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Tutti alla ricerca del Flow, senza il quale la felicità è una chimera!

Tutti alla ricerca del Flow, senza il quale la felicità è una chimera!

21 Novembre 2012 Redazione SoloTablet
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Approfitto di questa finestra online per condividere con chi frequenta SoloTablet alcune riflessioni tratte dalla ricerca psicologica. Nella situazione di crisi attuale probabilmente molti focalizzano le loro risorse per alleviare il disagnio e curare le patologie indotte dallo stare male. L'approccio è forse necessario ma non sufficiente. La soluzione sta piuttosto nella capacità di sviluppare e potenziare le proprie capacità e performance. Per farlo bisogna sperimentare e comprendere quello che in psicologia si chiama FLOW, una esperienza di concentrazione che porta al benessere.

La ricerca sul “flow”, l’esperienza ottimale, si inserisce nel filone della ricerca psicologica finalizzata non al sollievo del disagio e alla cura della patologia, bensì allo sviluppo e potenziamento (empowerment) individuale e sociale. Capire il flow, come lo si raggiunge e quando, consente di delineare un modello di ottimizzazione della performance, fondato sull’idea che il benessere è il presupposto per risultati eccellenti.

Il Flow è un’esperienza di profonda concentrazione, impegno, gratificazione e stato affettivo positivo (Delle Fave, Massimini, 2005) che viene sperimentata in ogni attività che possa rappresentare per il soggetto delle opportunità d’azione sufficientemente complesse da richiedere impegno ed applicazione delle capacità individuali a livelli elevati.

A partire dalla sua prima teorizzazione nel 1975 ad opera dello psicologo Mihaly Csikszentmihalyi, diversi studiosi hanno via via individuato le caratteristiche del flow, quali: un elevato livello di concentrazione e di partecipazione all'attività, l'equilibrio fra la percezione della difficoltà della situazione e del compito (challenge) e le capacità personali (skills), la sensazione d'alterazione temporale (l'orologio interno rallenta, mentre l'orologio esterno accelera), un senso di piacevolezza e soddisfazione.

Studiando la creatività, Csikszentmihalyi (1996) ha poi individuato il networked flow, l’esperienza ottimale di gruppo dalla quale scaturisce l’atto creativo.

Keith R. Sawyer, uno degli allievi più noti di Csikszentmihalyi nel suo Group genius: The creative power of collaboration, New York (2007) ha studiato i gruppi creativi e la loro esperienza di flow: essa non si riduce ad una somma algebrica delle singole individualità, bensì nasce dalle interazioni reciproche, dall’armonia, dall’ascolto, dalla condivisione profonda, emozionante e generativa.

Mihaly Csikszentmihalyi – Flow – 01

Affinchè si realizzi il flow di gruppo è necessario che i membri del gruppo comprendano e condividano gli stessi obiettivi; che ciascuno ascolti davvero e attentamente l’altro; il gruppo sia capace di raggiungere una concentrazione elevata che escluda interferenze esterne; i membri del gruppo si sentano competenti e autonomi e coltivino una comunicazione continua, informale e spontanea.

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