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IL RUOLO DEL FILOSOFO OGGI

IL RUOLO DEL FILOSOFO OGGI

15 Ottobre 2024 Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
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Da tempo penso che viviamo tempi strani, tempi nei quali convivono fortissime spinte in avanti e sguardi rivolti all’indietro al passato, tempi che qualcuno percepisce di crisi profonde e altri valutano come preparatori di futuri luminosi e scenari pieni di opportunità.

Per me questi tempi sono molto filosofici, hanno bisogno di filosofi e di filosofia. Il bisogno nasce dalla necessità di ricercare, esplorare, sperimentare il senso e i significati di un mondo tecnologico sempre più calcolabile e computazionale, illuminare “ogni angolo della vita quotidiana”, praticare il dubbio e l’arte del porsi/porre domande, per meglio comunicare comprendere e riflettere”. 

Questi e altri concetti sono contenuti in una (per me) bellissima intervista che avevo proposto al filosofo e Professore Giuseppe Goisis. Bellissima per la cura, la generosità e il tempo dedicati a dialogare con me, ma soprattutto per la nobiltà, qualità e profondità delle risposte. Un anno esatto dopo questa intervista Giuseppe Goisis moriva, dopo averci regalato il suo ultimo libro “SPERANZA”, che è per me fonte di ispirazione ancora oggi e al quale collego il progetto culturale della Stultifera Navis che sto costruendo con Francesco Varanini e Francesco Saviano. 

Lunedì prossimo condividerò l’intervista con Giuseppe Goisis attraverso la newsletter della Stultifera Navis. 

Anticipo qui una parte del contenuto, sul ruolo del filosofo: 

“I filosofi, con sobrietà e prudenza, dovrebbero far comprendere la necessità di un’etica per la civiltà tecnologica; le ultime riflessioni di Remo Bodei sono basate sull’idea del limite, e non c’è idea più feconda, e più avversa alla nostra superbia e al nostro egocentrismo che poi, a guardar bene, provengono dalla stessa radice: un esaltarsi, un voler slanciarsi al di sopra di sé, senza alcun limite. Avversario di tale prosopopea, il filosofo non deve limitarsi a scuotere la testa, e a lasciare che il mondo corra dove vuole, o dove è spinto dalla necessità, indicando invece la prospettiva di un vero e proprio umanesimo del limite, che faccia riannodare, fra l’altro, il legame nuziale, perduto e rimpianto, fra l’uomo e la “sua” Terra.”

 

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