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Tecnologie brillanti, schermi irresistibili e menti ottuse

Tecnologie brillanti, schermi irresistibili e menti ottuse

11 Giugno 2015 Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
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Sono poche le cose che oggi facciamo senza il computer ma secondo Nicholas Carr dovremmo chiederci se è questo il mondo che veramente vogliamo. Nel suo nuovo libro ‘La gabbia di vero’ l’autore ci invita a riflettere sul prezzo che paghiamo nel concedere al software e alla tecnologia di dominare sempre di più il nostro lavoro, il nostro tempo libero, le nostre vite e il nostro destino.

Tecnofili o tecnofobi? Meglio tecnocritici!

Nel contesto attuale dominato da strumenti tecnologici di cui non possiamo fare a meno, il tema trattato da Nicholas Carr nel suo nuovo libro La gabbia di vetro può apparire l’ennesima esercitazione dotta e informata che si colloca nel confronto tra tecnofili e tecnofobi. I primi, che sembrano godere del sostegno dei consumatori di tecnologia, decantano le meraviglie dei dispositivi mobili, degli schermi tattili e dell’automazione sapendo di trovare schiere di lettori a cui della tecnologia interessa solo la sua capacità di rendere la vita meno complicata e più divertente, meno faticosa e più produttiva. I secondi costituiscono una piccola comunità di studiosi che, a rischio di essere paragonati ai luddisti del secolo diciannovesimo, sta crescendo e trovando forza crescente nel suggerire una riflessione più approfondita sul fenomeno tecnologia e su ciò che realmente significhi oggi nelle nostre attività cognitive e percettive affidarsi completamente alle macchine.

Nicholas Carr è per molti un tecnofobo (io stesso nel mio ebook Nei labirinti della tecnologia - Bibliografia ragionata tra nuove e vecchie forme di tecnofilia e tecnofobia!, ho collocato l’autore in questa categoria) che da tempo sta conducendo una battaglia personale contro la prepotenza e l’invadenza della tecnologia. Nella realtà Carr tecnofobo non lo è e lo si capisce bene anche leggendo il suo ultimo libro. Un libro che andrebbe letto a partire dall’ultimo capitolo nel quale illustra il ruolo che la tecnologia gioca sia per il lavoro della conoscenza sia per quello della produzione. La tecnologia viene vista come il risultato della tensione tra ciò che il corpo umano può compiere (il corpo umano è debole e limitato) e ciò che la mente può immaginare, desiderare e pianificare.

 

La tecnologia, scondo Carr, non ci rende transumani o postumani ma semplicemente umani permettendoci di usare protesi e nuovi strumenti tecnologici per realizzare i nostri sogni e desideri. Tramite questi strumenti acquisiamo nuove capacità e con esse alteriamo le nostre facoltà corporee e mentali e cambiamo il mondo. La tecnologia, nella pervasività e diffusione raggiunta oggi, ci permette di trascendere molti dei nostri limiti ma altera al tempo stesso la nostra percezione del reale, del mondo e di tutto ciò che esso significa per noi. Grazie alle nuove tecnologie siamo stimolati a coltivare nuovi talenti e ciò facendo rendiamo il mondo in cui viviamo più divertente e interessante ma soprattutto diverso.

Se usata in modo avveduto e con abilità la tecnologia è molto di più di un semplice mezzo di produzione, di consumo e di divertimento. Diventa un mezzo di esperienza.  A fare la differenza è come partecipiamo a questa esperienza e quanto siamo disposti a cedere alla tecnologia in termini di abilità, conoscenza, libertà, lavoro. Per Carr la vera domanda che tutti dovrebbero porsi oggi è: “la nostra essenza risiede ancora in ciò che sappiamo, oppure ci accontentiamo di farci definire da ciò che vogliamo?”.

Quando nascono i problemi....

Il problema nasce quando non riusciamo a valutare in modo razionale e a comprendere le implicazioni della trasformazione tecnologica e dell’automazione in atto e a determinarne i costi reali, Non solo quelli economici ma quelli sostanziali perché legati al significato di essere umano, alla disoccupazione tecnologica, che interessa sia il lavoro manuale sia quello intellettuale (il software si sta mangiando il mondo) e alla cessione di sovranità nei confronti del mezzo tecnologico.

Il problema si traduce per Carr in una serie di effetti collaterali che tutti stiamo oggi sperimentando. Siamo tutti coinvolti perché, superata la fase della meccanizzazione, l’evoluzione tecnologica e l’automazione sono entrate in una fase di maturità, sono entrate nelle nostre tasche e hanno occupato tutte le scrivanie del mondo. La tecnologia sembra capace di cambiare più di quanto lo siamo noi e le Google Car, i dispositivi indossabili e la Internet degli oggetti sono solo alcuni degli esempi della grande rivoluzione in atto, oltre alla automazione manifatturiera e all’introduzione di ogni tipologia di robot o macchina intelligente.

