Il diavolo veste tecno

01 Settembre 2015 Redazione SoloTablet
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CAPITOLO 9

Il libro di Carlo Mazzucchelli IL DIAVOLO VESTE TECNO è pubblicato nella collana Technovisions di Delos Digital

Rischi e effetti collaterali 

Ogni tecnologia è portatrice di effetti collaterali capaci di vanificare benefici e vantaggi delle soluzioni di cui è portatrice. Rischi e effetti dipendono spesso dalla percezione e dalla capacità di analisi critica del consumatore, due abilità carenti in un periodo storico nel quale la tecnologia sembra aver preso il sopravvento e determinare la sua stessa evoluzione futura. Un periodo dell’accesso e dell’interazione tecnologica che soddisfa bisogni primari e impellenti impedendo di percepire le conseguenze di alcuni cambiamenti profondi che stanno mutando il nostro ruolo nel mondo, le forme di convivenza e i sistemi politici, la nostra cultura e la percezione del sé così come le priorità valoriali e esistenziali, spesso sempre più sacrificate al consumo, alla mercificazione, al rapporto utilitaristico e alla sudditanza tecnologica. 

Le preoccupazioni associabili ai nuovi dispositivi indossabili sono numerose e tutte collegate a due aspetti fondamentali: la grande quantità di dati personali che questi dispositivi sono in grado di raccogliere e condividere e l’uso che può essere fatto di questi dispositivi a scopi criminali o da personaggi e entità di tipo autoritario (politica, forze di polizia, magistratura, datore di lavoro, ec.). Senza adeguati controlli e normative democratiche sulla privacy e sui diritti dell’individuo i rischi di abusi sono sempre possibili e numerosi. Non solo furti di identità e violazioni della privacy ma anche pratiche di stalking, frodi finanziarie, azioni antidemocratiche e antilibertarie e altre forme di crimini privati e pubblici. Provate a pensare all’uso che potrebbe fare Amazon, oggi nuovamente sotto accusa per il modo con cui tratta i suoi dipendenti, di questi dispositivi nella sua organizzazione futura fatta da droni, robot per la logistica e umani cyborg dotati di caschi, guanti, braccialetti e smartwatch tecnologici. 

Quando si tratta di dispositivi indossabili le preoccupazioni delle persone assumono una loro concretezza a partire da semplici timori come quello sulla vulnerabilità e utilizzo criminale del dispositivo (86% dei timori secondo una indagini di PWC), della violazione della privacy (82%), della disumanizzazione nelle relazioni con altri esseri umani (72%), della dipendenza tecnologica (68%), della necessità di usare contemporanemente più dispositivi (65%), di diventare meno autonomi e liberi sul posto di lavoro (54%), di essere trasformati in semplici robot (52%), di perdere il posto di lavoro (47%) e di essere percepiti dagli altri come ridicoli perché dotati di un casco o di uno smartglass (47%). 

Dispositivi con sensori GPS e foto/videocamere come Narrative Clip e Autographer possono già oggi documentare e condividere virtualmente ogni istante della vita di chi li indossa, possono attivarsi autonomamente e riprendere visivamente qualunque cosa incontrino sulla loro strada e chiunque entri nel mirino dei loro obiettivi. Queste informazioni possono essere caricate su un sito Web per utilizzi futuri tra i quali vanno anche considerate le violazioni alla privacy di coloro che sono stati oggetto delle riprese e che hanno visto la loro vita registrata in sequenze che potrebbero essere usate in futuro senza un loro diretto consenso.

Problematiche e effetti collaterali simili sono legate a prodotti come i Google Glass, a Vuzix M100, Moverio BT200 di Epson e altri smartglass e domani lenti a contatto elettroniche. Tutti questi prodotti possono registrare il mondo che circonda chi li indossa e trasmettere immagini di persone e attività. Queste funzionalità unite a soluzioni tecnologiche per il riconoscimento facciale e biometrico (NameTag) che potrebbero dare immediato accesso ai profili identitari e alle informazioni sensibii delle persone sollevano mal di testa reali e preoccupazioni ancora più concrete. 

