“Quando il conflitto erompe in superficie, la talpa ha già terminato il suo lavoro e la battaglia è de facto finita. Tutto ciò che resta da fare è ricordare, a chi è in posizione di potere, di guardare in basso per prendere atto che non c’è più nessun terreno sotto i loro piedi” – Slavoj Zizek
🍒EVENTI
La nostra vita è piena di eventi, tutto è vissuto come un evento, oggi sempre declinato al presente continuo del tempo tecnologico a cui siamo assuefatti. Ogni evento determina nuovi orizzonti di senso, il modo con cui percepiamo e ci relazioniamo alla realtà. Ogni evento, sia esso un gossip letto su una piattaforma social o l’invasione di un paese confinante, rappresenta un cambiamento in corso che trasforma il modo con cui percepiamo la realtà, anche se la realtà non ne rimane alterata (nel caso del gossip e non solo). Eventi come l’invasione dell’Ucraina fanno emergere qualcosa di nuovo, ci obbligano a mettere in discussione le nostre credenze, le nostre cornici di riferimento stabili a cui ci eravamo affidati da tempo, strutturano interi orizzonti di significato, di senso e di non senso che sempre le cose si portano appresso. Il tutto fino al prossimo evento che arriverà con gli stessi effetti trasformativi, anche manipolatori, sulle nostre cornici, modi di pensare, certezze, scelte e comportamenti.
Un evento non è una notizia. Evidenzia e racconta il cambiamento della cornice che usiamo per guardare alla notizia, alla realtà da essa raccontata e al mondo (oggi stiamo tutti usando la cornice geopolitica, solo l’altro ieri quella epidemica). Ci suggerisce di cambiare prospettiva, di riorientare lo sguardo, la sensibilità, la riflessione razionale e critica sulla realtà (il mondo relazionale fatto di opinioni e abitudini che abitiamo) e sul reale (la brutalità dell’evento dell’invasione e della guerra). L’evento traumatico apre lo spazio alla fantasia e all’immaginazione. La fantasia è una cornice, oggi molto tecnologica (la tecnologia è il mezzo che usiamo per interagire con la realtà), a cui si ricorre per soddisfare bisogni e desideri soggettivi, manipolati e condizionati dagli strumenti che utilizziamo. Con la fantasia ci trastulliamo, ci divertiamo, oggi ci spaventiamo. L’immaginazione svela le illusioni della fantasia, permette di trascendere il proprio ego e di fuggire dal trauma, andando alla ricerca di mondi immaginari, lontani dagli scenari e dagli orizzonti soggettivi nei quali ci troviamo immersi (via dalla pandemia, via dalla guerra, via dai talk show che ne parlano) o proviamo in modo melanconico a rifugiarci. Grazie all’immaginazione l’evento vero è quello che avviene dentro di noi, che ci cambia dentro, che ci porta a cambiare il nostro modo di relazionarci agli strumenti tecnologici, ai media, all’informazione, agli altri, alla natura, alla realtà, a noi stessi.
Molti eventi nascono dal nulla, semplicemente emergono, rompendo equilibri percepiti come immarcescibili, anticipando a volte quello che sta già andando storto, mettendo in crisi la nostra presunzione illusoria di essere liberi e autonomi. Ciò non ci esime dall’assumerci la responsabilità di confrontarci soggettivamente con ogni evento. Tanto non possiamo fuggire! Non si può fuggire dall’evento pandemia o dall’evento guerra. Entrambi rappresentano il reale (diverso dalla realtà), l’impossibile, ciò che non può essere esperito nel nostro immaginario, neppure simbolizzato dentro l’ordine invisibile che governa il nostro modo di vedere le cose dando ad esse senso e significati. La carica di violenza del reale come evento è tale da destabilizzarci, anche perché non è mai possibile coglierlo appieno nella sua fase di emergenza, furia e brutalità.
