E la sensazione è di nuova rottura, come due uova prese con calma e pronte per essere strapazzate. Tante stazioni, tanti colori. E si può toccare con mano quelle che sono state le culture di un’epoca, dimostrano come l’innovazione fa rima con tradizione. Mirko, stanco della bici, decide di portare a spasso il nuovo amico Oronzo. Già, anche i monopattini hanno un nome. E se non riuscite a memorizzarlo, fa niente se lo chiamate Orazio o Alfonso, l’importante è che si comporti bene, e non faccia… il cattivo. Si, ecco il termine giusto.
Nella città-politana puoi fermarti al parco, al molo, sdraiarti e tirar fuori i quaderni che hai per prendere appunti, schizzare gente che va e che parte, in continuo movimento.
Piace diventare parte di un meccanismo logico-didattico, quell’eterno di curiosità e apprendimento, continue culture ti girano intorno e ogni spazio riserva una sorpresa. Magari la serata giusta è quella in un locale figo, a ballare techno o bere champagne, il difficile sembra farlo con la persona giusta, e, per rimediare, tutti si rivolgono ad un mondo social. Guardi le foto e clicchi o la spunta o la “X” per eliminare.
Se tutto procede per il marketing giusto, troverai la persona per la serata, il caffè o il letto. Se va male, potresti incontrare l’anima gemella e, cosa più incredibile, l’amore.
Ero io. O forse, lo sono
Sognare qui diventa meraviglioso, respirare un po’ meno. Fumo e nebbia rendono a volte virtuali le condizioni universali, i monumenti.
Ti salva lo smartphone perché all’interno c’è un app ormai per tutto. Ed è tutto che ti porta a tutto.
Qui si sta bene. Kià coinvolge come una serpe nera, è il momento per riflettere, altroché lavorare. Bisogna legarsi subito, potrebbe esserci il colpo di scena immediato e ti ritrovi vittima dell’illusione.
Mirko disegna, inventa, sogna.
Camaleontico.