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Voglia di analogico

Voglia di analogico

24 Novembre 2017 Redazione SoloTablet
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Tutti o quasi posseggono uno smartphone. Nessuno riesce più nemmeno a immaginare di rimanere senza Wi-Fi e di essere disconnesso. Molti hanno account Facebook, Instagram e WhatsApp e non hanno alcuna intenzione di distaccarsene. Le indagini di mercato evidenziano però un crescente bisogno di analogico, associato a un fastidio emergente che porta a un diverso rapporto con la tecnologia.

Negli ultimi tempi le librerie e gli store online si stanno riempiendo di libri che evidenziano gli effetti della tecnologia sulla vita delle persone mettendo in guardia da un uso acritico dei suoi prodotti.

Gli effetti sono quelli dell'automazione che determina la perdita di posti di lavoro (un effetto che non trova tutti d'accordo...), del controllo e della sorveglianza, dei rischi democratici, dell'apprendimento, ma anche quelli della sfera personale legata alle relazioni, alla solitudine e alla vita familiare.

Tra i libri recenti pubblicati quello di David Sax, che invita a riscoprire la vita analogica (sul tema segnaliamo anche il libro digitale di Carlo Mazzucchelli 100 strategie analogiche per resistere al digitale, e allo smartphone), si presta ad alcune riflessioni interessanti sul rapporto da tempo consolidatosi con gli strumenti tecnologici.

La tesi del libro è che la fase di innamoramento con la tecnologia sia terminata. Gli immigrati digitali, in molti casi dipendenti di aziende che hanno investito in information technology e hanno avuto la possibilità di farlo, che hanno avuto la fortuna di vivere in prima persona la rivoluzione tecnologica, ricordano probabilmente il loro incontro iniziale con il primo personal computer, laptop o telefono cellulare come caratterizzato da innamoramento e amore. Non poteva essere diversamente. Difficile non innamorarsi del primo BlackBerry o Nokia, dei suoni che i primi dispositivi emettevano e dei vantaggi che offrivano. Impossibile resistere alla voglia di mostrare in pubblico, con orgoglio e un pizzico di narcisismo, il partner tecnologico da poco incontrato e posseduto.

La fase dell'innamoramento per la tecnologia secondo Sax sembra però in fase di esaurimento o terminata. In stallo si trova forse anche quella dell'amore per la tecnologia. Come nella vita di coppia, abitudine, consuetudine, ripetitività finiscono per spegnere il dialogo e la conversazione, addormentare la relazione, facendo emergere sentimenti di noia, fastidio, voglia di staccare e ansia.

Mentre un numero crescente di persone sta prendendo consapevolezza della necessità di una riflessione critica sulla tecnologia che porti a buone pratiche, a diversi stili di vita e conseguenti comportamenti, il mondo analogico sembra recuperare spazio nei confronti di quello digitale.

La scelta non sta nel disconnettersi dalla Rete e abbandonare le piattaforme di social networking ma nel bilanciare meglio il tempo ad esse dedicato con quello impiegato in attività analogiche e lontane dagli spazi virtuali online. Una scelta che può marcare un ritorno alla realtà, ai fatti e alla loro pesantezza rispetto alla leggerezza di quelli virtuali (forse non è un caso che negli Stati Uniti cresca il numero di lettori che abbandonano l'e-book per il libro cartaceo), a conversazioni faccia a faccia e a esperienze umane in presenza di altri e non solo attraverso Instagram o Snapchat.

Il ritorno all'analogico non è una vittoria sul digitale. Evidenzia semplicemente una fase nella quale, a fronte del predominio e della pervasività della tecnologia, emerge una nostalgia e il bisogno di forme di relazioni umane percepite come essenziali per la salute fisica e mentale. Non si tratta di mettere in discussione l'efficienza delle macchine o la loro utilità e neppure di fare una scelta binaria tra analogico o digitale. Si tratta di fare un primo passo verso una riflessione critica sull'uso che facciamo della tecnologia per determinarne un uso più bilanciato sui bisogni umani reali che determinano non soltanto la misura della felicità delle persone ma anche la salute di una società, economia e democrazia.

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Nessuno può oggi mettere in dubbio i grandi vantaggi derivati dalle numerose rivoluzioni tecnologiche (non solo quelle della tecnologia dell'informazione) in termini di innovazione e automazione, globalizzazione dell'economia, delle informazioni e delle opportunità e facilitazione delle attività nella vita di ogni giorno.

La diffusione e la pervasività della tecnologia hanno però portato molti a pensare che essa fosse in grado di risolvere ogni problema, ad esempio nella scuola che con l'arrivo del tablet e delle APP ha portato molti a ritenere che l'insegnante potesse essere sostituito dalla macchina. Scarsa attenzione è poi stata prestata agli effetti della tecnologia sulla mente, sulla psicologia, sulle relazioni delle persone, nei vari ruoli di studente, lavoratore, elettore e cittadino.

Terminata la fase di attrazione, entusiasmo e innamoramento per lo strumento tecnologico oggi è possibile comprendere meglio che la tecnologia non è responsabile di per sè degli effetti che le affibiamo e che è possibile farne a meno. Almeno temporaneamente!

La responsabilità sta in ogni individuo, nelle sue scelte, nella sua relazione con la teconologia e nel modo di usarla.

Il fatto che si percepisca un ritorno al libro cartaceo non significa che il libro digitale sia morto ma che sta emergendo un approccio più consapevole nella scelta del libro da leggere. Un approccio capace di dare ascolto a istanze profonde e bisogni umani che non possono essere soddisfatti da soluzioni digitali, che suggerisce un processo di acquisto più lento e forse anche più attento alle nuove librerie che aprono nuovamente nelle strade delle città, puntando sulla relazione umana con il pubblico, percepita dai nuovi imprenditori come bisogno reale e motivazione all'acquisto. Un altro esempio è il successo del vinile, in un contesto nel quale lo straming sta uccidendo il CD, i negozi di dischi e forse la possibilità di guadagno di molti musicisti (il forse è legato al fatto che la tecnologia permette oggi a un musicista di essere conosciuto a livello globale).

Ritornare all'analogico non significa smettere di chattare o usare messenger ma ritrovare nuovo piacere nelle chiacchiere del bar e nelle conversazioni a tavola e faccia a faccia, con parenti, amici e conoscenti. Recuperato il senso perduto della relazione e della conversazione analogica, ritrovato il tempo e il coinvolgimento che le caraterizza, anche l'uso della tecnologia assumerà forme diverse. Forse meno dettate dalla passione, dall'urgenza e dalla irrazionalità e per questo più controllate e consapevoli. Il passaggio a una nuova fase post-innamoramento per la tecnologia prevede però la capacità di liberarsi dalle catene della dipendenza (schiavitù) che lega molti al proprio dispositivo elettronico. Cosa non facile, soprattutto se non si è consapevoli di avere ceduto il controllo alla tecnologia!

 


*L'immagine della testata è di Charis Tsevis un visual designer Greco che vive a Cipro

 

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