Tecnoutopisti

01 Gennaio 2015 Redazione SoloTablet
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Il libro 80 PROFILI DIGITALI di Carlo Mazzucchelli è pubblicato nella collana Tecnovisions di Delos Digital

Tecnoutopisti 

La storia è ricca di utopie tecnologiche, frutto della fantasia, della genialità innovativa e del lavoro intellettuale di studiosi e filosofi come Bacone che, nella Nuova Atlantide, ipotizzava l'avvento di una società felice basata sulla ragione e sulla scienza, di tipo collaborativo e impegnata nella produzione di nuovo sapere utile alla scienza e socialmente. Utopia tecnologica è stata quella del volo di Icaro e oggi lo è quella che immagina un mondo futuro liberato dal petrolio e funzionante grazie a tecnologie pulite ed ecologicamente compatibili. Sono entrambe esemplificazioni di ideologie basate sulla convinzione che il progresso scientifico possa modellare una utopia in grado di soddisfare i desideri delle persone e di farlo grazie alla scienza e alla tecnologia. Esattamente come sembra farlo oggi la tecnologia Mobile che ha cambiato la percezione del tempo e dello spazio permettendo una connettività e comunicazione globale a supporto di maggiore socialità, produttività e collaborazione. 

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I tecnoutopisti immaginano scenari e utopie future rese possibili dai progressi scientifici e dall'evoluzione tecnologica. La loro è una visione ideologica fondata sulla tecnologia come religione e strumento per la realizzazione di una società ideale nella quale le leggi e le condizioni sociali operano per il bene e la felicità degli individui. Una società che consente forme di vita idealizzate come l’abbondanza delle risorse, la trasformazione della natura umana, l’abolizione della sofferenza e, perché no, l’immortalità. 

Molte tecnoutopie sono fenomeni recenti, spesso legati alla controcultura e a ideologie come il transumanesimo e la singolarità tecnologica. Sono metanarrazioni che evidenziano quanta fiducia sia stata posta nella tecnologia e nella sua evoluzione come elemento di progresso e trascurano rischi ed effetti negativi potenziali. 

Sono tecnoutopisti i sostenitori dell'eugenetica ma anche scrittori di fantascienza come H.G. Wells e soprattutto numerosi guru (George Gilder, Kevin Kelly, Clay Shirky, Jeff Bezos, Steve Jobs, Bill Gates, ecc.) che hanno contribuito con il loro pensiero e iniziative comunicazionali (Wired) alla cultura della Silicon Valley fatta di certezze e determinismi tutti tecnologici. Alla base di questa cultura un po’ hippy e 'bohemien' ma anche autoritaria e determinista, c’è l’idea che le tecnologie digitali abbiano rivoluzionato il mondo aumentando la libertà e le opportunità, liberando l’individuo dal controllo gerarchico e dando forma alla società della conoscenza. 

Oggi sono tecnoutopisti tutti coloro che credono, più o meno ciecamente, nella tecnologia, concepita non solo come un insieme di macchine e strumenti ma come mezzo per dare forma a una società futura perfetta, efficiente e felice. Una società che non sarà solo il punto di arrivo di una rivoluzione determinata dall'introduzione di nuovi strumenti tecnologici ma sarà modellata su di essi e sulle macchine, nella società, nelle istituzioni e in termini valoriali e culturali. Molte delle utopie tecnologiche del passato non si sono realizzate ma i tecnoutopsti moderni credono che l'evoluzione attuale della scienza e della tecnologia possa fare la differenza. Per loro il progresso attuale è prevalentemente tecnologico e, a dispetto della crisi economica corrente, causata anche dalla pervasività tecnologica che sta ad esempio creando disoccupazione con la sostituzione di lavoratori umani con robot, credono che la tecnologia sarà in grado di fornire le soluzioni più adeguate ai problemi che la società moderna dovrà affrontare. Uguale fede nella tecnologia hanno anche per la soluzione di problemi psicologici, ambientali, geopolitici, sociali e di convivenza civile. 

Tecnoutopisti sono sicuramente in epoca moderna tutti coloro che hanno ideologizzato il potere di Internet, del Web e della cybercultura come strumenti capaci di livellare le gerarchie sociali, distribuire, personalizzare e rendere più felice il lavoro, di creare nuova uguaglianza sociale ed economomica e di dematerializzare la comunicazione e l'informazione, rendendola anche più democratica. Le utopie sottostanti alla visione dei tecnoutopisti della Rete, diversamente da molte utopie tecnologiche passate, sono state accettate da tutti come reali e praticabili perchè percepite come capaci di produrre speranze concrete nella soluzione di problemi reali legati alla salute, alla politica, al benessere, all'istruzione e alla soddisfazione personale. Veicoli del messaggio tecnoutopico sono state riviste come Wired (soprattutto nel periodo in cui fu diretto da Kevin Kelly) ma soprattutto i numerosi tecnogeek, tecnonerd e hacker che già negli anni 80 (la prima conferenza hacker è del 1984) trasferirono la loro controcultura hippie (alcuni dei primi creatori di prodotti tecnologici negli anni 60/70 erano hippie come Steve Jobs e ), undergound, rocchettara e alternativa in una ideologia tecnologica che diede il via alla rivoluzione culturale e imprenditoriale della Silicon Valley californiana. 

Gli hacker sono stati gli eroi della rivoluzione tecnologica odierna e i primi tecnoutopisti dell'era informatica. Oggi lo sono un po' tutti, come semplici possessori di dispositivi tecnologici, come testimoni della proliferazione delle reti e della internet degli oggetti, come sperimentatori di nuove tecnologie indossabili sempre più protesi e integrazioni migliorative del corpo umano e come prodotto della trasformazione cognitiva, mentale e comportamentale causata dalla tecnologia. Tutti coloro che tecnoutopisti non sono, vivono le stesse esprienze ma ne traggono riflessioni e considerazioni diverse, negative e tali da caratterizzarli come tecnoapocalittici, tecnocatastrofisti e tecnofobi.

 

 

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