 

La forza della tecnologia è tale da averci portato a dare tutto per scontato e a dimenticare che la tecnologia non si limita, nella forma dell’automazione, a rimpiazzare l’attività umana ma la cambia alterando il modo in cui pensiamo e ci comportiamo. Nell’affidarci alla tecnologia abbassiamo la nostra soglia di attenzione, attenuiamo la nostra concentrazione e limitiamo la nostra consapevolezza. Da attori diventiamo osservatori compiacenti, spesso divertiti per le sorprese che la tecnologia ci regala e a vivere le nostre esperienze filtrandole attraverso uno dei numerosi schermi con cui siamo abituati a interagire, dimenticando i contesti eterogenei e molteplici che li circondano e rinunciando alla conoscenza tacita che nasce dalla nostra diretta esperienza e che è tanto importante per lo sviluppo delle nostre abilità e competenze.

Facendo appello alle numerose fonti disponibili di opere e studi di intellettuali che hanno da/nel tempo condiviso le loro riflessioni critiche sul ruolo che la tecnologi sta giocando nel mondo contemporaneo, l’autore ripercorre per sommi capi nel suo libro la storia della industrializzazione e della meccanizzazione e lo fa raccontando la storia dell’aviazione e il ruolo dei sistemi di pilotaggio automatici che oggi potrebbero far volare un Airbus senza pilota, il progetto della Google Car, la digitalizzazione della cartella clinica, il disegno architettonico, il ruolo dello schermo e molto altro. Al tempo stesso, con l’aiuto delle ricerche prodotte da psicologi e neurologi, Carr propone la sua visione dei cambiamenti in corso cercando di delineare quelle che sono le caratteristiche specifiche dell’essere umano in termini di processi mentali, di sviluppo di abilità e know-how, di dare senso alle cose, di desideri, di capacità generative e creative, ecc.

Nel proporre le sue analisi Carr identifica quelli che sono i potenziali rischi o semplici effetti collaterali sui quali tutti sono chiamati oggi a riflettere, o almeno a prestare maggiore attenzione di quanta non dedichino all’uso del loro smartphone o alla navigazione in rete.

Gli effetti della tecnologia per una pausa di riflessione che coinvolge tutti

Spunti per una riflessione comune sono identificati in quanto segue:

  • Il software che svolge per noi moltissime attività rallenta la nostra abilità nel codificare le informazioni nella nostra memorai e rende più difficile lo sviluppo di nuova conoscenza e nuove competenze
  • Strumenti sempre più intelligenti come il motore di ricerca di Google producono uno istupidimento di massa perché più la macchina è precisa più emerge la nostra pigrizia nel formulare domane e compiere vere ricerche. L’istupidimento è stato confermato da Google stessa che nei suoi report ha descritto come sono cambiate le abitudini dei naviganti da quando il motore di ricerca è in grado di suggerire i termini della ricerca, di correggere l’ortografia e molto altro.
  • La facilità con cui possiamo accedere alle informazioni sta diminuendo la nostra memoria dei fatti. Memorizzare non è semplicemente archiviare. La conoscenza non è solamente cercare. La nostra memoria personale procede a una codifica dei fatti e delle esperienze  ma obbliga a ricordare e a comprendere. Gli archivi nel cloud e gli accessi da Internet ci hanno regalato la possibilità di recuperare informazioni e di archiviarle a un livello mai visto prima la conoscenza esplicita che ne deriva serve solo fino a un cero punto. La vera conoscenza nasce dall’esperienza diretta, simile a quella che una volta nasceva nel laboratori artigianali o negli studi di pittura del rinascimento
  • La tecnologia ci libera spazio mentale e ci dispensano dall’esercizio mentale ripetitivo ma anche dall’apprendimento serio e approfondito e soprattutto ci impedisce di avere un accesso diretto ai feedback delle nostre azioni. Senza feedback non ci può essere apprendimento reale.
  • La meccanizzazione è nata dalla divisione delle attività del lavoro. La suddivisione di ogni processo lavorativo in singole attività ha portato alla automazione odierna con i suoi cyborg e umanoidi vari. Una automazione che non ha avuto bisogno di intelligenza artificiale ma ha semplicemente usato la tecnologia per produrre gli stessi risultati ottenibili da un lavoratore umano nello svolgimento di un determinato compito o attività. Nell’acquisire capacità crescenti nello svolgimento di un lavoro, le macchine hanno finito per diventare autonome e aumentare il loro controllo sul lavoro, in alcuni casi anche sostituendo i lavoratori. La cosa ha interessato le fabbriche ma anche il lavoro intellettuale e informatico. Non è un caso che la prima industria ad avere sofferto in termini occupazionali è stata quella dell’IT. La virtualizzazione dei PC ad esempio ha portato alla replicazione automatizzata di attività e compiti prima svolti da migliaia di tecnici e lavoratori.
  • L’automazione del lavoro mentale sta cambiando ila natura e il centro dell’attività intellettuale portando alla erosione di uno dei fondamenti della stessa cultura, il nostro desiderio di capire il mondo., di cercare spiegazioni e di avventurarci nell’ignoto. Rivolgersi alle mappe di Google non è la stessa cosa dell’esperienza diretta e contestuale, ricca di errori e approssimazioni, che ci danno le mappe cartacee o la semplice esperienza di ricerca sul percorso da compiere. Il GPS ci colloca al centro della mappa, una specie di ritorno al mondo aristotelico con la terra al centro, impedendoci di fare esperienze cognitive personali nella ricerca di una strada. Ne deriva una cecità attenzionale e una alterazione della percezione di orientamento oltre alla perdita della capacità di formulare ricordi visivi del mondo circostante (“Il nostro chi siamo si intreccia con il dove siamo, non possiamo estrapolare il nostro i dai suoi dintorni”).
  • Il software sta uccidendo la nostra immaginazione. L’esempio più interessante è quello del disegno architettonico ormai da tutti praticato attraverso strumenti di CAD. Il software produce progetti e disegni finiti ma non è in grado di esprimere l’interazione che corre tra mente, occhi e mani mentre si disegna. L’azione del disegno non è solo una maniera di esprimere un pensiero ma un modo di pe pensare perché “l’immaginazione non è in grado di dire che cosa si ha in mente finchè non è stata disegnata”.
  • Le macchine non sono infallibili come pensano alcuni tecnofili come Kevin Kelly. Condividono con gli umani la fallibilità con in più la capacità do moltiplicare gli effetti dei loro errori per essere sempre più interconnesse e per l’incredibile velocità con cui i computer sono oggi in grado di prendere decisioni autonome generando effetti a cascata come quelli creati dai sistemi automatizzati di trading di Wall Street nella crisi del 1007/2008.
  • La costruzione di computer, robot e macchine intelligenti secondo un approccio centrato sulla tecnologia (technology-centered automation) sta portando il lavoratore ad un ruolo comprimario e alla sua estraneazione dai flussi che caratterizzano molte attività produttive, fino ad oggi interamente umane. Molte delle macchine intelligenti, nate da questo approccio, non sono dotate di strumenti di comunicazione adeguati a una interazione umana, finendo così per mancare di una conoscenza completa del lavoro a cui sono assegnate e del mondo esterno, con conseguenze spesso imprevedibili e catastrofiche

