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Alla ricerca del proprio IO diviso e frammentato da Internet e dalla tecnologia

Alla ricerca del proprio IO diviso e frammentato da Internet e dalla tecnologia

22 Settembre 2015 Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
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Una recensione del libro 'L'io diviso' di Ivo Quartiroli. Mentre la tecnologia è scandita dal tic-tac dell’orologio digitale che la governa, la vita umana scorre tra i due battiti arricchendosi di esperienze che non si possono rinchiudere in un click. Ciò nonostante facciamo click a miliardi sugli stessi link di Google, icone, immagini e lo facciamo sempre in compagnia di milioni di altre persone, come se tutti agissimo con la stessa mente globalizzata e agita tecnologicamente e cognitivamente.

 

Ivo Quartiroli è stato tra i fondatori delle case editrici Apogeo e Urra. Da sempre osservatore attento e studioso della Rete e dei suoi effetti psicologici e sociali, scrive su www.indranet.org, affiancando le sue competenze informatiche alle sue ricerche spirituali e descrivendo la relazione tra tecnologie, psiche e società.

È editore di www.innernet.it, rivista online sui percorsi di consapevolezza, maestri spirituali, nuova scienza e ambiente. Ha pubblicato numerosi titoli di informatica e di analisi dei media. Una versione precedente di Internet e l'Io diviso, accolta da molte recensioni favorevoli, è apparsa in inglese, in formato digitale, nel 2011. È membro del comitato scientifico italiano del Club di Budapest.

Internet e l’Io diviso è pubblicato in Italia da Bollati Boringhieri


 

Il libro è l’ultimo pubblicato da un autore che da tempo studia e scrive di Internet cercando di evidenziarne, con un approccio che potrebbe essere definito antropo-tecnologico le conseguenze culturali e gli effetti sulla vita delle persone. Più che una riflessione speculativa la sua è una ricerca spirituale vissuta con trasparenza e condivisa nelle sue componenti esistenziali. Quartiroli continua a ritenere le tecnologie della rete come una forza propulsiva e capace di fornire immense opportunità di informazione, comunicazione e socialità ma ne sottolinea al tempo stesso i limiti e i rischi per la nostra libertà individuale e per il nostro futuro di esseri umani che tali vogliono rimanere. 

 

“Gran parte del fascino della tecnologia risiede nella sua capacità di suscitare in noi una sensazione di urgenza e meraviglia.I trucchi di magia sono efficaci quando la nostra consapevolezza è dirottata o catturata dal mago.Gli strumenti tecnologici sono come scatole magiche: riducono la consapevolezza sul loro significato più ampio e riorientando l’attenzione verso il loro seducente bagliore, creano così la società dell’intrattenimento totalitario.”

Per superare questi limiti è necessario adottare un atteggiamento proattivo di riflessione critica perché la tecnologia è in costante evoluzione e tende a suggerire e imporre nuovi comportamenti e modelli di vita che non conviene accettare passivamente o ideologicamente come un dato di fatto, immodificabile e inevitabile. Il suggerimento di Quartiroli al confronto e alla riflessione è tanto più puntuale quanto pressante è la competizione della tecnologia nei confronti di una realtà umana che sembra avere delegato ad altri ogni utopia futura nella ricerca spasmodica del tempo reale e del qui e ora tecnologico.

Mentre la tecnologia è scandita dal tic-tac dell’orologio digitale che la governa, la vita umana scorre tra i due battiti arricchendosi di esperienze che non si possono rinchiudere in un click. Ciò nonostante facciamo click a miliardi sugli stessi link di Google, icone, immagini e lo facciamo sempre in compagnia di milioni di altre persone, come se tutti agissimo con la stessa mente globalizzata e agita tecnologicamente e cognitivamente.

