La siccità è metafora di un mondo, anche interiore, febbricitante, in fiamme. Un mondo divorato dal fuoco, sia esso quello del sole incandescente, della collera o della guerra. Come direbbe Elias Canetti “Il fuoco dilaga: è contagioso e insaziabile. La veemenza con cui afferra intere foreste e steppe, intere città, [interi depositi di rifiuti romani e non solo], è una delle sue caratteristiche più impressionanti.” Assenza di acqua e aumento della temperatura, guerra e incendi non possono essere raccontati a freddo ma lasciandosi emozionare, in alcuni casi delirando. Sono segnali entrambi di uno squilibro crescente, non solo ambientale ma politico, culturale e psichico. Come ha scritto Francesco Boer “prossimo [è] l’avvento di un’era del fuoco”, le cui forze sotterranee non sappiamo comprendere e neppure raccontare.
Condizionati dal linguaggio del momento, incapace di comunicare il cambiamento in atto ma anche di cambiare il destino verso cui siamo diretti, ci manca la consapevolezza di ciò che sta succedendo e la responsabilità per determinare le azioni che servirebbero.
Alla base di tutto c’è la potenza mitologica del fuoco che ci siamo illusi di avere domato e che sembra nascere ovunque. Si sta diffondendo a macchia d’olio, in molteplici forme: belliche, climatiche, incendi boschivi, cattedrali e musei in fumo, linguistiche, ecc. L’avversario del fuoco è l’acqua ma come estinguerlo in periodo di siccità? Può essere imprigionato ma cosa succede se si lascia divampare? Per citare ancora Canetti: “Prima dell’incendio, ogni albero stava presso altri alberi, ogni casa presso le altre case, ben separati, singoli. Ma ciò che era separato è destinato a essere unito in breve tempo dal fuoco.” Una descrizione perfetta di quanto sta succedendo, una anticipazione di ciò che succederà.
Il fuoco non è più semplice fenomeno chimico-fisico ma espressione di una massa in movimento dalle caratteristiche pericolosamente incendiarie. Nel suo essere dappertutto uguale richiama il conformismo mediale e narrativo dei tempi moderni, nella sua insaziabilità la guerra, nella sua ubiquità e contagiosità la pandemia, nella sua attrattività la pericolosità determinata dalla identificazione. Se si pensa alla guerra e alla negazione dell’innalzamento della temperatura è come se ci stessimo sostituendo al sole.
Accecati dai mille fuochi accesi nel mondo, abbagliati dal sole incandescente, fulminati da mille parole senza senso e narrazioni inadeguate, incattiviti da fiamme velenose che scaturiscono dall’odio, abbiamo forse dimenticato che il fuoco è vita e luce, calore e cambiamento.
Nel frattempo il MONDO BRUCIA!