L’artista tedesco ha pensato bene di iniziare un’opera nel 1982 e terminarla nel 2000 e 300 e non si sa quando. Altro che social network e tavolette varie. Ma tutto ebbe origine tra la fusione di poesia, musica e arti visive partorita nei primi anni sessanta del XX secolo da George Maciunas, personaggio dai mille lavori creativi e creditori attivi, al punto tale da cavargli un occhio per soldi e non per sesto senso. Cercate l’uomo pipistrello eco-localizzatore del programma tv “Mistero” e capirete la differenza. Cri-cri-cri e riff di “Crazy Train”!
Fluxus è un mix di fattori quotidiani, un’edicola multimediale che ha a disposizione tutte le riviste con i vari argomenti, mescolati tra loro e trattati in maniera semplice. La frantumazione di strumenti musicali, gli esercizi di rasatura di barba e capelli, il tuffo in vasca da bagno piena d’acqua sono elementi di grande “flusso” artistico, parte di un evento naturale in forma sintetica. Continuerete a volermi bene lo stesso anche se scrivo queste frasi?
“Forse Quello che ci manca è dire a tutti come stanno le cose”, cantano i Maciunas. Dove avranno preso il nome del gruppo?
Joseph Beuys, il quale si pronuncia come il castigato video BOYS di Sabrina Salerno, è stato uno dei pionieri del Movimento Fluxus, sciamano per la sua predisposizione a concetti di armonia tra uomo e natura oltre la realtà. Egli si pone in contrasto con l’amico Pop Andy Warhol cercando la storia e il significato dell’esistenza umana, insomma uno che si fa i problemi a caten - kannst du Dialekt aus Foggia? - e vive nell’agire creativo, simbolo di arte totale, dove ogni gesto di qualunque uomo è quasi magia. Unite Kimagure Orange Road di Izumi Matsumoto con la scena di Balla coi lupi tra Kevin Costner e Due Calzini e capirete che Fluxus vi Maciunas il Nam June Paik.
ART-icolo 23: Installa l’azione. In stalla.
Siamo arte e non lo sappiamo: perché questa scomoda confusione e non un facile zibaldone?
Collegandosi all’Arte Concettuale, all’Happening, al NeoDada, il Movimento Fluxus non è che un altro scorrere di idee meravigliose nell’immenso oceano di segni e colori dell’arte. Ogni artista ha il dovere di comunicare sé stesso, di trasformare quell’energia primordiale sconosciuta in azione, con il rispetto verso la natura. Ecco perché 7000 querce non sono sotto i mari come le fantastiche leghe di Jules Verne, ma rappresentano il superamento delle relazioni umane già esistenti, “piantate” e nutrite del nuovo che c’è.
E il futuro è la mediazione, non la bellezza.
L’Arte Col Tempo Rana consiglia: se l’asino porta la paglia, è l’asino che la mangia!
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