Il libro è stato catalogato nella categoria dei tecnofobi unitamente ad altri autori come Nicholas Carr ed Eli Pariser. Il primo nel suo libro Internet ci rende stupidi? Come la rete sta cambiando il nostro cervello (Raffaello Cortina, Milano 2011) ha richiamato l’attenzione sugli effetti derivanti da un uso eccessivo di Internet come strumento di navigazione e informazione e cognitivo. Il secondo con il suo libro Il filtro: quello che Internet ci nasconde (Il Saggiatore, Milano 2012) ha reso noto quello che non tutti sembrano voler comprendere, la logica perversa che domina il motore di ricerca più famoso della rete e la sua tendenza a personalizzare i risultati sulla base della percezione del profilo dell’utente che si è fatto online, una logica che restringe le possibilità di conoscenza collegate alle ricerche online. Quartiroli, pur partendo dalle stesse conoscenze tecnologiche di Carr e Pariser, sembra prestare maggiore attenzione a studi scientifici come quelli di psicologi e neurofisiologi attenti alle conseguenze di fenomeni e pratiche collegate all’uso della tecnologia come il multitasking. Non è un caso che l’attenzione sia rivolta alle influenze della tecnologia sulla nostra mente e sui nostri stati di coscienza. 

Il contenuto del libro è sintetizzato in brevi cenni nell’introduzione, utilizzata da Quartiroli per ricordare quanto la sua vita personale e professionale sia stata impermeata dalla tecnologia  e immersa nell’oceano digitale ma anche dalla sua esperienza di meditazione, che lo ha portato a entrare in contatto con la propria realtà interiore. Ne è derivato un cambio di prospettiva e di focalizzazione: “Se all’inizio il mio interesse riguardava ciò che possiamo fare con la tecnologia, ora mi premono gli effetti che la tecnologia ha su di noi”.

E’ una ricerca che parte da una profonda conoscenza del mondo digitale, dalla consapevolezza delle sue potenzialità, limiti ed effetti e dalla volontà di elaborare una riflessione utile ad apprendere come padroneggiare la tecnologia senza perdersi al suo interno. Con l’obiettivo di fornire strumenti cognitivi e di conoscenza per battere la vulnerabilità umana, Quartiroli suggerisce di non confondere la libertà con la semplice trasmissione di gigabyte di dati e informazioni e di non permettere alla tecnologia di sostituirsi a noi nella ricerca della verità e dell’amore.

Ciò che conta è la capacità di trovare un equilibrio resistente alla pervasività tecnologica e al bombardamento continuo di informazioni e nuovi stimoli che sembrano volerci impedire un'attenzione cosciente prolungata e la concentrazione: “La tecnologia ha indebolito la nostra capacità di auto-comprensione, trasformandoci, a nostra insaputa, in veri servomeccanismi”.

L’interesse dell’autore nasce da molta curiosità intellettuale e umana che mira a comprendere come mai la nostra mente si faccia ammaliare dagli strumenti tecnologici fino a dimenticarsi di chi li usa e a lasciar correre l’abuso che dei nostri dati e profili online viene fatto da realtà come Google e Facebook e dalle grandi marche e società di marketing che questi dati ricevono. Una possibile spiegazione è trovata nella capacità attrattiva delle nuove tecnologie e nel loro flusso ininterrotto di contenuti che finisce per monopolizzare tutta la nostra attenzione e farci perdere la nozione del tempo e del reale. Il dispositivo tecnologico che usiamo non fa altro che riflettere in rete la nostra mente e il nostro sé ma questo riflesso finisce per stregarci con la nostra stessa immagine e per renderci vittime consenzienti di un circuito chiuso con effetti non sempre positivi.

Per non farsi intrappolare all’interno di nuovi mondi e realtà che ci siamo auto-costruite e per non farci manipolare da una mente che ci porta fuori strada, può venire in nostro soccorso la meditazione che “Ci riporta verso la realtà e la verità, sul sentiero della conoscenza e del controllo della mente, distogliendoci dal desiderio di dominare il computer come esternalizzazione delle nostre doti mentali. La meditazione amplifica la nostra consapevolezza e ci integra nell’altra rete globale, quella fatta di consapevolezza, che permea ogni cosa”.

 

Per elaborare la sua analisi-proposta, Ivo Quartiroli ricorre a materiali provenienti da discipline e campi tra loro molto diversi. Nel libro c’è molta psicologia e tanta tecnologia ma anche numerosi riferimenti ai media sociali, alla spiritualità, all’antropologia e, naturalmente, alla rete delle reti, Internet. Nulla è lasciato fuori e nulla rimane intentato nel cercare di proporre una comprensione degli effetti della tecnologia sulla nostra mente e sulla nostra vita quotidiana.

