tifosi e benpensanti.

Una rivoluzione ci salverà titolava un libro di Naomi Klein. Non rammento se contemplasse anche una rottura delle alleanze.

 

 

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