Il libro di Carlo Mazzucchelli 100 libri per una lettura critica della tecnologia è pubblicato nella collana Technovisions di Delos Digital
Jarvis Jeff - What would Google Do
Scheda libro
Titolo intero: What would Google do
Titolo originale: What Would Google Do?: Reverse-Engineering the Fastest Growing Company in the History of the World
Genere: Economia
Listino: 10,00 (formato EPUB)
Editore: HarperCollins e-books
Collana:
Pagine: 288
Data uscita: 17/03/2009
Valutazione ***
Commento
È il libro che ha reso famoso l'autore. È ricco di aneddoti e notizie tratte dalle vite di Mark Zuckerberg di Facebook, Craig Newmark di Craiglist e Jaff Bezos di Amazon. Scopo del testo è suggerire lo studio di Google per copiarne le idee ed avere successo nell'implementazione di nuovi modelli di business come imprenditori.
Autore
Jeff Jarvis è giornalista e scrittore, ha lavorato per il Chicago Tribune e per la rivista People e ha collaborato con canali televisivi come TV Guide. Oggi è uno degli editori del New York Daily News e redattore del San Francisco Examiner. È stato presidente e direttore creativo di Advance Internet fino al 2005 e professore di giornalismo alla City University of New York's Graduate School of Journalism. Scrive sul supplemento dedicato ai Media del quotidiano inglese The Guardian ed è il creatore e gestore del popolare weblog denominato BuzzMachine focalizzato sui nuovi media. Nel 2011 Jarvis ha pubblicato Public Parts: How Sharing in the Digital Age Improves the Way We Work and Live, dedicato alla difesa dell’apertura di Internet e a come ha cambiato la vita moderna delle persone e nel quale prende posizione contro la normativa pensata per proteggere la privacy. Nel 2012 ha pubblicato come e-book Kindle Gutenberg the Geek nel quale tenta una comparazione tra l’inventore della stampa Johannes Gutenberg e Steve Jobs.
Che cosa sognano gli algoritmi - Le nostre vite al tempo del Big Data
“Non abbiamo più bisogno di aziende, istituzioni o governi per organizzare e gestire le nostre vite. Oggi disponiamo di strumenti con cui organizzarci da soli. Possiamo trovarci e coalizzarci intorno a cause politiche buone o cattive, ad aziende, a talenti o a idee […]
Internet è momentaneo come una invenzione e profondo come una piattaforma. Per questo dobbiamo proteggerlo dai governi e dalle multinazionali.
Deve rimanere aperto come lo è la stampa!”
Con What would Google do Jarvis ha scritto una guida indispensabile, ma anche un manifesto e una profezia, a chi opera nell’era dell’economia globale e delle reti. È una guida immaginativa e controintuitiva, pensata per suggerire a utenti, manager d’azienda e organizzazioni come trarre vantaggio dalle molteplici opportunità che la tecnologia di Internet è in grado di offrire, ma anche a comprenderne i rischi, nel caso in cui a trarre vantaggio da essa fossero i diretti concorrenti sul mercato. Il libro di Jarvis è un chiaro esempio di tecnofilia, tecno-entusiamo per il potere delle tecnologie della Rete, tecno-utopismo per le profezie e descrizioni dei migliori mondi possibili in esso contenute, di cyber-ottimismo. Il libro è ricco di esempi, di casi di studio e di riferimenti concreti, proposti nella forma di un manuale per la sopravvivenza o per il successo.
What would Google do è anche un manifesto con cui Jarvis si propone di portare dalla sua parte un’ampia schiera di amanti della tecnologia e di supporter del modello che è diventato Google. L’idea alla base del libro, come suggerito anche dal titolo, è di investigare in che modo il modello di business, che ha reso Google un'azienda leader di mercato e di successo, possa essere applicato in contesti diversi.