Il libro è impegnativo ma non difficile.  E’ ben organizzato e i contenuti di ogni capitolo sono sempre interessanti e ricchi di riferimenti bibliografici e autorali. Internet e le nuove tecnologie sono analizzate nelle loro conseguenze cognitive ma anche politiche per proporre alternative come il diritto a minore informazione, alla disconnessione, al mancato aggiornamento e al silenzio con l’obiettivo di recuperare la qualità della vita, individuale e personale prima e poi anche sociale e politica.

I primi tre capitoli sono dedicati ad analizzare i limiti della tecnologia e le sue promesse attraverso una lettura attenta di come essa si sia pian piano impadronita di molti ambiti tipicamente umani per imporsi come nuova ideologia e religione (“la tecnologia non si discute” – “la tecnologia è inoppugnabile”) che ci rende fragili e ci usa. La tecnologia non può essere imbrigliata in norme, leggi o imposizioni perché è capace di ridefinire la stessa terminologia con cui ci riferiamo a esse.

L’evoluzione delle nuove tecnologie dell’informazione ha dato nuovi significati a parole come libertà, democrazia, verità e intimità. Per comprendere questa influenza è sufficiente pensare a quanto sia mutato il significato di amicizia dall’avvento dei social network e delle loro reti di contatti costruite sui ‘MiPiace’. 

Who am I? Where do I come from? I am Antonin Artaud -  and I say this - as I know how to say this - immediately - you will see my present body - burst into fragments - and remake itself - under ten thousand notorious aspects - a new body -  where you will - never forget me.

Le trasformazioni indotte dalla tecnologia avvengono in profondità, distolgono la nostra attenzione dal modo reale ma ridefiniscono anche il nostro mondo interiore influenzando la nostra psiche e producendo una globalizzazione della mente costruita sull’uso che facciamo di oggetti tecnologici come mouse, dispositivo mobile, icona, cinguettii. Sbaglia chi crede di poter dominare la tecnologia, così come sbagliata è la convinzione che la mente sia superiore a tutto il resto, corpo e cuore compresi. Fin da bambini impariamo grazie al gioco, alla nostra capacità di socializzare e all’uso del corpo.

La tecnologia si rende indispensabile sotto forma di strumenti utili alla nostra sopravvivenza ma soprattutto per la sua capacità di suscitare in noi un senso di urgenza e meraviglia. Queste abilità si esprimono come trucchi di magia capaci di dirottare e catturare la nostra consapevolezza e che finiscono per impedirci di comunicare con noi stessi. Cosa ben diversa da quanto succede quando la nostra esperienza è umana (amore, sesso, ballo, musica) perché fa emergere un testimone interiore che ci regala la consapevolezza attraverso l’azione.

Nel terzo capitolo sono descritte le radici delle tecnologie dell’informazione e il loro stretto legame con lo sviluppo economico e tecnologico del mondo occidentale finalizzato alla produzione in un ciclo che si auto-alimenta. Da questa evoluzione/rivoluzione ne è derivata una visione del mondo che ha permeato l’intero mondo occidentale. In questa visione la tecnologia ci porterà un mondo migliore, è destinata a ricongiungerci con la perfezione perduta e a rappresentare la nostra salvezza finale. Ne deriva una visione messianica della tecnologia che punta al superamento stesso della nostra mente e a prefigurare, con la singolarità di Kurzweil, una mente più efficace, potente e immortale sostenuta dall’ingegneria elettronica e genetica. Uno scenario che per Quartiroli è da contrastare con il cammino spirituale e la tecnologia meditativa, finalizzati alla consapevolezza interiore. Un obiettivo che non può essere raggiunto attraverso neuroni elettronici o con la semplice aggiunta di “rifiniture e maggior controllo” tecnologico della nostra mente.

I capitoli quattro, cinque e sei toccano argomenti rilevanti della vita delle persone come l’intimità e la sessualità, i beni di consumo e la commercializzazione di prodotti, la politica, la partecipazione e il controllo da parte del potere istituzionale. Le tecnologie influenzano tutti questi ambiti in modo diverso ma sempre con effetti che richiedono una crescente e maggiore attenzione.

