Tutti parlano di innovazione e della necessità di innovare. Ne parlano molto anche coloro che in realtà nulla fanno per favorirla o sostenerla (leggi governo e politica), coloro che sono preoccupati per la sua estinzione e quanti trasformano in innovazione qualsiasi cosa nuova appaia loro di fronte. Come ben sa il piccolo caudillo italiano del momento, la novità ha un fascino a cui la mente non sa resistere. Poco importa se il suo contenuto è limitato e ben lontano da una innovazione reale. Al tempo stesso, insistere sulla necessità di cambiamento, di innovazione e di rottura dei modelli consolidati, è dibetata una necessità a cui non si può che sottomettersi, se non si vuole rimanere esclusi dallo sviluppo e dalla crescita determinata da una produttività sempre più legata alla innovazione.
Quando oggi si parla di innovazione il pensiero va immediatamente alla innovazione tecnologica e al ruolo da essa avuta nelle varie fasi di sviluppo del sistema capitalistico nel quale tutti viviamo. E’ stata grande innovazione l’introduzione della macchina da stampa, della macchina a vapore, del personal computer e di Internet e oggi delle tecnologie mobili, dei robot e delle macchine intelligenti. Tutte le rivoluzioni tecnologiche sono servite a dare nuovo impulso all’economia e allo sviluppo sociale oltre che al benessere individuale e all’aumento della popolazione.
Le innovazioni del passato hanno richiesto decine di anni per mostrare tutti i loro effetti, oggi molte innovazioni si bruciano nell’arco di pochi anni obbligando a nuova innovazione e nuove rivoluzioni non semplici da portare a termine. Innovare sta diventando sempre più complicato e anche sempre meno praticato. Una delle cause di un rallentamento nell’innovazione sta nella pigrizia crescente che coinvolge persone sempre più abituate ad essere servite e soddisfatte dalle nuove tecnologie, sempre meno interessate a saperne di più e ad aumentare la loro conoscenza delle tecnologie usate e sempre più incapaci di comprendere le nuove realtà che stanno emergendo e si stanno affermando.
L’innovazione interessa il mondo intero. E’ globalizzata come lo è l’economia. In Cina si sta procedendo con piani governativi quinquennali all’introduzione massiccia di robot nelle fabbriche per sostituire lavoratori che avanzano rivendicazioni salariali e in attività che possono essere automatizzate. In occidente l’innovazione è vissuta come urgenza perché un suo esaurimento viene percepito come elemento di una potenziale sconfitta nella competizione globale che vede confrontarsi paesi avanzati e paesi in via di sviluppo. L’innovazione trova applicazione in ambiti molto diversi ma è oggi riferita prevalentemente al mondo tecnologico e digitale. Lo è per la sua pervasività, per la sua continua evoluzione (innovazione genera innovazione) nel tempo e per la sua capacità di dare forma a nuove invenzioni e prodotti capaci di cambiare, anche in modo radicale, il mondo.
La specificità della innovazione tecnologica di oggi sta nella sua specificità come processo innovativo caratterizzato da continui miglioramenti incrementali, capaci di sfruttare le novità dell’innovazione iniziale e di farli convergere integrandoli in qualcosa di nuovo. E’ una innovazione che mantiene la sua carica innovativa in termini di creatività ma soprattutto che si dimostra capace di ricombinare cose esistenti per crearne di nuove o di trovare il nuovo in ciò che esiste già. In questo senso l’innovazione nasce dalla capacità di scoprire ciò che non è ancora stato scoperto o non è ancora evidente agli occhi dei più. E’ la capacità di osservare la realtà alla ricerca di nuovi fenomeni e tendenze emergenti e di ricombinarle dando loro forma e sostanza e contribuendo alla loro affermazione e diffusione.
La seconda specificità dell’innovazione tecnologica sta nella struttura (infrastruttura) a cui ha dato origine e nella sua organizzazione. E’ una struttura a rete, resa possibile da sistemi macchie tra loro interconnessi, da Internet e dal Web ma soprattutto dalla connessione di persone e delle loro menti. L’organizzazione è reticolare, non gerarchica, collaborativa e capace di auto-organizzarsi anche in forme autopoietiche che generano l’innovazione che serve ad alimentarla e a farla progredire. La rete digitale che l’innovazione tecnologica ha creato è diventata una incubatrice e la fonte fondamentale di ogni nuova forma di innovazione. Grazie alla rete l’innovazione genera altra innovazione, si fa pervasiva, interessa e coinvolge le masse, contribuisce alla diffusione di nuove idee e al loro mescolamento con quelle vecchie in modi sempre diversi e che non erano possibili prima. Grazie alla rete l’innovazione accelera e trova nuove vie di fuga capaci di creare nuovi ambiti di applicazione e dare forma a nuove invenzioni e prodotti. Basti pensare all’uso ricombinante di molte delle tecnologie e dei sensori usati sui dispositivi mobili come il sistema GPS e le fotocamere o del software. Ad esempio l’innovazione introdotta dalla modalità Web Responsive di rappresentare i contenuti ha rivoluzionato il web e la diffusione delle informazioni favorendo nuove forme di conoscenza in condizioni di mobilità. Il Web Responsive non è nato dal nulla ma è stato il risultato di innovazioni diverse che si sono ricombinate per dare forma a qualcosa di completamente nuovo e innovativo perché capace di sfruttare componenti software e elementi del Web già presenti ma non ancora integrati e finalizzati ad una destinazione d’uso più intelligente e innovativa.
