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Internet e politica: come usano la tecnologia i governi e i movimenti di protesta

Internet e politica: come usano la tecnologia i governi e i movimenti di protesta

30 Agosto 2017 Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
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Chi fosse curioso di capire i movimenti di protesta politica e sociale che negli ultimi dieci anni hanno riempito le piazze di molte città del mondo e perchè siano stati sconfitti o imbrigliati dovrebbe riflettere sul ruolo ambiguo della tecnologia e sull'uso che ne viene fatto. Anche da parte dei governi e delle istituzioni.

La riflessione può partire dalla lettura delle numerose narrazioni e riflessioni online o dalla lettura del libro della tecno-sociologa Zeynep Tufekci dal titolo Twitter and Tear Gas: The Power and Fragility of Networked Protest— In che modo i meida digitali cambiano la realtà e l'efficacia della protesta politica.

Il punto di partenza della riflessione dell'autrice è sul perchè alcune manifestazioni di protesta (ad esempio nel 2003 contro l'invasione dell'Iraq ma anche il movimento Occupy Wall Street e le primavere arabe) che hanno visto la partecipazione di milioni di persone siano state snobbate dai poteri del momento. Tutti questi movimenti hanno fatto uso della tecnologia e di Internet per dare forma e forza alla protesta ma non sembra che i media sociali abbiano permesso di raggiungere i loro obiettivi generando una delusione diffusa sul ruolo della tecnologia e sui suoi effetti nel produrre maggiore democrazia.

Nel suo libro Zeynep Tufekci affronta il tema con rigore accademico parlando delle varie tipologie di movimento e di quale uso facciano di nuovi e vecchi strumenti ma anche di come i governi e il potere abbiano imparato a reagire, usando gli stessi strumenti.

Secondo l'autrice il fatto che alcuni movimenti abbiano avuto successo è dipeso dalla impreparazione dei governi nell'uso delle nuove tecnologie. Un gap rapidamente superato che ha portato a dotarsi di strumenti, approcci e strategie ma soprattutto a non sottovalutare più i media sociali.

Grazie alle tecnologie i movimenti di protesta sono oggi in grado di sviluppare le loro capacità narrative, quelle distruttive e di protesta e quelle elettorali e istituzionali. Occupy Wall Street è stato capace di creare rapidamente con le sue narrazioni una forte reazione ematica, Anonymous ha da sempre una forte carica dirompente, provocatoria e di protesta, Striza e Podemos hanno al contrario trovato spazio nell'agone politico, elettorale e istituzionale.

 

Secondo l'autrice l'uso dei media sociali non è senza conseguenze o costi. La maggiore facilità con cui è possibile stabilire connessioni e costruire relazioni deve fare i conti con la loro superficialità e scarsa resilienza. Esattamente l'opposto di quanto capitava a movimenti organizzati e strutturati analogicamente sul territorio.

I governi dapprima in grave ritardo hanno mostrato una grande capacità nel correre ai ripari e nel volgere la tecnologia a loro vantaggio. Ne sono un esempio Erdogan in Turchia nell'uso di Twitter per intossicare il dibattito pubblico e il governo cinese che interviene rapidamente con forme di censura che in pratica rendono possibile la circolazione di nuovi pensieri o materiali di protesta.

In conclusione Tufekci mette tutti in guardia sul fatto che il mondo digitale è in continua trasformazione e in grado di offrire ai movimenti la capcità di operare al meglio sia nella narrazione, sia nella protesta dirompente e di attacco sia nel gioco elettorale e istituzionale (vedi i Pentastellati italiani).

 

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