Internet e le nuove tecnologie influiscono sulla sfera emotiva e sessuale staccandoci dalla realtà corporea esperienziale e trasformando sia l’esperienza della seduzione che le relazioni interpersonali mettendo a rischio la virilità e le questioni di genere: “La pratica del cybersesso è così diffusa che secondo alcune donne ormai agli uomini interessa solo fare chat a sfondo sessuale e […] la fantasia numero uno delle donne è offrire uno spogliarello privato e virtuale”. Ne consegue uno svuotamento dell’intimità e la difficoltà a ricostruire esperienze di contatto corporeo capaci di allontanare porno-dipendenze, dalle caratteristiche virtuali o percepite tali e capaci di generare solamente nuova solitudine interiore e sociale.

La tecnologia gioca un ruolo anche nelle politiche dei governi e nei loro tentativi volti a manovrare la psiche dei cittadini per evitare prese di coscienza e nuove consapevolezze capaci di suggerire azioni per cambiamenti e ‘rivoluzioni’ possibili. Il controllo è esercitato attraverso strumenti tecnologici di video-sorveglianza ma anche l’invasione nella sfera digitale delle vite online dei cittadini senza alcun rispetto per la privacy individuale.

I capitoli 7/8/9 sono per chi ama la tecnologia ed è un abitante assiduo dei luoghi sociali della rete. Sono dedicati all’ascesa del social networking, alle generazioni di ragazzi digitali e alle loro specificità di nativi digitali influenzati fin dalla tenera età da trasformazioni anche neuronali della tecnologia, e alla alfabetizzazione tramite nuove forme di editoria e libri digitali.

I capitoli forse più interessanti sono gli ultimi nei quali l’autore racconta di come la tecnologia sia capace di catturarci e farci perdere nella corrente, dello sviluppo tecnologico come metafora di quello psicologico e dell’io digitale diviso, del processo della conoscenza, e della tecnologia come paradiso in terra che ci fa dimenticare quello che realmente siamo. Segue il capitolo finale con alcune indicazioni su come ‘mordere il serpente’ e uscire dal giro anche attraverso la meditazione.

La tecnologia provoca continue reazioni di orientamento di pavloviana memoria. Siamo persi e presi nella corrente e reagiamo istintivamente a qualsiasi stimolo, nuovo o improvviso, visivo o auditivo che riceviamo. E’ una reazione finalizzata alla sopravvivenza e che si basa su un meccanismo consolidato di ricompensa. Ogni azione che stimola questo meccanismo attiva quello della dipendenza che comporta generazione di dopamina. Così si spiega la nostra sofferenza quando non riceviamo notifiche Facebook o messaggini o quando percepiamo dai pochi ‘Mi Piace’ di essere tagliati fuori dalle reti sociali mainstream. Pur di rimanere in circolo siamo disposti a qualsiasi cosa, anche se il prezzo da pagare è spesso l’impossibilità di vivere il presente e l’impossibilità di colmare la distanza tra obiettivi e desideri.

 

Gilles Deleuze

Le nuove tecnologie e media sociali hanno possono avere effetti importanti sulla nostra capacità di concentrazione e di mantenere alta l’attenzione. Quest’ultima è uno dei pilastri della consapevolezza e la sua mancanza ci lascia senza difese contro il flusso di informazione che ci circonda. “Senza attenzione – scrive Quartiroli – rischiamo di diventare semplici servomeccanismi della tecnologia, cliccando qua e là in modo ossessivo senz’alcuna direzione”. L’assenza di attenzione ci priva del controllo delle nostre intenzioni e della capacità di interpretare le informazioni ma anche della consapevolezza del nostro stato interiore che include il corpo, le emozioni e le sensazioni.

La tecnologia ha sostituito ideologia e religione nella formazione della personalità e lo ha fatto condizionando e mediando le relazioni e i contatti che ognuno intrattiene con gli altri. La mediazione passa attraverso semplici e capricciosi click, capaci di dar vita a nuove amicizie e legami così come di distruggerle in tempo reale. Ne deriva un'instabilità che impedisce o influisce nelle relazioni umane autentiche della vita reale. Dice Quartiroli che “I media e la tecnologia stanno trasformando la psiche a un livello che non abbiamo ancora avuto modo di comprendere” e ancora che “La pressione degli stimoli esterni è più forte della nostra capacità di digerirli tramite gli enzimi della coscienza interiore”. La tecnologia plasma le nostre identità e ci ruba l’anima!

