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Intelligenza artificiale: la novità del momento

Intelligenza artificiale: la novità del momento

28 Febbraio 2019 Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
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Chi si occupa di storytelling su media tradizionali o digitali non può evitare di esercitarsi in racconti, riflessioni e narrazioni sull’intelligenza artificiale. Lo può fare prefigurando scenari distopici e post-umani o decantandone i vantaggi e il progresso per l’umanità. Meglio se lo fa contribuendo a una riflessione individuale, sociale e politica su una tecnologia che è destinata a cambiare il futuro della specie umana ma anche la vita attuale di tutti i giorni di tanti cittadini del mondo.

Se tutti ne stanno parlando qualcosa vorrà pur significare. E non solo per la sparizione o meno di posti di lavoro, per l’aumento dell’automazione e della robotizzazione di tanti ambienti di lavoro, per la potenza e pervasività degli algoritmi e per la capacità di apprendimento delle macchine. Se ne parla perché fa tendenza, è di moda, cattura l’interesse di tante persone che scoprono con curiosità e qualche timore che il loro smartphone è ben più di un semplice strumento di personal computing, soprattutto quando è dotato di un assistente personale.

Se ne parla molto anche tra studiosi, futuristi e liberi pensatori, più interessati a tematiche filosofiche e scientifiche che alle funzionalità e caratteristiche tecniche dei prodotti di AI. Un interesse che si colloca nella riflessione più ampia delle prossime fasi di evoluzione del genere umano. Fasi che potrebbero essere determinate da tecnologie emergenti in campi come la biogenetica, la neurologia, la ibridazione tecnologica che potrebbe dare origine a cyborg e superintelligenze tecnologiche e superumane. Con una destinazione segnata, quella post-umana, ma anche con un dubbio, che tutte le narrazioni correnti che la stanno anticipando non siano altro che esercizi di scrittura per la costruzione di nuove mitologie.

L’intelligenza artificiale, nella versione attuale, è reale e pervasiva, richiama investimenti crescenti e sta fornendo soluzioni sia per la vita individuale delle persone sia per le aziende e i governi. Non tutto ciò che compone lo storytelling mediale è però reale, già disponibile in termini di prodotti, funzionalità e capacità. Parlare di Intelligenza artificiale, scrivendo articoli e libri, organizzando eventi e seminari, è partica diffusa, perseguita da singoli professionisti, esponenti delle elite della Silicon Valley, aziende tecnologiche e startup. Realtà tecnologiche e mitologie evidenziano entrambe l’innovazione in atto anticipando quelli che saranno i grandi cambiamenti del futuro, in particolare quelli destinati a cambiarci come essere umani, nel corpo, nella mente e probabilmente anche cognitivamente e geneticamente. Se lo permetteremo. O se lasceremo nelle mani di poche persone la decisione di come usare l’intelligenza artificiale per farlo.

L’uomo ha sempre usato la tecnologia per soddisfare i propri bisogni (cibo, sicurezza, salute, di potere, ecc.) ma oggi deve confrontarsi con la potenza della tecnologia e la sua velocità di fuga verso destinazioni nelle quali l’essere umano potrebbe anche non essere presente o esserlo in forme diverse da quelle che forse neppure riusciamo a immaginare. La tecnologia attuale non è più neutrale, sta modificandoci cognitivamente operando su miliardi di persone coinvolte in un esperimento di massa dai risultati imprevedibili, in particolare se i suoi poteri sono accentrati nelle mani di un numero limitato di aziende tecnologiche.

Per alcuni la tecnologia non sarà mai in grado di cambiare la natura umana e cancellare la nostra storia. Gli anni a venire vedranno l’umanità aumentare e amplificare la specificità della specie umana, fino a diventare, anche grazie alla tecnologia, degli Homo Deus (citazione dal testo di Yuval Noah Harari). Per altri siamo diretti in accelerazione verso la singolarità delle macchine e un’era nella quale l’essere umano sarà così ibridato e connesso ad esse da non avere neppure la capacità di cogliere la rivoluzione avvenuta e che avrà portato al dominio delle macchine.

La contrapposizione tra le due visioni del mondo è destinata ad alimentare la discussione degli anni a venire e a riempire le pagine del Web. Più che le varie argomentazioni che alimentano la discussione sarebbe oggi interessante riflettere su chi le sostiene e le diffonde. In particolare la riflessione andrebbe focalizzata sulle visioni millenaristiche e salvifiche della tecnologia che riempiono le narrazioni mediali delle aziende della Silicon Valley. Poche aziende monopoliste che stanno raccontando il ruolo della tecnologia nel salvare il futuro del mondo e fare avanzare verso una nuova fase di evoluzione il genere umano ma si dimenticano di analizzare i potenziali danni ed effetti negativi della rivoluzione tecnologica.

La riflessione sulle sorti dell’umanità e sulla tecnologia dovrebbe coinvolgere ognuno dei miliardi di persone oggi felicemente appagate per essere connesse e in contatto con il resto del mondo. Le nuove tecnologie hanno prodotto cambiamenti profondi nella vita individuale di ogni persona, ha cambiato la socialità e le società, ha modificato la percezione e il modo di rapportarsi a governi e istituzioni. Nessuno dovrebbe sottostimare questi cambiamenti e le sfide che essi stanno lanciando. Il primo passo da compiere è accettare la realtà tecnologica attuale. Poi è necessario acquisire le conoscenze che servono per cogliere i cambiamenti in modo chiaro e nella loro radicalità, per poi fare le scelte necessarie per azioni finalizzate a impedire che la tecnologia prenda il sopravvento e serva al contrario per ulteriori progressi dell’umanità. Il futuro non è necessariamente distopico e dominato dalle macchine, potrebbe essere sempre molto umano, ma dipende da ciò che ognuno farà.

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