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𝑺𝑪𝑹𝑰𝑻𝑻𝑼𝑹𝑨 𝑬 𝑷𝑶𝑬𝑺𝑰𝑨

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20 Settembre 2022 Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
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Chi sente il bisogno di #scrivere lo sa: la scrittura è il "luogo privilegiato che ci si ritaglia in modo da soffermarsi sulle cose". Se la #scrittura è declinata in #poesia il soffermarsi assume un aspetto contemplativo, spirituale, mistico per alcuni. In questo luogo privilegiato a farla da padrone è il linguaggio, la sua versatilità, gamma di registri e possibilità, i suoi toni lirici, discorsivi, sapienziali o giocosi.

L’esercizio della scrittura nasce dalla parola, dalla sua irriducibilità ed estrema plasmabilità. Scrivere è un modo per navigare nella polisemanticità delle parole, per cogliere la sfaccettature più nascoste di ogni singola parola,la sua specificità, anche nel saper raccontare l’ineffabile e l’indicibile.
 
Immersi dentro il surplus informativo, scrivere è un modo per rallentare, fermarsi, mettersi in pausa, sostare. In silenzio, liberandosi dallo storytelling torrentizio che impedisce di bloccare le parole e ossigenarle di qualità, per liberarle dalla mortificazione di senso a cui la narrazione effimera del tempo presente le ha rumorosamente costrette.
 
Scrivere non è semplice operazione letteraria ma sociale e politica, culturale e soggettiva, intima e personale. Scrivere è una forma di resistenza contro il raccontare, il postare, il cinguettare. Attività queste ultime che hanno impoverito, con la loro sovrabbondanza, la pratica della scrittura, il linguaggio e la parola, facendo perdere le sfumature, allontanando le parole dalla loro coesione e senso fondante per trasformarle in semplici involucri vuoti e senza senso se non quello ad esse associato per trasformarle nel meme del momento.
 
Scrivere è un modo per ritagliarsi uno spazio personale nel quale provare a liberarsi dallo stordimento determinato dall’esposizione a messaggi pulviscolari che, con il loro spargimento violento e pervasivo, non lasciano tregua, imbrigliando l’attenzione e impedendo la concentrazione. Scrivere è una forma di reazione, rarefatta, lenta, calma, di assaporamento e qualità, contro il diluvio quantitativo e banalizzante delle parole, la velocità e la concitazione.
 
Molto storytelling sui social è fatto di rapidità, scrivere impone di lavorare di lima (lo dice sempre Katia Bovani). Non si tratta di scrivere conciso e in modo cinguettante, ma di tagliare più che di aggiungere, per distillare forma e contenuti del testo in modo sempre nuovo, irripetibile. Più che correre, inseguire, consumare, si tratta di soffermarsi su ogni parola, sui suoi molteplici significati dalla potenzialità trasformativa. Più che adottare o aderire a modelli vigenti, rigidi e conformistici, che tendono a far prevalere bisogni fittizi ad esigenze autentiche, si tratta di rompere gli schemi, uscire dal seminato, di non appiattirsi sull’usato sicuro, investendo sulla fertilità e libertà espressiva, sulla forza rigenerativa, estetica, rivoluzionaria (ribelle) della parola.
 
Scrivendo e/o poetando, anche filosofeggiando!

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