Uno dei temi che richiederebbero attenzione è se e quanto le piattaforme e le nuove tecnologie di intelligenza artificiale possano costruire un mondo futuro fatto di nuove opportunità lavorative o dare forma a nuove distopie nelle quali gli umani saranno sostituiti da macchine e robot e molti lavori attuali diventeranno obsoleti. Un modo non astratto o amorfo per riflettere su questo tema è di osservare in che modo le intelligenze attuali stiano evolvendo e quanto di questa evoluzione dipenda dal lavoro oscuro e sfruttato di milioni di lavoratori precarizzati e sottopagati. Una prefigurazione possibile di scenari futuri in formazione.
Pensare è oltrepassare
Chi è addentro nello sviluppo delle intelligenze artificiali già oggi sa che l’80% dello sviluppo del cosiddetto machine learning è fatto dal lavoro invisibile, ripetitivo di innumerevoli persone “fantasma”, dedicate alla gestione (raccolta, immissione, pulizia, trascrizione, traduzione, indagini di ricerca, sondaggi, categorizzazione, ecc.) di dati. Dove non ci sono persone il loro lavoro è già stato sostituito da opportuni software, chatbot e altre forme di intelligenze artificiali. A chi ha ancora una qualche sensibilità umana (umanistica) questa realtà dovrebbe far nascere qualche sospetto sul futuro del lavoro e sulla sua presente e futura libertà (le nuove tecnologie non possono essere paragonate al motore dell’auto che rese obsoleti la carrozza e il cavallo). Dovrebbe inoltre far riflettere su nuove opportunità lavorative generate dal paradosso di una intelligenza artificiale che, nell’operare per eliminare il lavoro umano genera nuovi lavori, ma quasi sempre sottopagati, precari e demandati a persone residenti nelle aree meno sviluppate del pianeta (Sud-est asiatico, l’africa sub-sahariana, ecc.).
La cultura popolare dominante, lo storytelling e le numerose campagne promozionali non fanno altro che decantare i luminosi futuri delle intelligenze artificiali ma ciò che attualmente si vede racconta una storia un po’ diversa. In particolare se riferita ad ambiti umani lontani da quelli della Silicon Valley e delle loro élite.
Distratti dalle lucine accattivanti dello storytelling si finisce così per illudersi su un mondo ricco di opportunità e a non prestare attenzione a una realtà corrente già oggi senza lavoro e senza opportunità.
Di tutto questo nella campagna elettorale non c’è traccia. E qui ho usato un semplice esempio tra i molti possibili!