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Il diavolo veste tecno

Preoccupazioni ancora più grandi nascono quando i dati ad essere raccolti e distribuiti sono quelli legati allo stato di salute dell’utente raccolti dai numerosi sensori di impulsi vitali che caratterizano oggi la maggior parte dei prodotti tecnologici indossabili e che domani potrebbero essere impiantati direttamente nell’organismo umano. Dispositivi medicali come quelli usati per pompare insulina nell’organismo di malati di diabete potrebbero mettere a rischio il paziente da potenziali attacchi mirati e condotti da malintenzionati. Preoccupazioni simili sono associabili agli abiti elettronici come SmartShirt, Under Armour E39 dotati di sensori per il tracking dei segnali vitali  che generano dati biometrici e fiisiologici che non possono finire in mani sbagliate ma potrebbero essere difficili controllare e proteggere. 

Dispositivi tecnologici indossati da polizia e carabinieri possono registrare in formato audio e video le loro attività di cosrveglianza e controllo. Una cosa positiva in condizioni di vita politica normali e democratiche e di attività trasparenti e rispettose delle leggi vigenti da parte delle forze di polizia. Un rischio elevato nel caso in cui le tecnologie venissero usate per una sorveglianza di massa e per scopi antidemocratici e contrari alla libera espressione e libertà di opinione o al controllo della mobilità del cittadino. 

Più che i rischi reali associati al furto di dati e alla violazione della privacy, a preoccupare maggiormente dovrebbero essere i comportamenti sempre più diffusi di passiva accettazione di tutte le implicazioni legate all’uso di strumenti tecnologici, compreso il loro lato oscuro e potenzialmente pericoloso. 

La tecnologia è solo uno strumento e non è per sua natura oppressiva o liberatoria. Ma quando le indagini di mercato indicano nel 50% le persone che si sentono nude e in crisi per l’assenza di un braccialetto elettronico o di uno smartphone, o quando ci si sente stressati per non avere raggiunto gli obiettivi sportivi imposti da Fitbit, significa che ci sono trasformazioni in corso che meriterebbero forse maggiore attenzione, soprattutto con tecnologie che essendo indossate partecipano in modo più diretto ai nostri processi decisionali e alle nostre scelte quotidiane. Queste preoccupazioni non sono generalizzabili e forse sono anche eccessive, soprattutto se viste nella prospettiva di una evoluzione umana verso l’homo technologicus e cyborg del futuro. Un simbionte che avrà percezioni, capacità cognitive e pratiche decisionali diverse dalle nostre perché integrate e condizionate dalle componenti elettroniche e digitali di cui sarà composto. 

Il problema principale e più sentito è quello della privacy. 

Privacy 

I dispositivi tecnologici indossabili per la loro destinazione d’uso e capacità di raccogliere dati sensibili  e privati, possono generare rischi reali e preoccupazioni concrete legate alla privacy, alla proprietà intellettuale e al copyright, alla sicurezza e alla segretezza dei dati. Solitamente con la parola Privacy ci si riferisce nella cultura anglosassone alla confidenzialità associata ai dati personali. Il termine è usato qui nel suo significato letterale come libertà e diritto di ciascuno di non dover subire interferenze o intromissioni nella sua vita privata senza un permesso deliberatamente e consapevolmente concesso. 

Le preoccupazioni sono state sollevate da numerose realtà attente a come le nuove tecnologie possono violare la privacy delle persone adottando comportamenti e etichette sociali poco etiche e attente ai diritti delle persone e dei cittadini della Rete. La preoccupazione nasce sia dal ruolo che questi dispositivi hanno nella raccolta di informazioni personali sia da potenziali difetti tecnologici che aprono le porte a malintenzionati, ladri di dati e di identità e manipolatori vari. I rischi sono associati a dati biografici ma anche alla possibilità di registrare conversazioni personali e dati biometrici. 

Altri rischi paventati sono quelli legati all’uso dei nuovi dispositivi da parte di Grandi Fratelli futuri e in realtà sociali governate dispoticamente e che possono mettere a rischio la libertà di pensiero e l’attività politica di chi si oppone ai poteri di turno con azioni di spionaggio, manipolazione e sabotaggio.  Infine ci sono rischi in caso di furto o perdita del dispositivo. 

