Tutto ciò è reso oggi molto più semplice rispetto al passato dal fatto che, grazie all’evoluzione tecnologica, ogni nostro gesto e azione lascia registrazioni e tracce digitali che offrono agli studiosi l’opportunità di scendere a livelli di dettagli analitici senza precedenti nella storia. I risultati delle molte ricerche in corso dimostrano in modo convincente che la maggior parte delle nostre azioni è guidata da leggi, schemi e meccanismi che sembrano essere altrettanto prevedibili e riproducibili di quelli individuati nelle scienze naturali. La conoscenza di queste leggi aiuta non tanto la previsione quanto la comprensione dei fenomeni che riguardano non soltanto il singolo ma milioni di individui e i loro comportamenti individuali e di gruppo.
Questo almeno è quanto sostiene Albert-Lazlo Barabasi nel suo ultimo libro “LAMPI la trama nascosta che guida la nostra vita”, edito e pubblicato in lingua italiana da Einaudi all’inizio di quest’anno (2011).
Il nuovo libro di Barabasi è un misto di narrazione storica e di divulgazione scientifica. La narrazione storica ci permette di conoscere una parte importante della storia della patria dell’autore, la parte scientifica è il resoconto di studi, ricerche, intuizioni, scoperte che hanno guidato il suo lavoro e determinato le riflessioni pubblicate nel libro a sostegno della tesi che, alla base dei ritmi della vita e dei comportamenti umani, esiste un ordine più profondo che può essere previsto, studiato e come tale sfruttato. Se questa opportunità fosse stata data ai protagonisti storici narrati nel libro, probabilmente la loro storia personale ma anche quella dell’Ungheria, della Chiesa e dell’Europa avrebbe potuto essere diversa.
Fragilità sistemica e fragilità umane
La componente storica e quella scientifica si alternano anche nella struttura del libro rendendo avvincente la lettura come un giallo nel quale si vuole conoscere la sorte del protagonista, in questo caso il cavaliere szekler Gyorgy Dozsa Szekely, e perché la sua sorte è stata determinata dai ‘Lampi’ che lo hanno portato a compiere il suo destino. La storia patria serve a Barabasi per dimostrare come le azioni degli uomini che hanno fatto la storia, ma anche le nostre, siano in realtà governate da regole e meccanismi che nella loro semplicità potrebbero avere la stessa predittività della legge di gravitazione di Newton. La sequenza semplice degli eventi sembra spesso confusa e misteriosa. Nel quattrocento lo era sicuramente, oggi la disponibilità di miriadi di dati prodotti dalle tecnologie digitali ci aprono invece un immenso laboratorio per la ricerca sociale dalla quale emerge che i nostri atti o gli eventi, nei quali siamo più o meno attori, non sono discreti, casuali e isolati ma parte di una rete magica di dipendenze. Ogni storia, individuale e di gruppo si trova dentro altre storie che rivelano ordine dove ci si potrebbe attendere caos, e casualità dove al contrario tutto sembrerebbe preordinato. Più si analizzano i dati e più si scopre come le nostre azioni seguano schemi semplici e riproducibili governati da leggi di vasta portata. E’ come se invece di essere dei giocatori di dadi alla ricerca dello scenario futuro possibile, fossimo invece dei robot desideranti e sognanti ma guidati da un pilota automatico.
Il tema della previsione del futuro interessa tutti e nel confronto delle previsioni tendiamo ad avere a priori un atteggiamento di fiducia o di scetticismo. Alla prima categoria appartengono indovini, interpreti della psiche e consulenti di borsa, alla seconda coloro che invece tendono a mettere in discussione la capacità divinatoria dei Nostradamus di turno e a sottolineare i loro frequenti e grossolani errori previsionali. Eppure le previsioni, pur difficili, non sono impossibili! Facile ad esempio prevedere con precisione eventi che obbediscono a leggi naturali, più difficile prevedere l’esito di fatti storici. Se fosse vero il contrario il cavaliere Szekely sarebbe ricordato nella storia ungherese in modo molto diverso da quello attuale o non ricordato affatto. In ‘Previsione e profezia’ d’altra parte lo scienziato e filosofo Karl Popper ha sostenuto che laddove sono coinvolti esseri umani la previsione è impossibile e il suo pensiero ha finito per influenzare e condizionare le scienze sociali dei decenni successivi. Ma il fatto che anche Einstein abbia dovuto ammettere che il nostro universo è probabilistico come indicato dalla teoria quantistica sta ad indicare che il problema potrebbe non essere nel metodo ma nella disponibilità di dati e oggi disponiamo di molti dati e anche di potentissimi computer con i quali possiamo elaborarli. Non è un caso ad esempio che benché la metodologia per le previsioni meteorologiche, descritte da Lewis Fry Richardson agli inizi del ‘900 nei suoi libri, fossero state ritenute sbagliate, oggi le nostre previsioni sono precise al 95% proprio grazie a quella metodologia. La disponibilità dei dati raccolti dai satelliti e dai radar ha fatto la differenza. Applicata alle scienze sociali questa riflessione può portare ad ipotizzare dimostrazioni matematiche della imprevedibilità delle azioni umane e a ricercare una struttura probabilistica in grado di svelare le nostre azioni future.
Il problema vero è, secondo Barabasi, che per essere casuale l’attività umana dovrebbe esserlo in modo uniforme. In realtà essa invece di essere casuale, è piena di lampi. Riprendendo i temi trattati nel suo libro precedente ‘Links’ l’autore intravede in molti fenomeni umani una legge di potenza che spiega l’esistenza di casi anomali, lampi ed eventi straordinariamente grandi che si affiancano a molti eventi piccoli e insignificanti. La distribuzione che segue una legge di potenza rende possibile prevedere l’esistenza di eventi rari che si manifestano come raffiche che rompono la monotonia dei comportamenti e dei ritmi usuali e che risultano determinanti per determinare e/o conoscere le azioni future. A differenza di Taleb che nel suo libro ‘Il cigno nero’ metteva in discussione tutta la tradizione previsionale, Barabasi è convinto che in presenza di dati sufficienti per l’analisi sia possibile studiare i comportamenti umani come prevedibilmente imprevedibili (capitolo 21° del libro). Non vi è nulla di uniforme o casuale nel modo in cui la vita si esprime ma le raffiche dominano a tutte le scale temporali. Le raffiche sono parte integrante della nostra vita e sono il segno della continua lotta per l’adattamento e la sopravvivenza. Il problema, ancora senza risposta, è come si generino queste raffiche e perché siano così diffuse in tanti sistemi umani. Ad oggi infatti la dinamica umana è un ambito di ricerca che non ha ancora visto l’evoluzione che si è realizzata ad esempio nel campo della fisica del primo novecento. Se ciò succedesse l’impatto sarebbe immenso. E a determinarlo non può essere soltanto la disponibilità di dati ma anche la ricerca e la speranza di poter fare del nostro pianeta un luogo migliore di quanto non sia oggi.
L’ottimismo dell’autore di LAMPI non è da prendere come una presa di posizione netta sulla prevedibilità o sul determinismo che domina le nostre azioni. Il libro offre una riflessione approfondita e aperta a conclusioni diverse. La curiosità e la voglia di trovare leggi strutturali non va vista come la ricerca della pietra filosofale o dell’Immensa macchina che dominerebbe il nostro vivere sociale, ma come un contributo a rendere la vita individuale e di gruppo più comprensibili, più prevedibile e quindi più felice.
E in ciò un lampo o un battito di ali di farfalla a volte può fare la differenza, soprattutto se percepito o prioritizzato per tempo!