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La SEO non è una forma di magia né un’alchimia perfetta

La SEO non è una forma di magia né un’alchimia perfetta

26 Agosto 2015 Redazione SoloTablet
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Internet ci ha regalato la libertà e forse anche l’illusione di averla. Online a farla da padrone sono gli algoritmi, di Google Search e non solo. Sono loro a determinare quale contenuto sia più attraente, adeguato, interessante e quale sia il migliore per rispondere alle esigenze del navigante online.
Per renderli felici sono proliferate negli anni numerose pratiche SEO (Search Engine Optimization) che coinvolgono migliaia di persone e società. Numerosi sono anche coloro che ritengono inutile la SEO o vi si oppongono credendo di essere dotati di conoscenze e pratiche migliori.

 

Per parlare di SEO abbiamo intervistato Pierfrancesco Palattella, consulente Seo con decennale esperienza che nel 2013 ha lanciato il suo progetto Professione Scrittura.

 

Buongiorno, per iniziare ci vuole raccontare qualcosa di lei? A chi si rivolge con le sue attività?

Buongiorno e grazie per aver pensato a me quale esponente di questa disciplina così tanto in voga da qualche anno.

Mi occupo di SEO da un po’ di tempo, circa dal 2010: prima lavoravo come giornalista (lo sono tutt’ora) e mi prodigavo a gestire testate di informazione online. Da lì è nata la mia passione, unita alla grande curiosità, per gli algoritmi dei motori di ricerca.

Cercare di capire come Google ragionasse e componesse le sue serp (le pagine dei risultati di ricerca) mi ha tremendamente affascinato. Da allora mi occupo di fornire consulenza SEO e nel 2013 ho lanciato la mia realtà Professione Scrittura che si occupa proprio di questo. Il mio ruolo è quello di aiutare imprese e realtà in generale che vogliano migliorare la propria visibilità in rete. Soprattutto nel campo del search, quindi sui motori di ricerca.

Come vive l’era digitale che ha trasformato il mondo attuale?

Una grande rivoluzione, e per me lo è stata ancor di più che per molti altri.

Il web è il mio lavoro, il mondo digitale è quello nel quale, volente o nolente, passo gran parte della mia vita da qualche anno a questa parte. Il lavoro fortunatamente non manca e mi ci dedico con piacere: quando seguo un cliente mi prendo a cuore il suo progetto e finchè le cose non iniziano ad andare come dovrebbero non smetto di lavorare.

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Sono abbastanza maniacale, ma d’altra parte questo lavoro lo richiede. A parte questo credo comunque che l’era digitale sia stata una grande conquista: credo che in pochi, forse quasi nessuno, neanche chi è nostalgico del passato, accetterebbero di tornare indietro e di perdere abitudini e comodità acquisite. Una rivoluzione ineluttabile, dato che ormai tornare indietro è sostanzialmente impossibile.

Di SEO si parla da molti anni. Nel tempo gli algoritmi di Google Search sono costantemente cambiati, in sintonia con gli obiettivi di business di Google. Quali sono secondo lei i motivi per cui oggi bisognerebbe investire in attività SEO? E perché la SEO è così importante?

Si se ne parla da molti anni: in Italia il concetto ha iniziato a diventare popolare da almeno un decennio, da quando Google ha iniziato ad introdurre determinati algoritmi (Panda nel 2011, Penguin nel 2012 ecc…) che hanno stravolto il modo in cui generava i risultati di ricerca.

L’obiettivo è quello di fornire sempre maggiore qualità e di dare all’utente ciò che realmente sta cercando andando incontro al suo intento di ricerca. In quest’ottica vanno inquadrati tutti i passi compiuti nel campo dell’intelligenza artificiale. L’obiettivo, si dice, è fare in modo che Google possa arrivare a ragionare quasi come un umano sempre ammesso che ciò potrà mai accadere.

Investire oggi nella SEO è fondamentale per chi vuole emergere in rete: dipende sempre dagli obiettivi che ci si pone e da quello che si vuol fare. Se l’idea è quella di fare business in rete, di avere visibilità per provare a lanciare un’idea, un prodotto o un servizio, avere maggiore visibilità diventa fondamentale. E la SEO si occupa esattamente di questo: più visibilità migliorando il posizionamento su Google.

Non tutti concordano sul fatto che la SEO risponda ai bisogni di chi vi investe e alle promesse in essa comprese. Molti sostengono di avere risultati buoni anche senza SEO. Cosa c’è di errato in queste scelte e comportamenti? Cosa direbbe a un potenziale cliente che manifestasse scetticismo e resistenza all’investire in questo tipo di pratiche?

Con i miei clienti sono brutalmente onesto, talvolta anche contro i miei interessi, e dico sempre che la SEO non è una forma di magia né un’alchimia perfetta. È un lavoro meticoloso e lungo, che richiede tempo ma che non è detto che dia risultati al 100%; d’altra parte neanche la medicina oggi è una scienza esatta, di certo non può esserlo la SEO. Per questo rido quando vedo in rete fantomatici consulenti SEO che propongono consulenza con garanzia di raggiungere i primi posti; e magari, il tutto a poche centinaia di euro. Vorrei scambiare quattro parole con questi per dire loro:

