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LO STORYTELLING MINIMALISTA

LO STORYTELLING MINIMALISTA

22 Marzo 2023 SIMONE MAGLI
SIMONE MAGLI
SIMONE MAGLI
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Lo storytelling è una narrazione insita in ognuno di noi, si può tranquillamente affermare che è nata con l’uomo.

Oggi viene usato dalle aziende e altre figure legate alla vendita e alla promozione di se stessi o dei propri articoli o servizi. Con lo scopo di persuadere il pubblico convincendolo a comprare qualcosa. 

Per cercare di fidelizzare nuovi potenziali compratori e mantenere attivo l’interesse e la curiosità dei clienti già acquisiti, le aziende o i singoli utilizzando varie tecniche di storytelling. Di solito si prediligono narrazioni medio-lunghe per inserire in post o articoli di promozione. 

Però anche l’approccio minimalista in certi casi può risultare valido, se non addirittura più efficace. Ho una certa esperienza nella sintesi, perché ho approfondito questa mia caratteristica in due dei campi in cui utilizzo la scrittura, ovvero la poesia e gli aforismi. Specie gli ultimi rientrano difatti nel comparto nella forma breve. 

Lo storytelling minimalista viene usato per adesso solo da certi tipi di aziende e venditori, ma se ci pensate risulta prolifico anche ad altre figure che operano nell’ambito della comunicazione, Basti pensare ai tweet dei politici utilizzati per le campagne elettorali o alle short-stories di influencer che seguite su Instagram o altri social. 

Nell’ulltimo decennio almeno, è cambiata la modalità di fruizione dei contenuti da parte degli utenti in rete e questo ha provocato un calo di attenzione, con l’abitudine ormai consolidata di passare da un contenuto all’altro, attraverso pagine web o social. E proprio qui ha cominciato a svilupparsi lo storytelling breve, prendendo negli anni maggiore consenso. 

Il successo di questo tipo di tecnica narrativa si basa sulla cura estrema dei dettagli e della grafica minimalista. La brevità del testo nei post di chi usa questo approccio può rappresentare un valore aggiunto perché, proprio come nelle citazioni o nelle frasi motivazionali di personal trainer o altri tipi di coach o guru condivise sui social, si può avvertire un maggiore impatto sull’emotività dei seguaci o dei clienti acquisiti. 

Questo per via della capacità di queste brevi testi nel contenere in poche righe (a volte addirittura nemmeno una) un concetto, lasciando fra l’altro anche più spazio di respiro al pubblico. Con l’ulteriore vantaggio del valore che gli stessi interessati attribuiscono, facendo proprie le frasi condivise attraverso post o storie da promoter aziendali. In fondo a chi non capita di imbattersi, navigando nella rete, in una citazione che genera un’impressione o un coinvolgimento diretto, che può portare pure a condividerla (altro punto a favore delle figure commerciali) via Facebook o Whatsapp? 

Secondo la mia opinione, lo storytelling breve, grazie ai fattori sopra descritti potrà continuare a svilupparsi e ricevere sempre più consensi nei prossimi mesi (o anni?). Se ci fate caso anche gli articoli con contenuti (testuali o video) relativi alla cronaca si sono già ridotti sia nel titolo che nel testo. Vi dirò di più: a mio parere, da qui a non molto, perfino generi di aziende che per adesso non ne hanno avuto bisogno, saranno probabilmente costretti ad adottare lo storytelling breve, se vorranno mantenere il portafoglio clienti o acquisire nuovi compratori.

 

Simone Magli

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