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🍒🍒 FUOCO, TECNOLOGIA, GUERRA

🍒🍒 FUOCO, TECNOLOGIA, GUERRA

11 Febbraio 2024 Redazione SoloTablet
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Nell’era in cui tutti ci siamo eletti a novelli Titani capaci, grazie alla tecnologia, di sfidare gli Dei dei nostri tempi psico-malati, Prometeo, colui che regalò agli umani il fuoco, che Zeus non voleva dare loro, sembra vergognarsi del suo generoso gesto e provare dei rimorsi. Prometeo, che secondo l’etimologia usata da Esiodo era colui che sapeva prevedere, sembra oggi rendersi conto, vergognandosi, di non avere previsto nulla di ciò che sta succedendo. La Terra si è riempita di fuochi (guerre, combustioni da sottosuolo e mobilità, e non solo) che poco hanno a che fare con il Fuoco oggetto del suo dono. La saggezza che insieme al fuoco doveva servire a guidare lo spirito di iniziativa umano si è deteriorata fino a scomparire.

La tecnica è diventata il nostro fato anche se non è necessariamente il nostro destino. Ci ha ibridati permeando ogni aspetto della nostra esistenza, ci chiama a una riflessione ampia sugli effetti delle nuove tecnologie, ma anche all’uso che di esse viene fatto, ad esempio per alimentare le guerre che caratterizzano questi anni di crisi. Questa riflessione è stata fatta propria da filosofi come Gunther Anders che all’indomani della Seconda Guerra mondiale e dopo lo scoppio delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, sviluppa un pessimismo, per alcuni frutto di conservatorismo, come strumento umanistico per costruire scenari diversi da quelli perversi determinati dal prevalere della tecnica sull’humanitas, della macchina sull’umano. 

Questa riflessione andrebbe a maggior ragione ripresa oggi, in un contesto geopolitico caratterizzato da guerre impreviste e imprevedibili, che si accendono e si manifestano come forze distruttive, rese possibili dalla volontà di potenza della tecnologia, dal (pre)dominio tecnocratico sul mondo, dall’inarrestabile scivolamento dell’umano nel disumano e nell’inumano (le guerre in Ucraina e in Palestina ne sono illuminante testimonianza).

Per capire nel concreto cosa stia succedendo bisognerebbe abbandonare la pratica dello storytelling esistenziale cronachistico, come tale superficiale, per cercare di andare a fondo delle cose, tentare di cogliere le strutture fondamentali della realtà, allungare lo sguardo distogliendolo dallo schermo e dalle proprie scarpe, elaborare pensiero critico ponendosi domande, smettere di segare il ramo su cui ci si è stupidamente accomodati.   

Il generoso regalo di Prometeo ha permesso passi incredibili nello sviluppo di tecnologie efficienti, quasi perfette, ma ha portato l’uomo a peccare di tracotanza, pensandosi Dio e immaginandosi come Homo deus. Prometeo ha trionfato ma è entrato in crisi di identità. Si interroga sull’ingratitudine degli umani, sul suo essere diventato obsoleto rispetto alle creazioni che ha favorito e ai comportamenti umani che ha determinato. Dimenticato da tutti riscopre la sua condizione umana, l’imperfezione del mondo, rinuncia al suo orgoglio e alla sua arroganza per scoprire che tracotanti e arroganti sono diventati gli umani da lui gratificati con il dono del Fuoco. 

Di un Prometeo divorato dal rimorso parla anche il filosofo Peter Sloterdijk in un libriccino recentemente pubblicato (Il rimorso di Prometeo) descrivendo l’umanità moderna come un gruppo di piromani sempre attivi nel dare forma al disastro emergente. La sua attenzione va in particolare alla crisi ambientale ed ecologica, all’innalzamento della temperatura e al clima, interrogandosi su cosa possa fare l’umanità per evitare che l’esistenza stessa del mondo, per come lo abbiamo conosciuto finora, sia messa in discussione. È una domanda filosofica che però tutti dovrebbero fare propria perché aiuta a comprendere meglio ciò che sta succedendo in termini di libertà e liberazione, lavoro e sistemi di sfruttamento, procreazione e preferenze sessuali (in Francia il sesso non è più di moda, si legge!), diffusione dell’(iper)consumismo (Lipovetsky), mobilità e migrazioni, estrattivismo estremizzato, consumi di carbone e fonti fossili. 