Anche sulla Privacy il problema maggiore è la scarsa consapevolezza dell’utente sui rischi associati alle nuove tecnologie e sull’impatto che esse possono avere sulla loro vita concreta. L’inconsapevolezza e la mancanza di conoscenza è sublimata da molti consumatori e cittadini direttamente al momento dell’acquisto di un nuovo dispositivo, una decisione che li rende felici e li porta a focalizzare la loro attenzione principalmente ai benefici e ai vantaggi acquisiti.   

Una maggiore capacità critica potrebbe permettere di individuare alcuni dei potenziali rischi reali che possono essere sintetizzati in quanto segue: 

  • Possesso dei dati e diritti alla loro condivisione: molti dati raccolti dai prodotti tecnologici indossabili finiscono nelle banche dati centralizzate dei Big Data mantenute dai produttori dei dispositivi. La vaghezza delle policy sulla privacy di questi produttori e la scarsa attenzione del consumatore/utente rende questi dati aperti alla condivisione illegale e ad un uso non controllato da parte del loro proprietario
  • Sicurezza e protezione: i dati memorizzati nelle banche dati centralizzate sono fuori del controllo dell’utente che non dispone neppure di strumenti per misurare la capacità del detentore dei dati di proteggerli in modo adeguato e per accedere in modo trasparente alle modalità o ai metodi usati per proteggerli (viene difeso il dato da accessi illegittimi o viene anche criptato?)
  • Riservatezza e socializzazione dei dati: molti produttori di dispositivi indossabili fanno uso di social network che richiedono l’intervento dell’utente per una configurazione attenta dei parametri legati alla riservatezza e privacy dei dati
  • Assenza di normative adeguate: mancano normative e legislazioni adeguate a proteggere la privacy delle persone in ambiti nazionali, anche quando questi dati si riferiscono ad ambiti legati alla alute del cittadino e alle attività medico-sanitarie 

Se si scende nello specifico delle varie tipologie di dispositivi le preoccupazioni sulla privacy assumono connotazioni dettagliate come rilevato da uno studio effettuato da Vivian Genaro e Kelly Caine che ha portato alla identificazione di 13 preoccupazioni principali, sei legate ai braccialetti elettronici e sette ai display  HMD 

  • Socializzazione di dati autenticati che possono avere effetti negativi sulla privacy di conoscenti e contatti personali per i dati che li riguardano raccolti dal dispositivo
  • Diritto alla cancellazione non sempre possibile o rispettato
  • Disvelamento delle coordinate di dove si trova l’utente che può aprire le porte alla pianificazione di attività criminali (furti in casa ad esempio)
  • Visualizzazione di dati sensibili su display in presenza di altre persone
  • Mancanza di accesso diretto ai dati immagazzinati per un loro controllo diretto
  • Rischio di essere sorvegliati
  • Uso di fuzionalità di riconoscimento vocale con display HMD in presenza di persone estranee
  • Inconsapevolezza di possibili registrazioni audio e  video
  • Abusi legati a soluzioni di riconoscimento facciale
  • Impossibilità di determinare i livelli di sincronizzazione possibili tra dispositivi o con media sociali 

Sicurezza personale 

Le multe non sono servite a debellare il vizio di parlare con il proprio dispositivo mobile mentre si è alla guida di un mezzo di trasporto. Permane il vizio e aumentano i rischi di incidenti e inconvenienti. I rischi possono essere, secondo alcuni, ancora più grandi, se al posto di uno smartphone l’utente indossa un Google Glass o un altro dispositivo indossabile simile.  Non è un caso che in alcune nazioni come l’Ighilterra gli occhiali di Google sono stati subito vietati per la guida di veicoli. La capacità dei nuovi dispositivi di creare realtà aumentate con l’inserimento di testo e immagini nel campo visivo dell’utente è vista come altamente rischiosa e potenzialmente pericolosa per l’incolumità personale e altrui.

 

 

 

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