Tra queste crisi c’è quella climatica, di cui scopriamo, fingendo di esserne sorpresi, la gravità, la profondità e la potenziale futura durata. Così come succede con la crisi delle relazioni sociali, sfarinate e svuotate sostanzialmente per come si esprimono sulle piattaforme social. E altrettanto succede a livello sociale in termini di solitudine, maggiore povertà, disuguaglianza e conflittualità.
Anche la crisi climatica, come le altre attuali, è il prodotto dell’homo technologicus (la Terra come semplice risorsa, materiale da sfruttare) odierno che ha introiettato e fatte proprie la volontà di potenza della tecnologia e la sua forza di accelerazione. Un superuomo arrogante, incapace di comprendere la molteplicità e la complessità, tutto teso a celebrare futuri progressisti e radiosi, il proprio senso di superiorità sulla natura, sulle altre specie animali e vegetali che con la loro biodiversità stanno continuando a proteggere e a salvare la Terra (anche con i virus). Un superuomo a cui interessa solo consumare (“Consumo dunque sono”) , funzionare bene, che ha smesso di porsi domande fondamentali sulla vita, sull’esistenza, sui perché, sul tempo (che non è solo velocità e accelerazione), sulla insufficienza della componente razionale umana e sull’importanza di quella irrazionale ed emotiva, sulle relazioni umane e sull’Altro, sulla responsabilità della scelta e sulle decisioni coraggiose da prendere.
Il software come piattaforma
La siccità di questi giorni è un messaggio forte, inviato a tutti gli umani sulla Terra, affinché capiscano quanto sia urgente riprendere in mano le proprie sorti ponendosi semplici domande e accettando le complesse risposte che ne deriveranno, rallentando per favorire elaborazione di pensiero e riflessioni critiche, abbandonando la passività su cui ci si è adagiati anche per colpa delle tante gratificazioni tecnologiche binarie a cui ci si è abituati, rispolverando e rigenerando la cultura umanistica, ritornando ad agire con responsabilità, (tecno)consapevolezza e in modo etico.
Se non si fa questo prepariamoci tutti all’emergere di un secolo di barbarie. Lo aveva già preannunciato Nietzsche un secolo fa. Dopo la morte di Dio descritta dal filosofo, potremmo assistere a breve alla morte dell’uomo.
Intanto l’ecosistema Terra, GAIA, ci sta mandando un messaggio forte. La sua durata sembra volerci dare tempo per pensare, riflettere e agire. Il caldo toglie il fiato, il sonno, l’appetito, prosciuga sorgenti, fiumi e laghi e incendia boschi e foreste. Cogliere il messaggio significa resistere all’annebbiamento del pensiero e alla confusione, anche cognitiva, in aumento.