Icona tecnologica, oggetto di analisi e modello di riferimento è Google, con la sua storia di successo, ricca di spunti e suggerimenti su cosa fare per trasformare le proprie vite individuali o aziendali. Guardando a Google, Jarvis costruisce la sua visione del mondo e la regala alle generazioni di abitanti del Web con l’obiettivo di illustrarne sfide e pericoli ma soprattutto opportunità e innovazioni. Si rivolge alle generazioni della Rete, principalmente ai nativi digitali, e lo fa con riflessioni contro-intutive e visionarie frutto di conoscenze approfondite ma anche di molta capacità immaginativa. Ne deriva una sorta di manuale o manifesto contenente un elenco di suggerimenti e suggestioni ma soprattutto di buone pratiche.
Destinatari del manifesto o manuale sono singoli individui, aziende e organizzazioni che vogliono crescere nell’era di Google, copiandone o imitandone i modelli di business, gli approcci, le filosofie e le visioni. A loro Jarvis si rivolge spiegando come il Web 2.0 (New Web) sia qualcosa di diverso dalla Internet del periodo delle Dot.com e del Web 1.0 per le grandi innovazioni introdotte e per le opportunità reali create.
Pur essendo centrato su Google, fin dal titolo, in realtà il libro parla dell’utente e del cittadino della rete, quello che aveva conquistato la copertina di Time come protagonista dell’anno 2006. La narrazione è ricca di aneddoti e di esempi, tratti dalla vita reale, e usati per illustrare i numerosi mondi futuri che verranno come risultato e prodotto delle nuove tecnologie: libri e editoria digitale, ristoranti open source, università guidate dagli studenti, automobili disegnate dagli automobilisti, e molto altro.
Con gli utenti della Rete e lettori, Jarvis condivide la sua visione dell’economia di Internet sostenuta da alcune regole elementari (sviluppate e presentate nelle prime 100 pagine del libro) ma fondamentali come: il controllo è nelle mani del consumatore; le persone possono trovarsi le une con le altre e decidere se collaborare o competere; il mercato di massa è stato sostituito da una massa di nicchie di mercato; lo skill più importante non è il marketing ma la capacità di conversare e dialogare; vivendo in un’epoca dell’abbondanza il semplice controllo del prodotto e della sua distribuzione non garantisce più il successo e il profitto; la strategia deve puntare alla collaborazione con il cliente; le aziende di successo sono quelle che hanno strutture a rete e fanno rete con altre realtà aziendali, anche competitive (co-opetition); tutto ciò che è open e open source funziona”.
Nella seconda parte del libro Jarvis offre la sua visione di come le regole sulle quali Google ha costruito il suo successo possano ispirare altre realtà economiche e aziendali come il marketing, i media e la pubblicità, i servizi, la pubblica istruzione e il welfare
Jarvis tenta la similitudine tra Google e Dio (Google and God) come fonti di conoscenza (onniscienza?) trovandone la giustificazione nell’esistenza, anche per Google, di un decalogo fatto di osservazioni e regole (il cliente ha sempre ragione, sii trasparente, il piccolo di oggi è il grande del futuro, costruisci piattaforme, ecc.) derivate direttamente dai dati su cui il motore di ricerca ha costruito il suo successo. Per Jarvis, Google è la nuova Bibbia che raccoglie tutte le informazioni del mondo, anche quelle su di noi e dalla quale trae tutto il suo potere. È un potere che non deve spaventare o creare allarme ma essere studiato e imitato per ricrearne di nuovo finalizzato a creare vantaggi individuali e/o aziendali.