Ai tanti fuochi accesi, la risposta che l’umanità moderna sa dare è insufficiente, limitata e manipolata. Inutile piantare alberi o limitare l’uso di acqua, bisogna spegnere i fuochi e cambiare il modus operandi che oggi è radicalmente estrattivo e privo di ogni sensibilità, nonostante si continui a parlare di sostenibilità in forma anestetizzante, forse per auto-ingannarsi. Serve maggiore radicalità di pensiero (da Ultima Generazione?), serve ritrovare la forza dell’immaginazione (un altro mondo è possibile!), è necessario definire un nuovo rapporto tra l’uomo e l’ambiente, bisogna ritornare a creare mitologie e mitopoiesi, serve dimenticarsi per un attimo delle macchine per ritrovare un nuovo umanesimo. 

Di rifondare l’umanesimo parla anche Edgar Morin nel suo ultimo saggio, Ancora un momento, di recente pubblicazione e nel quale propone, contro “la vita razionalizzata, cronometrata e votata all’efficienza”, la pratica di una “maggiore convivialità solidale […] per ritrovare le virtù del ben vivere attraverso la strada di una riforma esistenziale”. La proposta di Morin comprende suggerimenti che moltissimi oggi percepiscono di poter fare propri ma che per pigrizia, conformismo, cinismo e nichilismo propri non sanno fare. 

Disabituati alla solidarietà, alla generosità, alla convivialità, alla responsabilità e alla cittadinanza si accetta passivamente “l’egemonia del profitto, del denaro, del calcolo statistico, che ignora i veri bisogni e le aspirazioni a una vita autonoma e comunitaria”. Tra i suggerimenti di Morin c’è la scelta ecologica, lo sviluppo di un’economia sociale e solidale, la riforma delle condizioni lavorative, la riforma del consumo, la riconquista del tempo, lo spegnimento dei fuochi. La grande utopia del momento sarebbe quindi quella di passare da pirotecnici a pompieri, puntare allo spegnimento dei fuochi estrattivi, tecnologici, psicologici, politici e bellici. Prometeo ne sarebbe felice e potrebbe decidere di scendere dalla roccia a cui è stato incatenato. 

Del bisogno di un nuovo umanesimo ho parlato anche io nel mio ultimo libro NOSTROVERSO – Pratiche umaniste per resistere al Metaverso (https://delos.digital/9788825426939/nostroverso-pratiche-umaniste-per-resistere-al-metaverso). Il libro contiene una visione del mondo che si richiama anche ai filosofi qui citati (Anders, Sloterdijk e Morin) e una proposta fatta di pratiche umaniste: Costruire un nuovo umanesimo, Prevenire il collasso per scongiurarlo, Pensare criticamente, Praticare il dubbio e la libertà di scelta, Ridare un senso alle parole, Entrare in relazione, Tornare al contatto fisico, Superare la distanza con la presenza, Prendersi cura, Coltivare l’attenzione

Reimparare ad ascoltare, Restare curiosi, Ricordarsi di essere cittadini, Ricercare la verità, Esercitare la lentezza, Abbandonare Zoom, Demistificare l’onlife, Ritornare alla collettività, Libertà di scelta e generosità, Corrompere i giovani, Investire sul benessere psicobiologico dei bambini, Investire in scuola e educazione, Prepararsi a (morire) invecchiare. 

 

Bibliografia 

  • Gunther Anders - L'uomo è antiquato vol. 1
  • Gunther Anders - L'uomo è antiquato vol.2
  • Peter Sloterdijk – Il rimorso di Prometeo
  • Edgar Morin – Ancora un momento
  • Carlo Mazzucchelli – NOSTROVERSO – Pratiche umaniste per resistere al Metaverso

 

 

 

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