🍒CORNICI
Siamo parole in carne e ossa
Ogni evento può essere un punto di svolta radicale, spesso invisibile. La svolta non interessa solo i fatti e le cose che cambiano ma i parametri e i modi con cui li valutiamo e misuriamo, anche nei loro effetti di cambiamento. Oggi siamo travolti dagli eventi, le cose cambiano in continuazione, anche se a volte si ha l’impressione che tutto cambi senza che in realtà nulla cambi. Forse il vero evento è il mutamento del principio stesso di cambiamento a cui eravamo abituati. Senza contare che attenzione e disattenzione, alla base di molte delle nostre interazioni, sono organizzate socialmente, oggi anche tecnologicamente, ponendo il problema della realtà a cui noi prestiamo o siamo indotti a prestare attenzione.
Il media tecnologico ci ha abituati alla binarietà di stimolo e risposta ma le nostre reazioni binarie avvengono all’interno di stili cognitivi e cornici che influenzano il nostro modo di guardare il flusso degli eventi dei quali fa parte anche la nostra scelta e il nostro comportamento. Questa cornice indirizza la nostra attenzione, determina abitudini e ci guida nel trovare risposte alle domande che sempre ci facciamo: ma cosa sta succedendo? Dentro queste cornici noi separiamo il prima e il dopo di ogni evento ma al tempo stesso li uniamo. Le cornici indirizzano la nostra attenzione e le nostre emozioni verso gli oggetti che entrano nel nostro campo percettivo, le relazioni che li caratterizzano e i significati. Ognuno ha cornici diverse con conseguenze immediate sul tipo di inquadramento dell’evento, di attenzione, di reazioni emotive e di interpretazione.
Ci sono eventi che possono rompere la cornice facendo emergere dubbi sulla sua validità ma soprattutto aiutano a (ri)focalizzare l’attenzione sulla cornice piuttosto che sull’evento, su come cambia il modo con cui osserviamo/sperimentiamo l’evento (e se lo facessimo anche con la guerra in corso?). La cornice non è solo mentale o cognitiva ma materiale, come lo è il contesto di un’aula o quello di una piattaforma digitale di social networking. In entrambi gli esempi i contesti abitati determinano, in modo complesso, schemi, comportamenti, azioni, tipi di attenzione e loro orientamenti. La cornice, oggi tecnologica, è inconscia oltre che estesa e ubiquitaria, è mentale, cognitiva e materiale, soprattutto algoritmica. Il suo ruolo principale è catturare l’attenzione tenendola imprigionata con il risultato di condizionare, quasi anticipare (ci pensa l’algoritmo), i nostri desideri, poi le scelte e i comportamenti. Le une e gli altri finiscono per essere guidati da processi inconsci, non coscienti e tali da suggerire un’azione urgente e costante di decostruzione e riflessione critica, a partire dalle cornici tecno-mentali dentro le quali ormai agiamo e interagiamo con la realtà. Il risultato potrebbe essere la capacità di indirizzare diversamente l’attenzione, di determinare i nostri sistemi percettivi, di allerta, di apprendimento e di comprensione.
🍒SOCIAL NETWORK
Il social network, il contesto digitale dove sembrano emergere oggi tutti gli eventi, è oggi la cornice più potente in azione, per la comprensione del mondo e per dargli un senso. Una cornice che induce interpretazioni causali, valutazioni etiche e scelte politiche, che occupa lo spazio sociale online mediato e ibridato dalla tecnologia, capace di nascondere gli apparati estrattivi, la loro abilità nel radicarsi ed espandersi, i meccanismi di sfruttamento delle relazioni sociali, all’interno di gabbie e filtri interpretativi inconsci. Il contesto è quello della colonizzazione dei dati, finalizzata a trarre profitto dai dati generati da relazioni umane gestite come se fossero praterie (batterie) recintate dentro le quali a pascolare sono milioni di animali umani. Tutti etichettati per renderli (rin)tracciabili, dentro una narrazione che celebra la marchiatura finalizzata al benessere, che è poi la stessa cosa che viene raccontata per ovini, suini e bovini in gabbia (i polli possono anche non essere etichettati…solo sui banchi del supermercato). Il cartellino giallo che ci contraddistingue non è il simbolo della nostra identità ma un altro dato che serve a monitorare quanto il nostro profilo digitale sia simile a quello che ci viene costantemente cucito addosso.
