A prescindere dalla crisi in corso le nuove tecnologie hanno cambiato testa e modo di pensare ma anche abitudini e comportamenti delle nuove generazioni. I nativi digitali (persone nate insieme o dopo la rivoluzione tecnologica digitale) hanno tratto vantaggio dalle nuove tecnologie trasformando, con benefici evidenti ed immediati, le forme della loro comunicazione, interazione e relazione sociale. Non sono però rimasti immuni dagli effetti che le nuove tecnologie producono come la dipendenza dal media, l’isolamento online e nei mondi digitali e virtuali frequentati, la ricerca di reazioni sempre più online e virtuali e la difficoltà alla relazione vera nella vita reale, la difficoltà ad un uso più creativo e costruttivo delle tecnologie.
Il fenomeno interessa i ragazzi e i nativi digitali ma anche i loro genitori e gli adulti in generale. Con una differenza sstanziale. Gli adulti sono immigrati digitali che non posseggono la stessa dimestichezza dei ragazzi e al tempo stesso sono meno di loro soggetti agli effetti negativi e più deleteri dei nuovi media. Gli adulti, forse anche per questo motivo, hanno però una nuova e grande responsabilità. Devono essere vigili, osservare e capire le nuove realtà esistenziali dei loro ragazzi per attivarsi in senso educativo e formativo. Devono anche contestualizzare le problematiche emergenti nella situazione di crisi che si sta vivendo e nella quale molti giovani possono perdersi andando alla ricerca di soluzioni facili come il gioco e l’estraneazione delle vite virtuali online, o semplicemente di vie di fuga nelle quali rinunciare a qualsiasi forma di responsabilità e scelta.
L’attenzione degli adulti ai problemi delle nuove generazioni va sicuramente rivolta alle loro difficoltà di maturazione, di studio, di scelte professionali, di impiego e ricerca di lavoro, di ricerca di una indipendenza economica e personale. Molta attenzione deve però anche essere posta a come le nuove generazioni manifestano il loro malessere e agli strumenti che utilizzano per farlo.
Negli spazi sociali della rete che i giovani frequentano emergono costantemente numerosi segnali di allarme e di difficoltà. Sono segnali che coinvolgono e interessano anche gli adulti ma non necessariamente negli stessi tempi. Le antenne dei giovani sono più allertate, fresche, moderne e capaci di anticipare fenomeni profondi in via di emergenza e capaci di generare nuove problematiche e nuovi stati d’animo, non necessariamente positivi.
Il fenomeno forse più importante che gli adulti dovrebbero prendere in considerazione è il processo di sviluppo dell’identità giovanile. Uno sviluppo sempre più demandato alla vita online, virtuale e parallela. I limiti e i confini che solitamente influiscono e determinano la costruzione identitaria di ogni persona sono diventati elementi liquidi perché esperibili online. Il contesto socioculturale nel quale il giovane sviluppa la sua identità non è più quello familiare e scolastico ma quello dei social network, di WhatsApp e della sua viralità sociale. Il passaggio generazionale e i suoi riti così come gli attori in essi coinvolti sono diversi o assumono connotati, ruoli e pesi diversi da quelli che hanno nella vita reale. Il giovane networker rischia di trovarsi maturo quando percepisce che il suo profilo Facebook lo è perché è riconosciuto tale online dalle reti a cui è collegato e dai loro MiPiace. Ma il profilo online è un oggetto che non prova la maturazione psichica e personale di chi lo ha condiviso o pubblicato online.
Le machine al lavoro, gli umani senza lavoro felici e contenti!
La ricerca spasmodica di contatti e MiPiace, così come l’uso continuo di messaggini e scambio di foto e immagini indicano bisogni e necessità che vanno oltre l’uso del media stesso. I giovani, ma anche gli adulti che frequentano i social network, sembrano essere alla costante ricerca di conferme sociali, di nuovi punti di riferimento, di supporto in situazioni vissute come particolarmente critiche e di amicizia. Nel farlo trasformano la voglia di vivere e di esistere in una esperienza limitata perché molto virtuale e poco concreta e reale ( un reale inteso nella sua attualità, diverso dal virtuale inteso nella sua potenzialità).
Il ricorso alla tecnologia è componente fondamentale dei comportamenti individuali e sociali dei ragazzi e degli adolescenti ma lo è anche perché mancano loro valide alternative e soluzioni utili ad affrontare con successo le difficoltà che si trovano ad affrontare. In assenza di indicazioni interessanti e di alternative valide molti ragazzi fuggono dalla realtà attuale per occupare spazi online vissuti come democratici e liberi anche se potenzialmente a rischio. I rischi non sono certamente quelli associabili a dipendenza da sostanze stupefacenti ma sono altrettanto insidiosi perché incidono negativamente sulla vita personale e individuale della persona in termini di difficoltà relazionali, solitudine e isolamento, chiusura su sé stessi, difficoltà a relazionarsi e a comprendere il mondo al di fusori del sé, indifferenza. Ne deriva spesso anche una incapacità a difendersi e una conseguente dipendenza del media tecnologico, vissuto come unico strumento e spazio di fuga, di libertà e di felicità.
