In realtà quando sto a contatto con la natura, nella mia baita di montagna, camminando per boschi o su cime innevate, la mente è libera, leggera, semplicemente impegnata a cercare di capire il suo linguaggio, la sua simbologia e quello che sta raccontando. Di questi tempi racconti quotidiani sull’incedere inarrestabile di una crisi ambientale e climatica che sta cambiando la Terra e chi la abita. Una crisi che richiederebbe conoscenza, sensibilità, consapevolezza e responsabilità e che invece solo di rado diventa un trending topic capace di attrarre gli storyteller che popolano la scena mediale e digitale online.
Richiuso il libro, sconnesso lo smartphone e posato il tablet, ci si può mettere in cammino, consapevoli del fatto che camminare è un processo di trasformazione che inizia principalmente dalla propria interiorità. Per me camminare non è un esercizio performativo (la meta può anche non essere raggiunta) ma una esperienza vitale, esistenziale, che obbliga a rallentare, guardarsi intorno, concentrarsi, esplorare sé stessi, affinare l’udito e l’olfatto, osservare con curiosità la variegata ricchezza e bellezza della natura (mi piacciono in particolare i fiori di montagna ma pensate di incontrare una marmotta, un cervo, un lupo o un tritone alpino), ripensare il rapporto, anche culturale, che lega l’essere umano al mondo naturale (o a quello che ne è rimasto).
Per capire tutto questo bisognerebbe ritornare ai libri, alle Metamorfosi di Ovidio innanzitutto, ma chi ha oggi tempo e voglia di affrontare un testo di 1000 pagine, chi ha oggi tempo di leggere…o di camminare? Meglio cinguettare, soffermarsi su post di poche righe, navigare tra una pagina web e l’altra ed esprimere un MiPiace ai pochi che raccontano le loro esperienze nella natura e nei boschi. Pochi a esprimersi in ambiti digitali!
Quale sarà il prossimo fenomeno tecnologico?
Se le Metamorfosi sono impegnative come lo sono La Recherche di Proust, L’Ulysse di Joyce, L’uomo senza qualità di Musil, Delitto e castigo di Fyodor Dostoevsky (se non lo avete buttato in questi tempi stupidi di russofobia), Moby Dick di Melville, Infinite Jest e La scopa del sistema del compianto David Foster Wallace, Cent’anni di solitudine di Marques, Le onde di Virginia Wolf, ecc. basterebbe leggere il bel libro pieno di illustrazioni di Francesco Boer: Troverai più nei boschi. Un manuale per decifrare i segni e i misteri della natura.
Un libro che avevo acquistato da tempo ed era finito nel dimenticatoio, poi ripreso per una piacevole lettura durante alcuni giorni di trekking nelle valli cuneesi.
E a voi piace il bosco e il camminare?
E quanto vi piace leggere?
Come coniugare le due cose?
Quali libri suggerireste?