Il libro è pieno di riferimenti a Marshal McLuhan e alle sue riflessioni sul ruolo dei media tecnologici nel far perdere all’uomo il contatto e l’esperienza diretta con la natura. Per McLuhan nell’epoca elettronica indosseremo l’umanità intera come pelle perdendo la nostra identità a favore di una collettiva. Molto è dipeso dall’evoluzione della rete e di Internet e Quartiroli ne coglie l’essenza scrivendo che “La frase rivelatoria di Marshall McLuhan «il medium è il messaggio» vale anche per Internet. La Rete non è solo uno dei tanti media bensì la loro somma, e il suo impatto sulle nostre vite interiori e oggettive è di conseguenza ben più pressante rispetto a quello dei suoi predecessori”.

Nell’ultimo capitolo l’autore prova a suggerire alcune contromisure al predominio pervasivo della tecnologia. Lo fa partendo dalla pratica tantrica di farsi mordere da un serpente per capire fino a che punto si possa perdere la consapevolezza di sé. La tecnologia è il serpente e per verificare la sua forza bisogna praticarla e provarla, farsi mordere.

Pur essendo diversa da altre sostanze che creano dipendenza, la tecnologia dell’informazione tende a farci dimenticare noi stessi nel flusso delle informazioni ed è per questo importante verificare a ogni istante il nostro grado di auto-consapevolezza. Cosa non facile perché “abbiamo esternalizzato parti delle nostre attività mentali alla tecnologia e ingabbiato altrove l’attenzione”. Ma si può fare, basta osservare gli stimoli in entrata e non reagire in tempo reale ma prendersi una pausa e respirare.

La tecnologia nutre la mente e la proietta verso cime inesplorate e irraggiungibili ma è sempre un’arma a doppio taglio. Serve uno sforzo di volontà per resistere e dirottare la propria attenzione e concentrazione sulla presenza interiore e “va fatto ogni volta” e in continuazione.

La soluzione non sta nell’abbandono della tecnologia ma nel continuare a mantenere la capacità di staccare la spina e uscire dal giro quando lo si vuole fare. Per riuscirci è utile mettere in pratica alcune semplici azioni, come ad esempio stare davanti allo schermo di un computer senza fare nulla e resistendo alla voglia di cliccare, per indagare le motivazioni nascoste dietro le nostre abitudini. Farlo ci può far scoprire che esse sono dei sostituti per bisogni di altro tipo o rivelarsi come difese psicologiche dietro cui si celano sentimenti diversi. La meditazione serve a portare la consapevolezza oltre i desideri meccanici della mente per tornare a essere padroni della propria attenzione.

Viviamo costantemente immersi nel mondo illusorio di Maya che non può essere evitato. La tecnologia aggiunge ulteriori veli attraverso mondi virtuali che si sovrappongono a quello reale. I mondi sono diversi ma le nostre reazioni ed emozioni rimangono le stesse. La nostra mente è illusoria tanto quanto la tecnologia ma se riusciamo a entrare nell’illusione con consapevolezza possiamo renderci coscienti del vero e “ritornare al mondo illusorio che a quel punto diventa una delle tante espressioni del vero”.

La chiusura del libro è in chiave fantascientifica ma non troppo. L’evoluzione è tale che le previsioni dell’autore potrebbero realizzarsi in tempi ancora più prossimi di quanto previsto. Lo scenario prefigurato è quello di pensieri condivisi per via elettronica e di strumenti tecnologici capaci di trasmettere i nostri stati interiori e di ‘vedere’ cosa pensano i nostri vicini di scrivania.

Con qualche rischio possibile e assimilabile a quello da cui è partita l’intera riflessione dell’autore, la constatazione che passato l’entusiasmo iniziale finiremmo per annoiarci, esattamente come succede oggi con la TV e il social network o Internet. “A quel punto potremo osservare i nostri pensieri per quello che sono: bolle che volteggiano nella Coscienza universale e forme della lila (il gioco divino che crea Maya il mondo illusorio della mente) che danzano nel corso del tempo”.

 

 

 


Bibliografia

  • *C/UNIX : guida per il programmatore / Ivo Quartiroli, Andrea Spinelli
    Milano : Clup, 1986
  • Internet e l'Io diviso. La consapevolezza di sé nel mondo digitale, Bollati Boringhieri
  • www.innernet.it
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