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𝐌𝐀 𝐃𝐎𝐕𝐄 𝐒𝐓𝐈𝐀𝐌𝐎 𝐀𝐍𝐃𝐀𝐍𝐃𝐎?

𝐌𝐀 𝐃𝐎𝐕𝐄 𝐒𝐓𝐈𝐀𝐌𝐎 𝐀𝐍𝐃𝐀𝐍𝐃𝐎?

24 Ottobre 2022 Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
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Parafrasando Lewis Carrol, per andare dove vogliamo andare poco importa sapere per dove andare, basta giungere da qualche parte […] evitando però di andare tra i matti. Ma come direbbe il Gatto, ormai non c’è scelta, qui siamo tutti matti, io sono matto, tu sei matto/a, e lo siamo perché tutti siamo qui a fare le stesse cose, nella vita analogica così come in quella digitale.


Nell’una e nell’altra siamo tutti impegnati a districarci tra percorsi molteplici e intricati, frutto di passate decisioni e priorità, su strade che hanno globalizzato il mondo, proiettandoci in scenari futuri offrendoci metafore perfette per comprendere dove stiamo andando e su quanto liberamente lo stiamo facendo. La domanda non è capziosa visto quanto le aziende tecnologiche sono oggi impegnate nella trasformazione della mobilità. Dopo avere costruito strade digitali ben controllate e sorvegliate, oggi la strategia è di prendere il controllo di strade, marciapiedi e spazi pubblici.

Benché lo sviluppo della mobilità non fosse destinata a essere basata sull’automobile, le forze economiche e politiche che l’hanno spinta hanno creato effetti sociali dirompenti. Da pubblici molti spazi fisici sono diventati strumenti al servizio di interessi individuali e privati. Basti pensare all’uso che delle strade si fa oggi per affollarsi in centri commerciali, simile a quello con cui ci si affolla su un social network. Affollamenti in entrambi i casi ben auto-orientati così come lo è sempre più la nostra società: non solo orientamenti promozionali e pubblicitari ma cognitivi, ideologici, etici, economici e sociali.



Oggi il nuovo mantra è l’auto che si guida da sola. Una fantasia per alcuni! Per molti realtà immaginaria in fase di realizzazione che porterà alla revisione dell’intero sistema della mobilità, fisico , mentale, comportamentale, sociale. Con un effetto collaterale: la sparizione degli spazi pedonali e la loro occupazione da parte di marchingegni tecnologici venduti come servizi e utilizzati come arieti capaci di fare danni a umani non ancora affittabili e gestibili attraverso una APP per la mobilità.

In pochi anni l’intero panorama delle nostre strade sarà riconfigurato (!!!) ma non per questo adattato ai bisogni di esseri umani che le vorrebbero percorrere, senza inciampare in motorette o monopattini abbandonati di traverso, o grazie a trasporti pubblici efficienti.

Il problema non è la tecnologia ma il suo utilizzo, soprattutto il modo con cui viene economicamente e politicamente piegata a interessi privati, non necessariamente democratici.

Futuri migliori sono possibili ma non dipenderanno dallo sviluppo di nuove tecnologie. Gli sviluppi della tecnologia non sono inevitabili. Possono essere diversi da quelli che oggi sono acriticamente sostenuti da tutti. Da qui la domanda del titolo che può avere una sola risposta: meglio costruire il nostro futuro intorno ai bisogni degli individui piuttosto che a quelli della tecnologia.

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