Il potere innovativo della tecnologia nasce anche dal contributo dato alla diffusione di nuovi memi che nella forma di pezzi di sapere, conoscenza e idee possono diventare i mattoni su cui nasce nuova innovazione e nuove ricombinazioni o convergenze. L’esempio più evidente degli ultimi anni è stata la proliferazione di APP e l’utilizzo di tecnologie per lo sviluppo che hanno permesso a migliaia di sviluppatori di trarre vantaggio immediato dalle nuove tecnologie Mobile. La rapidità con cui si sono diffuse le APP non può essere stata determinata solo dalla motivazione e dall’impegno degli sviluppatori ma anche dalla facilità con cui, grazie alle nuove tecnologie digitali e software, sono stati capaci di sviluppare e implementare nuove soluzioni dando forma alle loro idee creative e alla loro capacità di innovazione in termini di programmazione e sviluppo (funzionalità, interfacce, logiche applicative, ecc.).
La rivoluzione tecnologica in atto sembra suggerire che all’ innovazione non ci sia oggi alcun limite se non quello di coloro che non sanno come alimentarla perché privi di nuove idee o troppo lenti nel stare al passo con le novità emergenti. Fortunatamente a questi limiti umani offre una soluzione la stessa tecnologia. Grazie al suo essere rete e alla sua forma digitale, oltre che alla grande quantità di dati e informazione che mette a disposizione (Big Data e Cloud) è capace di coinvolgere un numero sempre più elevato di persone favorendo la loro partecipazione al processo virtuoso dell’innovazione. Tra queste persone la tecnologia contribuisce a far nascere nuove idee ma soprattutto nuove startup, progetti e invenzioni. Non è un caso che oggi molte aziende usano le loro infrastrutture tecnologiche per condividere progetti di ricerca e sviluppo, per sottoporli agli occhi e alla attenzione di tutti i membri dell’organizzazione ma anche del pubblico attraverso la rete, con l’obiettivo di trovare nuove idee, suggerimenti, soluzioni a problemi ma anche nuovi talenti e persone da assumere.
In un periodo storico che vede molti alla ricerca della crescita economica come il migliore dei mondi possibili, la tecnologia offre l’opportunità di sviluppare i tasselli che la rendono da sempre possibile: innovazione e produttività. La seconda senza la prima è oggi destinata a deperire. La seconda senza la prima non è in grado di produrre nuova ricchezza in un mondo sempre più competitivo e basato su un costo del lavoro sempre più limato verso il basso.
Innovare è diventato obbligatorio e non può reggersi su un semplice gioco semantico, come spesso viene fatto dal potere politico e giornalistico nostrano, o su una finzione giocata per manipolare la realtà. Innovare si può in ogni campo, scuola compresa, ma il cambiamento non può nascere dalla applicazione di modelli gerarchici antiquati e superati. L’innovazione come la creatività è processo collettivo che unisce genialità e contributi individuali e capacità di sfruttare ciò che già esiste o si conosce per produrre qualcosa di nuovo. Sul fronte tecnologico l’innovazione si manifesta oggi nelle nuove batterie sviluppate dalla Tesla, nella auto senza autista di Google, nelle nuove tecnologie indossabili, nelle infinite soluzioni digitali che favoriscono interazione e collaborazione, nelle macchine intelligenti e nei robot che stanno sostituendo le persone nei lavori routinari ma anche in quelli cognitivi. Resistere a queste innovazioni è probabilmente impossibile. Meglio adeguarsi alla loro carica innovativa, osservare e capire i cambiamenti che stanno introducendo e trovare nuove forme di collaborazione e interazione.
Non è detto che il progresso, neppure quello tecnologico, sia infinito e che il miglioramento possa continuare per sempre. La tecnologia ha però creato le condizioni perché ciò possa avvenire, con la partecipazione umana o anche in sua assenza, come sostiene Kevin Kelly. Tra queste condizioni quella fondamentale è quella dell’innovazione, oggi tutta basata sulla convergenza e sulla capacità ricombinante finalizzate a dare forma a nuovi orizzonti fatti di singolarità e intelligenza artificiale ma soprattutto di un mondo tutto e sempre interconnesso.
Chi si oppone a tutto questo rischia di essere relegato agli angoli della storia, esattamente come coloro che oggi si oppongono al partito della nazione e al suo leader tecnologico e cinguettante.
Oppure no?
*spunti per l'articolo tratti dalla lettura del nuovo libro di Eric Brynjolfsson e Andrew McAffee La nuova rivoluzione delle macchine e dal mio ebook Nei labirinti della tecnologia