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ART-icolo 4: Concetto per Sedie e Parole

ART-icolo 4: Concetto per Sedie e Parole

25 Maggio 2014 Walter Coda
Walter Coda
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Gentili Utenti del Web, con immenso piacere sono lieto di presentarvi una delle opere più alfanumeriche della storia dell’arte: One and three chairs. Artista: Joseph Kosuth. Esecutore: Joseph Kosuth. Spettatore: Joseph Kosuth. Addetto al servizio catering: Giuseppe Cosuto detto “A Parol”. Se il concetto è l’idea, non avete capito niente. Se vi è venuta voglia di mangiare, sono riuscito a trasmettere il senso dell’arte concettuale.

Partiamo con calma. Giusto per rilassarci, inviamo dei messaggini agli amici, scattiamo un bel selfie e allunghiamo per bene il braccio. Creiamo Tendenza con l’hashtag #artecoltemporana. Et voilà, mi sento soddisfatto, sono online e mi faccio notare! Davvero funziona così? Per ora può bastare, ritorniamo alla beata serenità analogica con l’orchestra di idee e colori. Visualizzato.

Una delle forme di spettacolo più diffuse dal 1997 d. C. è l’immagine sociale digitale, ovvero l’incontrollata ossessione di pubblicare foto sui social network. Per ricevere più commenti, condivisioni e stime con dita piegate, l’essere umano si è giocato intelligenza e vita privata a fronte di opportunità lavorative e innumerevoli linguaggi di rimbambimento. Ma se tale azione sembra aver creato una spaccatura definitiva con il precedente sistema comunicativo, la reazione è stata l’adozione del concetto Uno, Milione, Infinite Mila dove il retweet sfocato e poco equilibrato vale più di un master internazionale in fotografia.

E se la logica dell’evento è quella di rendere pubblico il privato pubblicando privatamente, nasce spontanea la riflessione su ciò che è definito materiale artistico e ciò che rende il materiale artistico. Breve consiglio: due uova strapazzate e veniamo al sodo. Perché tutto dipende da uno e può essere presente in infinito.

L’arte concettuale venne inaugurata step by step. Dapprima con osservazioni, in seguito con degli scritti, successivamente con opere. Negli anni della cultura hippy & beat il filo-foto-ista Henry Flynt associò per la prima volta i termini “concetto” e “arte”, da questo momento marito e moglie. Il matrimonio fu celebrato da Monsignor Duchamp, l’onnipresente figura dalla quale viene attinta ogni sorta di provocazione. E a confermarlo ci pensa Sol LeWitt, l’artista minimalista che vuole a tutti i costi mettere nero su bianco il principio del tornaconto economico in una sorprendente proporzione da me brevettata - Minimo sforzo : Massimo Risultato = Idea : Opera d’Arte. In una veste soggettiva, perché l’Idea non è da tutti. Come il diavolo e l’acquasanta, scegliendo chi più ci piace, senza voler ricorrere al divorzio e a lettere di carta, ma solo note e battute.

E sinfonia sia! “UN-o-DU-e-TR-e-e” la magia del numero perfetto. Perché imperfetto. Non è un caso che lo statunitense Kosuth abbia utilizzato i linguaggi della rappresentazione reale, immaginativa e verbale per ricavare da una semplice sedia la struttura più intima dell’oggetto, il concetto che garantisce l’assoluta vittoria del processo artistico.

Chiaro? Ci siamo?? Tutti d’accordo??? Assolutamente no.

Perché creare una differenza tra la cosa, il suo nome e la sua immagine quando tutto è già pronto e non dobbiamo sforzarci di comprendere, capire e stracapire ciò che il mondo propone con il Web così in terra?

Il risultato estetico è solo un pretesto. La vera natura dell’arte concettuale è progettare l’opera e lasciare a sé stessi o altri l’abilità di concretizzarla. Noi abbiamo bisogno di partecipare, sentiamo la necessità di entrare in contatto con nuove realtà, non amiamo la semplicità. L’Idea è strettamente legata alla curiosità, al desiderio di conoscenza, alla sete di informazioni che rende l’animale dotato di parole costruite nel tempo un paranoico illimitato. E per tale motivo che l’arte si è trasformata dalle prime incisioni rupestri a immagini JPEG, da armonia a provocazioni di ogni genere, e il bello è andato a farsi fottere e quello che conta è stupire. Anche con i propri escrementi. Ben inscatolati. O con il contrasto tra la sede degli affari finanziari e le dita mozzate di un saluto non tanto diretto alla luce e al bene.

Perché c’è sempre qualcuno che vede e provvede. Do you know Mr Signore?

 


2014 COPYRIGHT © Walter Coda - tutti i diritti riservati all’autore

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