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In Cina si impollinano i fiori a mano

In Cina si impollinano i fiori a mano

15 Novembre 2021 Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
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Da montanaro, coltivatore e orticoltore ho maturato una sensibilità ambientale senza mai essere stato ecologista. Non ne ho mai realmente sentito il bisogno. Basta il contatto con la natura, avere a cuore il destino degli altri esseri umani, anche di quelli che verranno, comprendere che siamo semplici elementi di un organismo complesso, per esserlo.

Senza essere catastrofisti tutti sono oggi chiamati a una riflessione seria sul loro essere nel mondo, come animali umani che di fronte al collasso sentono forte il bisogno, se lo sentono perché anche i sensi possono ingannare, di cambiare le proprie abitudini, comportamenti e scelte. Senza inventarsi rituali magici e scaramanzie varie ed evitando di affidarsi a pseudo teorie scientifiche con abbandoni salvifici mai garantiti. 

Punto di partenza di una riflessione che vuole superare il fatalismo nel quale assorbiamo spesso la nostra angoscia è quanto realmente conosciamo delle cause del collasso che tutti, più o meno, percepiamo come incombente. Una percezione ingannata dagli innumerevoli libri e racconti sul tema. La riflessione è un atto coraggioso. Nel farla si può arrivare alla consapevolezza che il collasso non è più solo argomento di libri, film e serie televisive distopiche. 

E’ reale, incoming, incombente! 

Una riflessione seria, oltre a permetterci di acquisire nuove conoscenze, ci potrebbe raccontare molto delle cause ed effetti che la scienza ci spiega ogni giorno, ma che non ci fermiamo ad analizzare e a capire. La conoscenza ci può portare alla consapevolezza del problema e a nuove pratiche esistenziali, attente a valori e principi in difesa della natura e utili a ridurre gli effetti venefici che continuiamo a produrre. 

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Una riflessione conseguente ci può portare a una rinascita interiore e spirituale ma soprattutto motivarci all’azione, all’impegno, alla testimonianza, a recuperare il nostro essere umani attraverso un nuovo umanesimo con il quale reinterpretare la realtà. 

Condizionati dalle innumerevoli narrazioni ipocrite attuali, veicolate da tecnocrazie che ci regalano soluzioni e spiegazioni per ogni cosa, di un nuovo umanesimo ne abbiamo tutti un gran bisogno. Un nuovo umanesimo fatto di (com)passione, responsabilità, (tecno)consapevolezza e solidarietà. 

Da anni ci siamo convinti di poter trasformare la natura piegandola ai nostri bisogni consumistici e produttivi. Ora che la natura si sta ribellando e l’ambiente sta diventando ostile, siamo impauriti e non sappiamo più cosa fare. 

Ognuno andrà alla ricerca di soluzioni, ma forse è meglio porsi delle domande cercando di dare delle risposte. Lo si può fare anche senza leggere libri e narrazioni varie che, sulla crisi, le catastrofi e il collasso, prolificano e a volte mistificano. 

Ognuno deve trovare le proprie risposte. Io continuerò a cercarle nel mio bosco, negli animali che lo devastano e lo abitano, nelle piante da frutto che coltivo e soprattutto nel mio orto! 

“La terra non l’abbiamo creata noi e non ci appartiene: prima che sorgesse il tempo fu data a tutte le creature, soprattutto a quelle che devono ancora nascere e, fra queste, le figlie delle nostre figlie ce l'hanno affidata in custodi. Un giorno, prima di addormentarci e tornare a casa, dovremo restituirla, magari più bella di come l'abbiamo trovata. Ma perché così sia, servirebbe la cura della buona madre e la responsabilità del buon padre di famiglia. Invece, generazioni che nel cuore non hanno né genitori né figli ne stanno facendo saccheggio e steppa. E pensare che in origine era un giardino il cui nome era Eden.”

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