E se la vita fosse diversa da quella che stiamo vivendo e immaginato? E se non avessimo neppure iniziato a esplorarla? Semplici domande alla base del libro LA VERA VITA di Francois Jullien, edito nel 2021.
Due domande tra le tante che tutti dovremmo porci visto lo smarrimento e l’incertezza che caratterizzano il periodo di crisi attuale. E le domande non sono quelle preconfezionate e suggerite da guru, influencer, psicologi positivi e paraguru online ma quelle classiche, basiche, fondamentali: qual è la vita autentica degna di essere vissuta?
Tablet, tecnologie, contatti umani e visivi
Domande filosofiche in un’epoca che sta cancellando i classici e la filosofia, che sta monetizzando ogni cosa, anche la felicità (la vita felice), venduta ogni giorno sulle piattaforme online come merce che non potrà mai essere restituita nel caso fosse servita avariata. Come se fosse possibile, veramente, apprendere come essere felici, a vivere o a morire.
Si vive e basta. Si muore! Anche per Covid.
Si è implicati nel vivere dal primo giorno di vita, ognuno dentro la propria vita singolare e prima ancora di pensarci o rifletterci sopra.
Il vivere è irrazionale, sempre pieno di contraddizioni, paradossi, ambiguità e problemi (Jullien). Suggerisce un approccio leggero e la lucidità che servono per riuscire a sganciarsi e a disimpegnarsi.
Vivere è complicato, per alcuni di questi tempi è diventato anche impossibile, e non solo per problemi materiali. A vivere però non rinunciamo facilmente perché continuare a vivere è l’unica cosa che vogliamo e per cui vale la pena di lottare.
Il vivere dovrebbe suggerire di opporsi alle varie forme di pseudo-vita nelle quali molti sono immersi o imprigionati. Una pseudo-vita o non vita, oggi vissuta spesso in modo virtuale e artificiale, che si infiltra nella vera vita bloccandola e opprimendola. Una pseudo vita che costringe al conformismo, dentro categorie prestabilite e pre-orientate che impediscono la sperimentazione, la ricerca, la contraddizione e persino l’infelicità che pure vale la pena di essere vissuta.
Per vivere non rimane che tentare. Tentare l’eliminazione e l’abbandono delle pseudovite e delle false vite illusorie e immaginarie online per cercare di rinnovarsi continuamente, per coltivare conoscenza e saggezza, per prendere la distanza (deviare, scartare, separarsi) dalle numerose teologie digitali che promettono la felicità, provando a svelare le rive dentro le quali si sviluppano i nostri pensieri e i loro percorsi, attraverso il dialogo con sé stessi e con gli altri (l’altro come persona che permette di uscire dal sé, di ex-sistere, esistere). Altri come essere incarnati e non semplici profili digitali manovrati come marionette dagli algoritmi delle piattaforme tecnologiche.
(Una riflessione nata dalla lettura di un autore che leggo da sempre: Francois Jullien)