Le reazioni all'annuncio del nuovo iPhone 5 di Apple sono state pari, in esagerazione, alle aspettative. Le prime e le seconde meritano una breve riflessione da condividere con quanti ci seguono per ragionare sulla realtà che ci circonda e su come la interpretano i suoi protagonisti.
Premesso che tutto il mio armamentario tecnologico è Apple (iPod, iPhone, iPad, Mac, WebTV, Router ecc.) e seguo con passione e interesse l'evoluzione della storia di un marchio diventato religione, credo che quanto sta succedendo intorno ad Apple sia un 'tantino' esagerato e meriti un aggiustamento.
Il primo modo per farlo è di riflettere sul fatto che il cambiamento non è una necessità, che la rivoluzione non è cosa da tutti i giorni e che Apple conosce bene sia l'una che l'altra cosa.
Il progresso non consiste sempre nel cambiamento ma dipende dalla capacità di migliorare (non necessariamente ottimizzare) l'esistente. Se l'obiettivo finale è il cambiamento, il rischio è che non ci sia nulla da migliorare e si debba ripartire sempre da zero. Cosa che sicuramente Apple non ha alcuna intenzione di fare.
Il futuro non è prevedibile, se si guarda al mondo così com’è!
L'iPhone 5 ha deluso molti e in particolare tutti coloro che avevano prefigurato l'arrivo di qualcosa di rivoluzionario. Questa delusione non è nuova, ed anzi è ripetitiva a partire dal rilascio dell'iPad3, poi dell'iPhone 4S e ora dell'iPhone 5. Ciò non ha impedito ad Apple di continuare a ruggire come leader di mercato e di vendere milioni di iPhone 4S così come di iPad (3) e il tutto in pochi mesi. E ora venderà sicuramente milioni di iPhone 5!
La lezione che molti vorrebbero impartire alla Apple di Tim Cook è che Apple deve mantenersi fedele al passato puntando su innovazione e cambiamento. Con Steve Jobs i mercati erano abituati a prevedere il futuro a partire dalle sue scelte e comportamenti passati. Oggi è come se il filo si fosse spezzato e le previsioni fossero diventate più complicate e difficili da realizzare.
In realtà emerge un approccio pragmatico intelligente volto alla 'customer retention' e al consolidamento di segmenti di mercato che hanno bisogno di maturare per poter sfruttare al meglio le tecnologie e i servizi attuali in attesa dei nuovi che arriveranno.
Il marchio Apple ha generato comportamenti e modi di pensare coinvolgendo legioni di persone che operano spesso in modo acritico con il rischio di agire come adepti di una setta o religione (gregge? dianetics?) ma che contribuiscono in modo sostanziale al lancio e al marketing di ogni nuovo prodotto. Più che la bontà e la qualità del prodotto conta l'adesione ad una fede e ad una icona. Nel fare questo dimostrano spesso di non comprendre neppure alcune delle metafore usate da Steve Jobs per illustrare la sua visione e strategia.
"When we were an agrarian nation, all cars were trucks," Jobs is cited musing. "But as people moved more towards urban centers, people started to get into cars. I think PCs are going to be like trucks. Less people will need them."Steve Jobs
Questo approccio sempre in attesa di 'miracoli' e nuove meraviglie finisce per far dimenticare quanto Apple sia in relatà più interessata al profitto, al market share e alla crescita in termini di fidelizzazione della propria clientela.
Dopo ogni annuncio riparte ogni volta la pratica delle indiscrezioni e delle anticipazioni su prodotti e caratteristiche tecnologiche spesso mai pensati dalla stessa Apple. E quando il prodotto arrivato non rispecchia le aspetttative riempiono i punti vendita per acquistare l'ultimo gadget arrivato ed eventualmente sostituire quello acquistato pochi mesi prima ( alla faccia dela decrescita e di Latouche!).
E la storia è destinata a ripetersi.
Prossima tappa .....iPad Mini!