– le cose sono due: nella peggiore delle ipotesi stai vendendo aria fritta e sei un truffatore. Nella migliore, se veramente hai tra le mani il segreto per portare un sito in prima posizione al 100%, senza margine di errore, stai svendendo a pochi euro un qualcosa che vale oro. Ed in questo caso, non saresti più un truffatore ma un cretino. -
Ecco, al di là di questo, è chiaro che investire nella SEO, e farlo seriamente, a lungo andare porta risultati. Soprattutto perché in giro ci sono siti che sono in condizioni quantomeno scadenti. Capita spesso che vengano da me clienti con siti che non fanno accessi: quando li analizzo mi rendo conto che c’è da mettersi le mani nei capelli. Qualche volta sono i clienti stessi che magari, per risparmiare, provano a fare in prima persona, seguendo qualche consiglio in rete o magari affidandosi ad amici e parenti che hanno fatto 10 anni prima un mini corso di Wordpress e per questo si sentono in grado; altre volte vengono da esperienza quantomeno sfortunate con agenzie o consulenti che non mi spiego come facciano a lavorare. La rete, per tornare alla domanda di prima, è anche questo: chiunque, nascondendosi dietro ad uno schermo, può spacciarsi per quello che non è. Ecco allora che, venendo a monte alla domanda, quando ci si rivolge ad un consulente SEO è bene anche capire la persona che si ha davanti, valutarne la serietà e l’onestà. Una sorta di umanesimo della SEO e del Web Marketing in generale, un qualcosa per la quale dovremmo iniziare a batterci.”     

SEO, storytelling, social media marketing, SEM, ecc. Sono tante pratiche che sono emerse negli anni come utili per trasformare in digitale molti aspetti del business. Sono partiche che coinvolgono migliaia di operatori e professionisti. Come vede lei questo mercato in Italia? Non crede che ci sia un surplus di offerta e che molta di essa sia inadeguata? Non crede che anche la domanda sia altrettanto inadeguata?

“Sì, in parte è quanto affermavo nella risposta precedente: c’è tanta gente che si improvvisa a fare questo mestiere, e qui parlo in generale di tutto il mondo del Digital Marketing, non solo SEO. D’altra parte il mondo sta virando in quella direzione, si parla di riconversione digitale delle aziende. Il discorso riguarda anche il cliente finale, non solo chi si improvvisa esperto di Digital. Spesso gli stessi clienti avvertono l’esigenza di essere presenti in rete, perché oggi non se ne può fare a meno; ma nel concreto poi non hanno un qualcosa di strutturato, un’idea valida, un progetto serio. Spesso si affidano a te (consulente Digital) ma brancolano totalmente nel buio, non hanno le idee chiare su ciò che vorrebbero fare né essere. Credo però anche che stiamo entrando ora nel pieno della rivoluzione digitale, nella fase più acuta: sono convinto che anno dopo anno domanda ed offerta si affineranno e saranno meno inadeguate. Ciò avverrà anche piuttosto rapidamente immagino, d’altra parte in rete tutto accade ad una velocità molto maggiore rispetto alla vita ‘reale’.”

 

Infine una domanda filosofica. Praticando un’attività volta a soddisfare gli algoritmi non le sembra di contribuire alla costruzione di una realtà dominata dalle macchine? È come se ci si adeguasse al codice straniero che fa funzionare gli algoritmi e decide per noi cosa sia bene e male, cosa si debba comperare e quando, ciò che conviene pubblicare o meno, come va scritto e quanto deve essere esteso, ecc. Come professionista lei non si pone mai domande di questo tipo?

“Domanda molto interessante e profonda; mi piacerebbe scrivere fiumi di inchiostro per rispondere ma cercherò di sintetizzare. Io vengo da studi umanistici, sono giornalista e scrivere è sempre stata la mia passione. Prima per la carta stampata (ormai oltre 15 anni fa), poi ho iniziato a scrivere per i motori di ricerca. Il rischio c’è, inutile negarlo: quando mi approccio a scrivere un articolo o un testo, per lavoro, dentro me l’anima del giornalista e quella del SEO fanno a pugni.  Purtroppo l’esplosione del Digital e di tutte quelle discipline che abbiamo citato sopra ha fatto sì che sì buttassero sulla scrittura online anche persone che prima potevano scrivere al massimo la lista della spesa; probabilmente inserendo errori di ortografia anche in quella. La domanda me la pongo, nel mio piccolo cerco sempre di mantenere alta la qualità quando scrivo per il web; che poi è il segreto migliore per piacere anche a Google, alla faccia di chi ancora oggi, nel 2021, fa Seo Copywriting contando il numero di parole, kw density, percentuale di quante volte viene ripetuto un termine ecc… roba da Medioevo. La mia speranza è che Google continui in questo percorso intrapreso da qualche anno, orientato verso la qualità, e che da qui a breve, finalmente, possano essere premiati solo e soltanto contenuti scritti in un certo modo. Ne trarremmo beneficio tutti, magari alcuni tornerebbero a scrivere le liste della spesa.”

Per terminare e ringraziandola vuole aggiungere altro?

“Vorrei ringraziare voi di Solotablet per la possibilità e per il modo in cui affrontate il tema: una sorta di Umanesimo del Digital che va esattamente nella direzione di cui parlavo. Affrontare quindi questa enorme rivoluzione e trarne tutti i benefici: ma senza scordaci mai chi siamo. E parlo in generale, a livello di umanità che negli anni ha prodotto cose fantastiche. Non necessariamente dobbiamo abrutirci e ridurci a scrivere come analfabeti solo per pensare di far felice un algoritmo. Credo che un po’ di quel genio del passato e di quella qualità possiamo provare a portarcelo dietro anche nel mondo del Digital.”

 

 

 

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