2017 - 100 strategie analogiche per resistere al digitale (e allo smartphone) /

Il dispositivo tecnologico non è il punto di attrazione principale

Il dispositivo tecnologico non è il punto di attrazione principale

01 Ottobre 2017 Redazione SoloTablet
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Il dispositivo tecnologico non è necessariamente il punto di attrazione principale dello spazio fisico che vivi

Il libro di Carlo Mazzucchelli 100 strategie analogiche per resistere al digitale (e allo smartphone) è pubblicato nella collana Technovisions di Delos Digital

Il dispositivo tecnologico non è necessariamente il punto di attrazione principale dello spazio fisico che vivi

 

Gli smartphone in circolazione nel mondo hanno superato i due miliardi, ma a usare un qualche tipo di telefono mobile sono quasi cinque miliardi di persone. Nel prossimo futuro chi non ha ancora un dispositivo mobile, ne acquisterà uno e quelli che ce l'hanno già lo sostituiranno con uno smartphone.  Con questa diffusione e pervasività lo smartphone è diventato strumento universale per l'intera umanità. 

Lo smartphone è la chiave di accesso al mondo, il sole gravitazionale di tutti i nuovi pianeti virtuali in orbita, il controllo remoto di apparecchiature e qualsiasi altra cosa, la macchina fotografica più prolifica al mondo, lo strumento di personal computing preferito e piattaforma eletta per la scrittura, la comunicazione e la narrazione digitale, tutte partiche che hanno quasi reso obsoleta la comunicazione telefonica e vocale. La centralità dello smartphone nella vita delle persone è una realtà che nessuno può oggi sottovalutare così come non andrebbero sottovalutati gli effetti che essa comporta. 

La percezione che lo smartphone sia diventato un passpartout con cui aprire tutte le porte lo sta trasformando in misura di ogni cosa. Un bel salto all'indietro rispetto a quando a essere misura di tutte le cose era l'uomo. Un salto in avanti se si considera quanto è cambiata la vita di ogni giorno grazie alle nuove tecnologie e all'uso che ne facciamo in ogni ambito della nostra vita. La tecnologia è oggi al centro dell'esistenza, con le sue piattaforme, i suoi numerosi gadget mobili e le loro applicazioni. Lo smartphone in particolare, con il suo display magnetico, ammaliante e sempre acceso, sembra essere diventato strumento di verità e d'interpretazione del mondo. 

L'uso che ne facciamo determina ciò che vediamo, ciò che ci piace, ciò in cui crediamo, come ci relazioniamo agli altri e quello che facciamo. Siamo sempre più il nostro smartphone! Tutti ne possediamo uno (un iPhone o un Galaxy se si è ricchi o aristocratici, uno di fascia bassa se si è plebei o precari) e tutti possiamo usarlo come strumento di misura e d'interpretazione del mondo. Mentre l’uomo può essere misura di ogni percezione e sensazione e soggetto creatore di verità, lo smartphone tende a generare verità oggettive determinate dalle interfacce di cui è dotato, dai meccanismi tecnologici su cui è costruito, dagli automatismi e dagli algoritmi che lo animano e dall’introiezione da parte dell’utilizzatore delle regole che sottendono alle sue applicazioni e funzionalità. 

Quella che ne consegue è una cessione di libertà allo strumento e la perdita della capacità nel misurare le cose ma anche di guardare al mondo fisico al di fuori di esso. La sua pervasività e invadenza psichica e cognitiva rende impensabile ai più di immaginare, guardare, interagire e interpretare il mondo in sua assenza, senza la mediazione del suo occhio scrutatore e della sua fotocamera autoscatto. 

Ma lo smartphone non deve necessariamente essere il punto di attrazione fondamentale. Al di fuori della cornice del suo display c'è il mondo, con le sue bellezze naturali e quelle realizzate dal genere umano in secoli di storia. In particolare ci sono persone con le quali condividere visioni e obiettivi, l'intera esperienza di esistere con e per gli altri, di collaborare, solidarizzare e provare il sentimento della compassione. È un'esperienza esistenziale che passa attraverso il confronto di visioni, prospettive, interpretazioni, porta a visioni comuni o condivise, alla reciproca conoscenza, alla condivisione di senso delle cose e alla vicinanza esperienziale. 

Togliere lo smartphone dal centro di gravità permanente in cui si è trasformato significa riflettere sul ruolo che ha assunto nella vita individuale di ognuno e sulla sua effettiva insostituibilità e centralità, superare la paura nomofobica e patologica di perderlo, di non poterlo ricaricare per l'impossibilità di trovare una spina elettrica, di sentirsi persi senza un MiPiace o un messaggio WhatsApp ma anche senza GPS. Immerso nella dura realtà della post-modernità del capitalismo globalizzato in crisi, l'individuo è alla ricerca della felicità individuale e della socialità.  Lo smartphone viene percepito come lo strumento perfetto per trovarla ma forse bisognerebbe guardare altrove, sicuramente al di fuori dei numerosi display che ci circondano.

 

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