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Sulla metropolitana...di Milano

Sulla metropolitana...di Milano

07 Novembre 2018 Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
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In metropolitana e in treno alza gli occhi dal display e osserva la varietà multicolore e multiculturale del mondo che viaggia sottoterra

La metropolitana è l'ambiente che più di altri testimonia la grande trasformazione tecnologica e antropologica in atto evidenziata dalla crescente dipendenza dal dispositivo tecnologico. Il Nativo Digitale non è in grado di comprendere fino in fondo la rivoluzione avvenuta, ci sta dentro da protagonista e la vive con naturalezza. Gli Immigrati Digitali che vivono a Milano si possono invece ricordare i vagoni della metropolitana degli anni settanta, pieni di persone intente a leggere un libro, un giornale, una rivista, un rotocalco femminile o a discutere di politica e di sindacato, di musica e di eventi culturali. 

Oggi in treno così come in metropolitana nove persone su dieci sono intente a interagire con il loro dispositivo, spesso in posizioni scomode e condizioni impossibili per il sovraffollamento e le posture instabili a cui sono obbligati. I dispositivi continuano a squillare generando un diffuso rumore di fondo che permette di partecipare a litigi o scambi amorosi, programmazioni culinarie, pianificazione di appuntamenti, conversazioni riservate e aziendali e di scatenare riflessioni e considerazioni sulla stupidità, ignoranza, scarsa proprietà di linguaggio, superficialità, abitudini e buona educazione di chi li usa. 

 

 

Le chiacchiere e le conversazioni di una volta sono state sostituite dal battito accelerato su tastiere virtuali, non per questo completamente silenziose, dai segnali sonori delle notifiche dei social network, dagli squilli del telefono quasi mai  silenziato e dai toni di voce che ne seguono.  Le abitudini e i comportamenti dettati dall'uso dei dispositivi tecnologici sono all'origine di scontri, dissidi e fastidio, in particolare per la mancanza di rispetto per l'altro e la maleducazione che li caratterizza. Sono comportamenti difficilmente modificabili perché connaturati con generazioni modificate tecnologicmente nella mente e nel rapporto con la realtà. Talmente modificate dal non prestare attenzione alla donna incinta, al portatore di handicap o alla persona anziana che ha diritto al posto a sedere ma soprattutto dal non comprendere la ricchezza dell'esperienza di ogni viaggio, in treno così come in metropolitana, se vissuto diversamente e con gli occhi rivolti all'esterno e fuori dal confine innturale del display. 

È una ricchezza che deriva dalla varietà di genere umano che viaggia sottoterra, dalla diversità multiculturale e etnica di coloro che si spostano, dal loro modo di vestire e dai colori dei loro vestiti, dai loro sguardi e linguaggi, dalle loro terre di origine e culture, dalle loro conversazioni e disponibilità ad attivarne delle altre con chi gli sta vicino, dalla gentilezza con cui fanno sedere anziani a donne incinte (retaggio di una cultura che in Italia sembra ormai perduta), dalle loro relazioni familiari e sociali, dalle loro letture e dalla loro curiosità.

 

È una ricchezza che come un diamante è in attesa di essere colta. Per farlo bisogna però alzare lo sguardo dal display, fregarsene del messaggio WhatsApp appena arrivato e rinunciare alla stupidità dei cambiamenti di stato che raramente comunicano notizie interessanti e degne di nota e evidenziano al contrario la noia, il disagio e l'incapacità di guardarsi intorno di chi li scrive.

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