Concludendo

L’analisi degli effetti della rivoluzione tecnologica in corso non è mai pregiudiziale o condotta con l’occhio del tecnofobo. L’autore presenta semplicemente gli ambiti di applicazione, illustra i benefici e gli utilizzi che sono stati fatti negli anni e condivide le sue riflessioni facendo riferimento agli studi di scienziati o intellettuali che hanno condotto ricerche o scritto libri sugli effetti della tecnologia e sulla futura evoluzione del genere umano.

Il quadro che ne deriva illustra bene la complessità della materia e la sua irriducibilità a facili schematismi o semplificazioni. Il tutto è complicato dalla percezione che il potere della tecnologia su di noi stia continuando ad aumentare  anziché diminuire: “possiamo anche dimenticarci dei condizionamenti che essa impone alle nostre vite, ma quei condizionamenti rimangono”. Un primo passo concreto nell’acquisizione di una nuova consapevolezza utile alla elaborazione di pensiero critico potrebbe essere la comprensione di alcuni dei meccanismi che guidano l’affermazione della tecnologia nel mondo.

Come nel periodo della rivoluzione industriale, quando i telai non venivano introdotti nelle filande per celebrare l’evoluzione e il progresso tecnologico ma per permettere agli industriali del tempo di guadagnare maggiori profitti, oggi i protagonisti della rivoluzione tecnologica sono più animati dalla ricerca del potere che dalla semplice ricerca di innovazione. Google con il suo motore di ricerca e Google Maps sembra animato dall’intenzione di farci raggiungere rapidamente un centro commerciale e i social network ci spingono a presentarci con profili completi e ricchi di informazione in modo da potere venderle alle aziende le cui marche sono pubblicizzate nei loro spazi online. Comprendere le motivazioni intellettuali, culturali, politiche e commerciali ed etiche di chi crea le tecnologie che usiamo ogni giorno ci permette di limitare i danni della manipolazione costante nella quale siamo ormai coinvolti. Non limitarli significa permettere alla tecnologia di soppiantare i nostri desideri e le nostre intenzioni da quelle altrui, senza nemmeno renderci conto che quello scambio ci sia stato.

 


A chi dovesse acquistare e leggere il libro di Nichlas Carr suggerisco anche quello di Erik Brynjolfsson e Andrew McAfee La nuova rivoluzione delle macchine e anche il mio modesto contributo sviluppato nel mio e-book Nei labirinti della tecnologia - Bibliografia ragionata tra nuove e vecchie forme di tecnofilia e tecnofobia!,. Il mio e-book fornisce una lettura personale dei numerosi lavori pubblicati sul tema tecnologia e dei suoi effetti oltre a una bibliografia articolata e ricca che potrebbe servire per scoprire nuove fonti di approfondimento o semplice lettura.

 

* Se avete letto fin qui, ritenete interessante gli argomenti esposti e volete contribuire con una vostra riflessione sul tema pubblichiamo volentieri quanto ci invierete.

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