Il contesto del social network è anche quello delle false verità, delle teorie complottiste e delle verità alternative che, in forma di notizie, spesso fortuite, fanno scattare l’immaginazione. Una immaginazione già preparata e in fermento, dentro cornici interpretative inconsce e sempre attive. Cornici utili, ma non da tutti usate, per esercitare la critica verso il potere da parte di chi il potere non ce l’ha. Cornici diffuse, introiettate da milioni di persone grazie al ruolo di piattaforme tecnologiche che funzionano da macchine produttive efficienti, efficaci e predatorie. Cornici che, nel caso delle teorie novax o complottiste, dimostrano tutta la loro forza, esplicitata dal consenso che esse riescono a raccogliere online. Nulla riesce a scalfire la convinzione di un novax di avere ragione, anzi l’assimilazione di informazioni in contrasto con le sue convinzioni finisce per rafforzare il suo sistema di idee, la sua cornice di riferimento che alimenta la sua “teoria del tutto”. La stessa cosa sta avvenendo sui social, e non solo, anche sulla guerra in Ucraina.
Ad avere una cornice sono anche gli algoritmi, non a caso costruiti da umani dotati di una loro cornice e capaci di adattarla a una macchina, responsabili della proliferazione di fake news e teorie complottiste varie. Cornici umane e artificiali traggono vantaggio dalla dimensione di scala dei social network (milioni di persone) che finisce per trasformare e validare come reale solo ciò che si conforma a sistemi di idee preesistenti. Da essi e dalle loro cornici emergono i mondi e le narrazioni alterativi di cui i social sono pieni, così come la tendenza a conformarsi al sentimento generale visualizzato sui muri delle facce degli utenti e che induce pattern comportamentali definiti e misurabili. La produzione di dopamina nel cervello, legata alle dipendenze, funziona come rinforzo per determinati comportamenti e non per altri. Con il risultato di un addestramento inconscio che porta a selezionare, ricercare e ripetere quei comportamenti e a non mettere in discussione la cornice attraverso la quale vengono agiti. Per il social network mantenere inalterata la cornice è anche un modo per mantenere l’utente concentrato evitando che uno stimolo imprevisto buchi il cono della sua attenzione.
La pervasività dei social network è forse la causa principale dell’affermarsi di cornici interpretative conformiste che alimentano il pensiero unico, frutto di una egemonia cognitiva che le piattaforme tecnologiche hanno conquistato. L’egemonia determina il tipo di cornice, i contesti, i contenuti e le conoscenze oltre che la coscienza degli individui. Condizionando in questo modo sia la consapevolezza della realtà vissuta sia il pensiero. Facendolo in modo invisibile e inconscio.
Mettere in discussione questo tipo di cornici ormai introiettate è complicato ma sempre possibile. Si tratta di evitare le risposte binarie e automatiche, di riconoscere i segnali come segni a cui si può credere ma anche non credere, che possono essere contraffatti ma anche negati, amplificati ma anche interpretati e corretti, da cittadini, riscattandosi dall’essere semplici utenti o consumatori. Per fare questo serve esercitare la lentezza, la (tecno)consapevolezza, la riflessione e l’elaborazione di pensiero critico, applicandole agli eventi e alle loro narrazioni digitali ma soprattutto alle cornici stesse con cui cerchiamo di dare loro un senso.
- Claudio Ceruti, nella rete dei social, Prospero Editore, 2022
- ** Le immagini sono mie foto di un viaggio in Kamchatka (Siberia) nel 2019. Usate per chi forse in quei fantastici posti non potrà andarci per lunghi anni!