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Un divertissement

Un divertissement

08 Giugno 2023 Antonio Fiorella
Antonio Fiorella
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Un divertissement per non cedere terreno allo sconforto. In tempi di Propaganda Fide (OTAN, OMS, ooohmmmmm … - cauti con la deriva indiana) la lettura di Eduardo Mendoza equivale a un peregrinaggio antisistema. Che irride dogmi (o narrazioni) antichi e moderni. E ne identifica le pecche. Alle prime righe la scorsa delle pagine diventa subito una traversata fuori da rotte di pensiero affollate, aliena da comportamenti autodiretti, quasi un sentiero (laico) per Santiago per redimere il viandante da ovvie ma sorprendenti banalità.

- Candida … richiamami a questo numero. 

- Sì, fratello, e il costo della chiamata chi lo paga?

- Non avevi una tariffa illimitata?

- Solo per le tre prime chiamate. Dopo sono cinque euro al minuto. E se parlo meno di un minuto, mi penalizzano.

(El secreto de la modelo extraviada, Seix Barral)

Eduardo Mendoza tratteggia, con incisività e sarcasmo, le vessazioni del vivere quotidiano nella Spagna di ieri e di oggi nello scenario più ampio del mondo globalizzato. Partendo dai margini della società intesse la trama del racconto attraverso personaggi improbabili dove la verve critica è alimentata continuamente dal bisogno. L’anonimo protagonista, fuoriuscito dal manicomio con l’inganno e suo malgrado calato nel ruolo di detective, per scrollarsi di dosso l’accusa di omicidio è spinto ad indagare sulla morte di una modella. Una nutrita carrellata di personaggi appiedati, eccentrici, emarginati formano una quinta colonna in dissonanza con la modernità. Insieme popolano la scena di una tragicommedia dell’assurdo che si snoda, per contrasto, nella rete urbana reale.

Per contrappunto c’è chi provvede al futuro della città. Il lavaggio di capitali contribuirà a fornire le risorse necessarie a un manipolo di potenti per pilotare l’ascesa di Barcellona al ruolo di metropoli attraverso l’Expo e i giochi olimpici. Il nostro eroe invece, schedato comunque un cittadino con i documenti, ufficialmente copre il ruolo di gerente (prestanome) di un ristorante cinese. Ufficiosamente, perfetto conoscitore dell’intricata trama urbana, effettua le consegne a domicilio. E, con in testa partite di calcio e vecchi crucci, ha la costanza di continuare a indagare sul passato ritessendo la trama dove ogni cosa assume un aspetto inatteso. 

Che gli dei ti assistano, Fabio, poiché di questa piaga, ossia di tutte le forme di purificare il corpo che il fato ci invia, la diarrea è la più pertinace e diligente.

Se la società odierna appare messa alla berlina nella narrativa sopra citata, sono le radici stesse del mondo occidentale a trovarsi minate da L’incredibile viaggio di Pomponio Flato. Mentre la scelta del periodo storico (sono coinvolti i luoghi e la vita di Gesù) può risultare irriverente verso l’universo cristiano, tono narrativo e linguaggio si configurano più come un divertissement d’autore che una pungente satira. Il filo narrativo si dipana sulle orme di Pomponio, patrizio romano sedicente filosofo, alla ricerca di un’acqua dalle proprietà salvifiche. Il che lo porta ai confini dell’Impero. E la pratica di abbeverarsi a qualsiasi fonte, per sperimentare le proprietà curative, rende il novello Donchisciotte personaggio malandato, soprattutto debole negli sfinteri. 

Sorprende che le opere di Eduardo Mendoza siano in circolazione. Il che avvalora la tesi di Yuval Noah Harari di irrilevanza del precario cittadino (!) nel XXI secolo, nonché quella di Aixa sulle modalità di controllo delle minoranze erudite. La propaganda accentua la confusione; la gente, alla mercé di narrazioni distorte, perde del tutto la trebisonda. Lobby e organismi internazionali fanno accordi semi occulti tra grandi imprese e stato, che di fatto annullano ogni velleità di scelta dei governi. La politica è diventata così la messinscena di promesse giocate pressoché solo sul piano delle emozioni. La competizione mondiale sfociata in un confronto a tutto campo, tra schieramenti opposti ma anche tra le élite e tutti gli altri, rende impossibile distinguere avvenimenti naturali da quelli intenzionalmente provocati dall’uomo.

Lecito dubitare di quello che scorre davanti ai propri occhi!

Terremoti, siccità, inondazioni, penurie una volta castighi divini, sono ora diventati eventi, controllabili, alla portata dei potenti della terra? Dopo le processioni contro la siccità a invocare la pioggia, non abbiamo riscontro di preghiere - troppa grazia! - per fermare le inondazioni. Forse perché le continue alluvioni non hanno concesso tregua. Cosa non aspettarsi da una società festaiola, osannante gli eroi transumani dello sport, ultramoderna ma ancorata a manifestazioni di culto di una religione che ha perpetrato orrori nei secoli bui, abusato dei minori che avrebbe dovuto proteggere, che tuttora mantiene una rete di interessi opachi attraverso possedimenti e confraternite? Nelle festività vengono a fondersi folle di turisti organizzati e devoti ossequiosi; tra le pieghe dei riti tradizionali del folclore fioriscono affari e clientelismo politico. Nella sola Siviglia si contano una sessantina di confraternite (in tutta la Spagna se ne registrano oltre 14 mila) che vestendo l’abito del Nazareno accompagnano la processione nella commemorazione della passione, morte e resurrezione di Cristo. (Fare la festa a qualcuno, nel linguaggio popolare, significa: malmenare, ridurre a mal partito.) Eccoci dunque, conciati per le feste, in un mondo alla deriva!

Ci sono terre non contaminate al riparo dalle radiazioni nell’eventualità, non remota, di un confronto atomico?

Il transumanesimo (in un quadro di rinnovata divisione: giocolieri / marionette) sarà la chiave di volta della competizione portata all’estremo e dei conflitti?

A trovare rifugio su altri pianeti beati i primi, o fortuitamente avranno la meglio quelli appiedati, cioè gli ultimi?

L’imprevedibile è la falla che condannerà i potenti.

 

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