Tu fai qualcosa e io riprendo. Tu non fai assolutamente niente e io riprendo. Tu fai qualcosa per niente e mi riprendo. Da queste incredibili intuizioni e meccanismi logico-didattici può nascere un grande artista, un’immensa opera di video arte. Se un “Cuore di cane” attiva sensazioni extramusicali, figuriamoci cosa può dar vita il “Sole nella tua testa”. Altroché oggetti trans-nettuniani e raccolte differenziate con gli youtuber locali, qui serve tutta la fantasia che abbiamo! Avete 100 città preferite dove voler fare 100 azioni diverse?
La Video Arte ha avuto successo grazie alle elaborazioni creative legate all’uso della tecnologia, circa una cinquantina di anni fa, dove l’unico modo per essere “online” era stare nelle cose, non vederle e commentarle solo per il gusto di avere ragione. Lontani dai Reality e dalle presenze nei pomeriggi domenicali, i videoartisti utilizzano qualsiasi standard di registrazione pur di esprimere sé stessi. E vanno oltre. Beh, non esageriamo, altrimenti politica, religione e calcio potrebbero diventare i nuovi temi da filmare. Ah, già fatto?
Klee: “L’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è”. Scusi, ce l’ha un televisore 90 pollici Smart Tv con GPS, tablet estraibile, 12 sedie incorporate e un robottino da cucina per le orecchiette che non so fare?
Nam June Paik, con la sua opera “Tredici distorsioni per televisioni elettroniche” ha contribuito alla realizzazione della corrente artistica, provocando stupore peggio di un libro di elettronica che descrive al meglio cosa sono gli amplificatori operazionali, i raddrizzatori a diodi e i filtri attivi. La sua poetica, la materia-video, ha permesso di percepire un senso di trascendenza negli oggetti che quotidianamente frequentano il genere umano e lo stupidiscono.
Tu, dunque Noi.
Perché valorizzare lo schermo mediatico che sta distruggendo i veri rapporti sociali a discapito di una ultrarealtà?
I Social Network e le nuove tecnologie sono i giusti eredi della Video Arte manipolata. Si, un’arte non arte, figlia di una tecnica che sempre più si diffonde come voglia di mostrare e non di restare, usa e getta di filosofia mentale che non potrà che ritornare ad una dimensione più intima, introspettiva, perché la propria anima deve essere tutelata.
Come una scultura che guarda sé stessa e contempla. Un’Arte, un Tempo, una Rana.
Se ne è andata di acido o da Cinzia. Chiaro, no?
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