Le situazioni più critiche sono quelle di ragazzi che si trovano ad essere dipendenti dalle tecnologie e dai dispositivi che usano e che finiscono per sviluppare forme narcisistiche e di rispecchiamento capaci di creare un benessere temporaneo ma di impedire forme di sviluppo e di maturazione ulteriori. Il profilo online diventa uno specchio nel quale trovare conferme, nel quale continuare a camuffarsi alla ricerca dell’aspetto considerato come più utile alla relazione sociale online e nel quale andare alla ricerca di valore e di autostima. Il rischio è che lo specchio diventi scopo e destinazione di un viaggio destinato a trattenere il giovane nativo digitale in un limbo perduto in qualche spazio virtuale online nel quale diventa quasi impossibile alzare lo sguardo per puntarlo verso orizzonti più ampi, maggiormente impegnativi e più capaci di soddisfare desideri, aspirazioni e sogni giovanili.
La realtà tecnologica vissuta dalle nuove generazioni è nota e documentata da numerose indagini che raccontano in dettaglio le frequentazioni sociali online delle nuove generazioni. I dati e le informazioni fornite da queste indagini non portano a suggerire ai giovani di abbandonare le tecnologie ma indicano con chiarezza un fenomeno sul quale è necessario maturare maggiore consapevolezza. E’ una maturazione richiesta o da richiedere innanzitutto ai giovani stessi in modo che sappiano individuare ed assegnarsi utili limitazioni e confini. E’ una consapevolezza che è diventata improcrastinabile per i genitori, gli insegnanti e gli adulti se vogliono continuare a esercitare un ruolo responsabili e autorevole nello sviluppo e nella maturazione dei ragazzi. Rinunciare o anche semplicemente posticipare questa consapevolezza è indice di superficialità e immaturità, oltre che di una difficoltà culturale e cognitiva nel comprendere che le nuove tecnologie hanno un potere di rappresentazione simbolica della realtà così forte da cancellare tutte le altre. Peccato che questa simbolizzazione passi però attraverso mondi sempre più virtuali e paralleli perché attivi in Internet e online.
La presa d’atto o di coscienza dei genitori richiede l’assunzione di responsabilità verso i nuovi comportamenti giovanili nei loro rapporti con le tecnologie in modo da cogliere i fattori e le situazioni di rischio e da intervenire tempestivamente per evitare l’insorgenza di psicopatologie. E’ una assunzione di responsabilità che riguarda tutte le famiglie e tutti gli adulti impegnati nella crescita di giovani e nativi digitali. La cultura scolastica elevata non è condizione necessaria per interventi preventivi adeguati. Serve una cultura ‘tecnologica’ e la capacità di osservazione focalizzata sui rapporti che i giovani intrattengono con le tecnologie e l’uso che ne fanno.
Una osservazione attenta parte dal saper valutare l’isolamento tecnologico dei ragazzi, la difficoltà all’interazione umana e interpersonale (ad esempio a tavola o in viaggio), il troppo tempo dedicato alla frequentazione di social network, la troppa scrittura su tastiere mignon da smartphone e tablet, ecc.
Le problematiche fin qui accennate sono all’origine del progetto TENCORAPIDI e TECNOVIGILI che SoloTablet in collaborazione con l’Associazione Donne Acrobate ha deciso di implementare per fornire percorsi conoscitivi e di apprendimento sulle nuove tecnologie e i loro effetti sulle persone.
L’obiettivo è di fornire lo spazio e l’occasione per una riflessione condivisa sui nuovi fenomeni che interessano le nuove generazioni e che coinvolgono le famiglie. La finalità è di elaborare conoscenze utili ad affrontare le nuove fragilità e situazioni di rischio che interessano i ragazzi e di contribuire alla formazione dei linguaggi che servono ad una interazione paritetica e fiduciaria tra adulti e genitori e giovani nativi digitali.
Il progetto si rivolge a persone adulte che hanno percepito quanto possa essere negativa una fuga dalla realtà dei loro ragazzi, soprattutto in un periodo di crisi nella quale a tutti vengono richiesti maggiori sforzi, impegno, grandi capacità creative e di innovazione e fatica per ottenere quello che si persegue o si desidera.
Chi parteciperà al nostro progetto scoprirà che le nuove tecnologie non vanno demonizzate e che la relazione intergenerazionale non deve necessariamente essere autoritaria e di controllo. Le nuove tecnologie favoriscono la nascita di nuove opportunità, aiutano la creatività individuale e di gruppo, suggersicono il cambiamento e l’innovazione, facilitano l’incontro e nuove forme di relazione. Tutto però a patto che la frequentazione tecnologica avvenga in modo consapevole e responsabile e che si elabori un adeguato pensiero critico fatto di tanta conoscenza e ancora maggiore consapevolezza.