Alla deriva

07 Marzo 2022 Antonio Fiorella
Antonio Fiorella
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Con il XXI secolo, messa in soffitta la sveglia, a svegliarci provvede lo smartphone, idoneo a svolgere mille altre funzioni. Presto regolerà il riscaldamento, ordinerà la spesa, avvierà la macchinetta del caffè… A confronto, vivere nel paese della Cuccagna sembra essere molto più faticoso e … meno trendy.

Civilizzazione e tecnologia, due componenti della modernità, dovrebbero essere forieri di benessere diffuso. La realtà smentisce tale aspettativa.

Nel 2012 un ampio studio sulla salute degli americani ha evidenziato che la speranza di vita è in calo. Tra il 1999 e il 2008, nei ceti inferiori della popolazione bianca, la stima di vita è scesa di 5 anni nelle donne e di 3 anni negli uomini. Le cause sono da imputare a stili di vita ed abitudini alimentari errati. Ma contrariamente ad alcune malattie delle società evolute (obesità, diabete) sono poche le persone che hanno preso coscienza dei rischi e dei disturbi provocati dalla tecnologia informatica digitale.
Le dipendenze senza sostanze vanno affrontate analogamente a quelle con sostanze (droghe, fumo e alcol). Il Dipartimento federale tedesco per le tossicodipendenze, nel suo ultimo rapporto, dedica alla dipendenza da videogiochi e da internet soltanto 2 pagine su 250. Facebook e smartphone non vengono neppure presi in considerazione! Invece questi problemi sono in aumento, “perché le dipendenze sono tanto più difficili da curare quanto più a lungo durano”.
Miliardi di persone controllano lo smartphone ogni 7 minuti. Ogni operazione lascia le proprie tracce che vengono analizzate, smistate, o vendute. Raccolta dati e attività di selezione vanno sotto il nome di Big data, data mining, deep learning… Lo stato (in nome della sicurezza), le catene dei supermercati (offrendo sconti e punti-regalo, praticamente briciole), i motori di ricerca e i social network (attraverso strumenti per la navigazione in rete ) da tempo ci hanno sottratto ogni forma di privacy. Ogni cosa ricevuta gratis (punti-regalo, accesso libero) rappresenta la prova tangibile che da consumatori siamo diventati merce di scambio.

E la deriva digitale continua. Sembra quasi che se non si è online la vita rimane un guscio vuoto…

Toccare ferro / tocar madera

A bruciapelo / a quemarropa

Dal labirinto della rete non se ne esce indenni. Ho ripescato Solitudine digitale (Corbaccio editore, 2016) di Manfred Spintzer poiché la pandemia ha spinto tutti, volenti o nolenti, a tuffarci a capofitto nel mondo digitale. E poiché ogni lustro ormai rappresenta una nuova era, ed essendo intitolato il precedente saggio dello stesso autore Demenza digitale (2013), ciascuno potrà ricavarne un proprio sermone. A poco serve l’arte degli scongiuri.

Spintzer avverte di non covare avversione verso i nuovi strumenti digitali che vengono immessi sul mercato a getto continuo. Ma come per ogni medicinale è la dose che fa il veleno. Avendo documentato gli effetti nocivi sulla mente, mette in guardia gli educatori sulle ricadute negative che già si riscontrano e che non possono che aumentare se il fenomeno non viene adeguatamente contenuto.

Un bombardamento mediatico ci dice di continuo quanto siano importanti i media digitale in qualsiasi frangente della vita sociale. La lobby dei produttori, assieme ai lavoratori nel campo dei media e a non pochi pedagogisti, ogni giorno si affaccia nel campo dell’istruzione per introdurre le tecnologie digitali. Promette mirabolanti risultati che, nei dati raccolti, non trovano giustificazioni.
Lo sviluppo infantile richiede che il bambino passi il suo tempo a maneggiare gli oggetti, che venga sollecitata la comprensione a livello sensoriale, che l’adulto sia presente. Lasciarlo davanti a uno schermo non lo aiuta. Attenzione agli schermi che non possono fungere da babysitter!
Insonnia, solitudine, ansia e depressione: che fare? Vietare per evitare il peggio (come per le droghe pesanti), informare (su sovrappeso, istupidimento, perdita di empatia), provare a convincere chi ci sta intorno a comportarsi in maniera ragionevole, con particolare attenzione ai percorsi formativi. L’istruzione di ogni individuo è il nostro futuro. Perché non si debba poi scoprire che i nativi digitali, sempre immersi nella rete dei media tecnologici, non si ritrovino a navigare in un nuovo oscurantismo di totale povertà e sudditanza.

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