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Nuove generazioni e adattamenti evolutivi

Nuove generazioni e adattamenti evolutivi

15 Giugno 2015 Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
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Mentre i professori sono impegnati nella difesa della loro idea di scuola, gli studenti sono già pronti per affrontare le loro vacanze in modo spensierato e sempre in compagnia del loro amato smartphone. I primi sono spesso Baby Boomers che non riescono a rassegnarsi al mondo che cambia, i secondi sono impegnati ogni giorno in uno sforzo di adattamento continuo in un mondo che vivono alla giornata.

Baby Boomers e Millennial, convergenze e divergenze!

L’anno scolastico è da poco terminato e come ogni anno i media si riempiono di commenti e di riflessioni di esperti e giornalisti sugli esiti scolastici di generazioni di nativi digitali e in particolare di Millennial (i nati tra il 1980 e l’anno 2000) di cui sembrano conoscere e avere capito tutto.

Se chi scrive è un Baby Boomers la riflessione cade immediatamente sulla percepita rassegnazione e scarsa volontà a lottare per un futuro diverso e migliore di quello in cui si trovano a vivere. Esattamente quello che i Baby Boomers ritengono di avere fatto quando, anche loro giovani, pensando che fosse giusto chiedere l’impossibile, si impegnarono in politica e socialmente per cambiare le cose collettivamente. Tutto l’opposto di quanto una generazione tutta centrata su se stessa, narcisista e incurante di ogni passione politica, sembra oggi desiderare e fare.

A nulla servono gli inviti dei Baby Boomers ad appassionarsi a qualcosa, a essere sinceri con se stessi e a impegnarsi per salvare il mondo. I Millennial non sembrano disposti e forse neppure hanno la capacità di ascoltare. Anche se si trovano a muoversi in una realtà fatta di precariato e mancanza di lavoro, i loro sforzi sono orientati verso il raggiungimento del successo personale e della carriera professionale, spesso perseguito in solitudine, e senza preoccuparsi di acquisire conoscenze più profonde capaci di plasmare il loro modo di pensare, il loro carattere e personalità e il loro modo di interagire con il mondo.

Più che essere interessati a esplorare gli interrogativi che sempre accompagnano le nuove generazione nella ricerca di senso e di significato, le nuove generazioni sembrano avere perso la curiosità ma anche la volontà di rischiare. Questo raccontano numerosi studiosi, psicologi e sociologi, ma anche insegnanti e docenti che si sono confrontati con le nuove generazioni e con esse hanno cercato di costruire un confronto, reso complicato dalla mancanza di un linguaggio comune e condiviso.

Nulla di particolare se si pensa che in ogni epoca storica tutte le generazioni più anziane hanno guardato a quelle nuove, come incapaci di salvaguardare quanto da loro fatto, derivandone una visione pessimistica sul declino incipiente per colpa di giovani senza nerbo, senza valori e troppo narcisi o stupidi. E’ di questi giorni la dichiarazione di Umberto Eco sull’uso dei social network da parte di schiere di imbecilli. Il riferimento è a tutta a popolazione di Internet ma è evidente il riferimento specifico alle generazioni di nativi digitali che più di altri hanno trasformato il web in spazio di vita, mezzo, strumento e destinazione. L’imbecillità, sembra suggerire il semiologo italiano, porta a un’accettazione passiva della realtà, all’incapacità di esprimere qualsiasi forma di ribellione, al conformismo e alla compiacenza con un mondo sociale, culturale e politico plasmato dalla tecnologia e dai suoi prodotti e icone.

L’accusa coglie i tratti comportamentali delle nuove generazioni ma suona come ingiusta. Molti giovani Millennial non hanno oggi alcun potere per controllare e gestire la loro realtà, soprattutto quella lavorativa, diventata per loro terreno scivoloso fatto di tanta precarietà, incertezza del futuro e difficoltà.

Nella realtà i Millenial sono impegnati, come le generazioni che li hanno preceduti, a cercare di combinare insieme e in modo positivo le loro aspirazioni con i loro desideri. Lo fanno individualmente e senza impegnarsi in attività politiche o istituzionali. Il fatto che si siano allontanati dalla politica perché schifati delle classi dirigenti espresse dalle generazioni che le hanno precedute, non significa che non siano impegnati a cambiare in meglio il mondo. Lo fanno anche loro, perseguendo le loro priorità e seguendo i loro valori o principi, che non devono necessariamente essere quelli dei Baby Boomers.

Invece di scegliere il conflitto con i loro genitori e gli adulti, i Millennial sembrano preferire, forse per convenienza, egoismo, tolleranza, praticità e sano pragmatismo, l’amicizia e il rapporto non conflittuale. I genitori, ribelli per definizione, essendo Baby Boomers o Generazione X, si trovano spiazzati. Dopo aver vissuto la loro adolescenza e gioventù a confliggere con adulti che li accusavano per essere ribelli, oggi si trovano nella situazione di suggerire loro la ribellione ai loro figli e nipoti. Forse la prima volta che succede dopo secoli di storia generazionale.