La similitudine funziona ma non convince. Il paragone con Dio è possibile ma l’idea, molto paradossale, di Google come luogo di virtù e di valori è tendenziosa e priva di fondamento. Se la comparazione fosse stata fatta con il motore di ricerca iniziale, forse avrebbe potuto avere maggiore credibilità. Il Google odierno va ben oltre le interessanti e avvincenti descrizioni di Jarvis, offre sicuramente numerose idee su come dare forma e modellare nuovi business ma difficilmente può essere eletto a campione di arricchimenti democratici, di conoscenze approfondite e di generosità sociali. Come suggerito da alcuni recensori del libro, il titolo avrebbe avuto più senso se modificato da What Would Google do, in What has Google Done. Così facendo Jarvis avrebbe potuto ancor meglio illustrare la rivoluzione che Google ha portato nel mercato e nella società con i suoi strumenti e le sue applicazioni (Google Maps, Gmail, Google Reader , Google Maps, Google Pus e YouTube) ma anche il suo ruolo crescente di filtro (vedi testi di Lanier recensiti in questo e-book) e di personalizzazione delle ricerche sulla base dei profili percepiti degli utenti.
L’analisi o la semplice rilevazione di questi elementi non avrebbe forse inciso sull’entusiasmo tecnofilo dell’autore ma gli avrebbe suggerito più cautela nel trasformare Google in nuova religione e nel suggerirne la pratica come una nuova forma digitale di New Age. In questo, il libro risente del periodo in cui è stato scritto e del fatto che cinque anni nell’era di Internet rappresentano un’era geologica.
La Rete è cambiata con e grazie a Google. Il cambiamento è stato rivoluzionario fino a quando il potere di Google è stato recepito ed esercitato come un ‘potere con’ democraticamente esercitato insieme agli utenti e agli abitanti della rete. Oggi questo potere si è trasformato in ‘potere su’ puntando sulla personalizzazione delle ricerche che hanno trasformato la Rete in una realtà sempre più colonizzata e controllata dall’alto. Forse oggi Jarvis potrebbe riprendere la sua similitudine tra Google e God e consolidarla con molta più accuratezza e sicurezza…
Nel suo libro del 2009 Jarvis era ha descritto un percorso fatto di successo e opportunità verso la realizzazione di una nuova utopia, guidata dalla tecnologia e da Internet. Nulla di nuovo in realtà, le stesse visioni utopiche le avevamo viste manifestarsi nella net-economy (Dot.com), ma anche crollare contro la dura realtà fatta di fallimenti e di sogni infranti. Un messaggio che non tutti i tecnofili e tecno-entusiasti sono disposti a fare proprio e che dovrebbe essere preso in seria considerazione da manager e leader d’azienda per evitare strategie aziendali fallimentari e disillusioni personali.
Nella sua visione acritica ed entusiastica della Rete e delle nuove tecnologie Jarvis costruisce scenari futuri poco realizzabili come ad esempio la sparizione della figura commerciale. Una previsione che dimentica come, alle numerose disintermediazioni di Internet, si sono sempre sostituite nuove intermediazioni, nate dalla creatività umana e dalla capacità ad adattare ruoli professionali, attitudini e capacità al nuovo e alla tecnologia. Pretenziosa anche la sua analisi sociologica sulla sparizione dell’uomo medio del quale non coglie il ruolo e l’importanza. Soprattutto non coglie che anche Google è assimilabile all’uomo medio, almeno nel suo porsi in modo efficiente come intermediario, aggregatore ed esecutore tra i contenuti e l’utente della Rete.
Riletto a distanza di alcuni anni il libro mantiene il suo interesse perché testimonianza di un’epoca costruita sull’entusiasmo e le visioni utopistiche e per le molte sollecitazioni che ha offerto come quando parla di acquisizione di nuove conoscenze, di didattica e apprendimento, di socializzazione, di scrittura e di ricerca.
Alcune di queste sollecitazioni sono radicali e offrono spunti interessanti validi ancora oggi. Un altro buon motivo per acquistare il libro, magari in formato e-book, e leggerlo o scorrerlo velocemente alla ricerca degli argomenti di interesse principale.
Bibliografia
- What Would Google Do
- Public Parts: How Sharing in the Digital Age Improves the Way We Work and Live
- Gutenberg the Geek
- BuzzMachine.com