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☯️ ☯️ TEMPI DI CRISI, TEMPI FILOSOFICI

☯️ ☯️ TEMPI DI CRISI, TEMPI FILOSOFICI

25 Febbraio 2021 Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
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Il disincanto sta arrivando! Ci stiamo svegliando dal sogno tecnologico, "[...] abbiamo scoperto che si tratta di un incubo: che la più massiccia raccolta di informazioni e sistematica loro diffusione produce una pessima politica, in cui i cittadini sono meno consapevoli, meno responsabili e meno liberi. Dove abbiamo sbagliato?". ( Ermanno Bencivenga)

Viviamo tempi filosofici, oltre che molto tecnologici e digitali. Filosofici lo sono perché siamo dentro una grande crisi che contiene una infinità di crisi emergenti. Forse prevedibili ma che non riusciamo più a comprendere, affrontare e superare con concetti, formule, modelli e teorie (nebbie) universali tradizionali varie. 

La tecnologia non ha sostituito il logos, lo ha semplicemente scippato. La ragione che muove ogni cosa è diventata quella razionale e deterministica della tecnologia. Al filosofo non rimane che conformarsi evitando di contrapporvisi inutilmente, oppure porsi nuove domande, interrogarsi socraticamente, rifuggendo atarassia (imperturbabilità) e apatia (assenza di passioni – pathos). 

Il tempo filosofico non è lineare, non va verso l’apocalisse, si presta alla riflessione e alla conoscenza. Bisogna dedicarvisi, predisporsi per ascoltare, percepire ciò che sta emergendo, comprendere. Nel farlo si può ritornare alla politica, intesa come espressione di cittadinanza, in tutti i mondi paralleli che ormai abitiamo.

La conoscenza di cui abbiamo bisogno non è legata a contenuti, fatti o dati ma alla pratica, ai comportamenti e all’azione (Know how). E’ una conoscenza operativa che oggi è ben praticata da “tecnici e mercanti di parole” (Bencivenga), mentre altri continuano a crogiolarsi in una conoscenza fatta di parole e informazioni.  

Viviamo dentro un surplus informativo che ci sovrasta ma ci fa sentire potenti, perchè informati, connessi, coinvolti, protagonisti. Siamo terminali finali di una marea di dati, stiamo dentro un vortice di informazioni e crediamo di aver acquisito per questo conoscenze e abilità utili per navigare con successo la realtà che frequentiamo. Immersi in questo turbinio di conoscenze legate ai fatti e alle informazioni ci accorgiamo di possedere e praticare un numero limitato di pratiche, probabilmente non sufficienti a permetterci di gestire con successo il mondo dentro di noi e il mondo fuori di noi.

Con tante informazioni e poche conoscenze pratiche finiamo per trovarci a disagio nella vita di tutti i giorni fatta di incontri, relazioni, conversazioni così come di scontri, difficoltà relazionali, brutalità del linguaggio e conflitti. La criticità è tanto più grande quanto più elevata è la nostra disponibilità a crogiolarci dentro contesti, situazioni, frequentazioni nelle quali si è contenti di confermare le proprie idee e preferenze, i propri pregiudizi e le proprie visioni del mondo. 

Servirebbe al contrario adottare la pratica del dubbio, impegnarsi nell'elaborazione di pensiero critico, nell'adottare il tempo lento che favorisce la lentezza e la riflessione, in modo da aprirsi anche a idee diverse dalle proprie, a cambiare le proprie convinzioni e preferenze.

Facendo questo si sarebbe sulla buona strada per assumersi una diversa responsabilità, per esercitare la libertà di scelta e la (tecno)consapevolezza.

 

 

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