«Viviamo un contesto che ci pone una serie di sfide di eccezionale complessità: tra le partite più importanti c’è quella della transizione digitale e tecnologica. Il potenziale della trasformazione digitale, trainata dall’intelligenza artificiale e dall’ecosistema delle altre tecnologie, infatti, può accrescere la competitività in tutti i settori, favorendo la crescita dell’Italia e uno sviluppo più inclusivo a livello globale». Lo ha dichiarato Fabio Pompei, Ceo di Deloitte Italia, intervenendo oggi alla Camera dei Deputati nel corso dell’evento “La transizione digitale fra tecnologia, economia e demografia verso un nuovo ecosistema finanziario”.
Deloitte è presente in Italia dal 1923: operativa in 24 città con oltre 13 mila persone, supporta oltre 11 mila clienti offrendo servizi di Audit & Assurance, Consulting, Financial Advisory, Risk Advisory, Tax & Legal, con l’obiettivo di contribuire a una crescita sostenibile e inclusiva del sistema Paese, nello spirito del programma “Impact for Italy”.
Secondo il report “B7 Flash” di Deloitte e Confindustria, la digitalizzazione indotta dalle nuove tecnologie è un fattore sempre più strategico, essenziale in ogni settore. Nel 2022, in Europa il 69%[1] delle aziende manifatturiere ha adottato tecnologie digitali avanzate e il dato sale al 98% nella media dei 4 principali economie del G7 Germania, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti[2]. Nel 2023, le aziende digitalmente più evolute hanno registrato un EBIT maggiore del 6% rispetto a quelle meno mature[3]. Il dato evidenzia la centralità di tali investimenti per produttività e crescita. Inoltre, si prevede che gli investimenti globali per la trasformazione digitale raggiungeranno i 3.400 miliardi di dollari nel 2026 e il mercato dell'AI raggiungerà i 373 miliardi di dollari nel 2024, che diventeranno 946 miliardi di dollari entro il 2030[4].
Neurodidattica
«L’intelligenza artificiale», ha detto Pompei, «si distingue e si distinguerà sempre più come il principale catalizzatore della trasformazione della nostra era, detenendo un enorme potenziale per incrementare produttività, competitività e crescita. È la tecnologia che, nei prossimi anni, più di tutte consentirà l’efficientamento della produzione, dell’utilizzo di risorse e la riduzione dei costi, grazie all’automazione e al supporto decisionale derivante da analisi accurate e tempestive di grandi quantità di dati. L'intelligenza artificiale generativa, poi, potrà offrire soluzioni per affrontare le sfide poste da una popolazione in calo e in continuo invecchiamento, aspetto particolarmente rilevante nel nostro Paese».
Secondo il 71% delle aziende intervistate da Deloitte, la tecnologia può aumentare la competitività e aprire a opportunità di business al di là del settore in cui già si opera e già più della metà degli intervistati (56%) si dichiara impegnato a sviluppo di competenze. Nell’ambito di Impact For Italy, il programma strategico di Deloitte che vuole contribuire allo sviluppo dell’Italia del futuro, abbiamo dato vita all’Osservatorio STEM promosso da Fondazione Deloitte e dal Programma di Politiche Pubbliche di Deloitte. Dal nostro Osservatorio emerge chiaramente che se, da un lato, le competenze STEM sono sempre più importanti, dall’altro, in Italia gli iscritti a corsi di laurea scientifico-tecnologiche non crescono: in dieci anni la percentuale di immatricolati STEM è salita solo di un punto percentuale. E il gender gap non si è ancora chiuso: sul totale degli iscritti a percorsi d’istruzione terziaria in ambito ripensare le proprie politiche di innovazione per garantire la transizione digitale nei prossimi 5 anni.
Per stare al passo con la competizione globale, secondo il Ceo di Deloitte, bisogna accelerare anche sulle competenze digitali e tecnologiche: «In un contesto in continua evoluzione, è fondamentale investire nello STEM le donne sono solo il 10% della popolazione studentesca», commenta Pompei.
«In questo quadro, ha concluso Pompei,invertire la rotta non solo è doveroso, ma è anche possibile, intervenendo su tre leve di azione: universalizzare le STEM; intervenire sulle barriere socioeconomiche e di genere che ostacolano un equo accesso a queste discipline; investire sulla formazione continua».