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Non pubblicare le foto dei tuoi figli online soprattutto se non hai chiesto loro il permesso

Non pubblicare le foto dei tuoi figli online soprattutto se non hai chiesto loro il permesso

01 Gennaio 2019 Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
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L'uso e abuso delle piattaforme tecnologiche da parte degli adolescenti per appuntamenti e chat erotiche, per la navigazione di siti e la visione di filmini pornografici è pratica diffusa e condivisa. Lo è anche la pratica del selfie, motivata dalla ricerca continua di un'identità e dalla scelta di condividere fotografie personali per ammiccamenti o approcci di tipo sessuale, e per la pratica del sexting, un fenomeno favorito dallo stesso narcisismo esibizionista che alimenta il selfie.

Queste pratiche e relativi comportamenti dovrebbero richiamare l'attenzione e la responsabilità educativa degli adulti tecnovigili per dotare i ragazzi di strumenti di comprensione degli ambienti digitali che frequentano e degli effetti delle loro azioni nell'abitarli. Esercitare questa responsabilità non è semplice, soprattutto per persone adulte, immigrate digitali, non propriamente dotate di strumenti cognitivi e di conoscenza sufficienti a spiegare ai ragazzi vantaggi e opportunità così come rischi e pericoli delle piattaforme tecnologcihe da essi usate. Non lo è anche perché i primi a fare un cattivo uso delle nuove tecnologie, spesso in modo superficiale e automatico,  sono proprio gli adulti, ad esempio pubblicando senza alcuna attenzione o risipiscenza le foto dei loro figli fin da quando sono bambini e ancora in fasce. Una pratica diventata abitudine, motivata dalla disponibilità del mezzo tecnologico e dalla facilità con cui è possibile esprimere la gioia genitoriale per la nascita di un figlio o una figlia, con la condivisione di loro fotografie online. 

quadro con frutta

La pubblicazione continua anche quando i ragazzi sono adolescenti e senza chiedere loro il permesso. Non si chiede loro il permesso neppure per la pubblicazione di informazioni personali, spesso fatta attraverso piattaforme di social networking come Facebook, non propriamente adeguate a salvaguardare la privacy e la riservatezza delle informazioni.  Il problema che ne nasce non è solo di natura giuridica ma condiziona e determina il rapporto educativo e fiduciario che dovrebbe intercorrere tra genitori e figli, adulti e adolescenti. 

La pubblicazione immotivata di fotografie dei più giovani da parte di genitori, nonni e zii comunica l'esercizio di cattive pratiche poi facilmente emulate e ripetute dagli stessi ragazzi tecnorapidi. Pratiche che evidenziano la seduzione esercitata dal mezzo tecnologico a cui soggiacciono gli adulti, l'assenza di limiti comportamentali ma anche di diritti, la mancanza di rispetto dell'etica che dovrebbe sempre governare ambiti sociali come quelli oggi abitati online. La pubblicazione online, spesso compulsiva, di immagini dei figli da parte dei genitori, suggerisce ai ragazzi  comportamenti simili, completamente disibiti e privi di responsabilità. Suggerise anche una visione sbagliata dell'apparato tecnologico e dello sfruttamento da esso fatto di contenuti e immagini pubblicate. 

A Facebook, Instagram e Twitter non interessano i contenuti pubblicati ma che si continui a pubblicare e a condividere. Una fotografia non viene letta come portatrice di ricordi, memorie ed emozioni ma come semplice elemento utile a raccogliere dati e informazioni, da memorizzare nel cloud, e da usare per scopi marketing e commerciali. Ciò che i genitori fotografano, siano essi bambini appena nati, in fasce o in età adolescienziale, non importa. L'immagine messa online dovrebbe però suscitare alcune riflessioni in chi la pubblica e la condivide sui social network. Sicuramente riflessioni sull'esistenza di una autorizzazione a farlo ma poi anche sul fatto che mentre si compie un'azione con l'intento di documentare un ricordo, un'evento o un'emozione, in realtà si sta alimentando un apparato tecnologico, la sua bulimia di dati e inormativa, mettendo a rischio chi in quella documentazione è rappresentato e raccontato. 

Una riflessione attenta sull'uso del mezzo tecnologico dovrebbe suggerire a genitori e adulti comportamenti tali da poter essere definiti buone pratiche. Una su tutte prevede la non pubblicazione di foto di bambini, ragazzi e ragazze, adolescenti, figli e figlie, soprattutto senza averne prima ottenuta l'autorizzazione. 

 

 

 

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