La dura realtà del mercato del lavoro

Nella realtà la generazione dei Millennial deve confrontarsi con la durezza del mondo del lavoro, dei processi e dei meccanismi che dominano il mercato della domanda e dell’offerta. I ragazzi della generazione Millenial non vivono per il lavoro ma sono costretti a lavorare per vivere. Un posto di lavoro, seppure precario e instabile, fornisce  loro il reddito necessario per fare quello che vogliono fare, anche se spesso non quello che desiderano. La ricerca di un posto di lavoro e di un reddito avviene in un contesto complicato e difficile, molto diverso da quello sperimentato dai Baby Boomers quando erano giovani. I lavori a tempo indeterminato richiedono ormai lunghe maratone di interviste, esami e test per emergere da una competizione che coinvolge migliaia di coetanei. La competizione è tale anche per posizioni lavorative normali come tecnico da laboratorio, infermiera o impiegato di concetto in un’amministrazione pubblica. E’ una competizione che nasce dalla necessità di assicurarsi un reddito prima ancora che un’opportunità di carriera professionale.

I Millenial sono diventati molto più consapevoli della loro necessità di portare a casa del denaro. Non perseguono l’obiettivo come i loro padri che cercavano nel denaro l’indipendenza, la libertà e l’autonomia economica ma come urgenza per soddisfare i loro bisogni primari, spesso legati alla tecnologia, alla comunità di amici o tribù di appartenenza, alla possibilità di divertirsi. Più che narcisi incalliti, egoisti e senza passioni, i Millennial sembrano solo molto preoccupati dell’assenza di lavoro e, quando lo trovano, di un lavoro retribuito e con stipendi in grado di crescere.

Millennial e istituzioni

Nella società diventata liquida e oggi anche gassosa, i giovani Millennial devono fare i conti, in questo in compagnia anche dei Baby Boomers, di una realtà nella quale le grandi istituzioni, pubbliche e private, hanno perso molto del loro significato e della loro importanza storica. Sono diventate anch’esse molto instabili, per non dire evanescenti e non sono più percepite come capaci di sostenere gli individui nell’affrontare le sfide del mercato e di un’economia che sembra ormai dominata da forze incontrollabili globali che poco si curano degli interessi dei singoli stati e dei loro cittadini. L’evanescenza di queste realtà istituzionali è tale che i Millennial non si oppongono ma neppure ne fanno parte per dare un loro contributo.

Il mondo che i Millenial abitano è quello del capitalismo nella fase attuale di globalizzazione, di crisi e di disuguaglianza e ingiustizia sociale e della tecnologia. L’uno e l’altra si manifestano come forze dirompenti e capaci di stravolgere in poco tempo credenze e realtà consolidate che si pensava fossero eterne. La società dell’informazione e la pervasività delle tecnologie non ha permesso soltanto ai Millennial di essere tutti dotati di uno smartphone e di comunicare ed essere connessi tra di loro.

Grazie alla rivoluzione delle tecnologie dell’informazione è cambiato il panorama industriale, economico, culturale, politico e sociale, sono cambiati i confini geografici, sono emerse prepotentemente nuove realtà politiche ed economiche e si sono affermate nuove tendenze che stanno ridisegnando la realtà e l’immaginazione delle nuove generazioni. E’ con queste tendenze e forze emergenti che i giovani nativi digitali e i Millennial si confrontano. Lo fanno senza ideologie particolari o teorizzazioni e con molto pragmatismo, spesso dettato dalla necessità e dalla frustrazione. Il mondo è cambiato e i giovani lo sanno o almeno lo percepiscono. Il cambiamento è percepito anche dagli immigrati digitali ma la loro percezione, e successiva valutazione, è condizionata dalla loro esperienza personale costruitasi in un periodo storico meno instabile e fluido di quello attuale, meno globalizzato e maggiormente ideologizzato.

Se questa è la situazione, l’errore da evitare è di pensare che le riflessioni dei giovani su loro stessi e sulla loro realtà siano oggi meno importanti e pregnanti di quanto non lo fossero quelle dei Baby Boomers quando avevano gli stessi anni dei Millennial di oggi. E’ completamente cambiato il contesto, sono diversi gli strumenti cognitivi e intellettuali usati, sono diversi gli eroi a cui fare riferimento (può dispiacere il passaggio da Che Guevara a Mark Zuckerberg, ma è così che va il mondo…). Di diverso c’è solo l’approccio, meno articolato e filosofico, più concreto e pragmatico. Un approccio finalizzato a combinare l’urgenza in cui vivono per il lavoro, il reddito, la libertà con una vita fatta di benessere e divertimento.

Influenze generazionali e grandi eventi storici

I teorici della teoria delle generazioni suggeriscono che le nuove generazioni possono cambiare rispetto a quelle precedenti in modo più o meno radicale in risposta a eventi importanti o in maniera ciclica. Sul cambiamento influiscono le generazioni precedenti ma anche le rivoluzioni storiche. Ogni generazione assume delle caratteristiche sue proprie, determinate dal contesto in cui si trovano a vivere, dalle reazioni alle generazioni precedenti e da eventi storici particolari. Le nuove generazioni assomigliano più ai tempi che si trovano a vivere che ai loro progenitori. Contesti simili producono storicamente generazioni simili ma eventi diversi, più o meno traumatici, possono determinare risultati diversi.

I Millenial di oggi si devono confrontare con la generazione dei Baby Boomers e con la generazione X, cinica, nomade e ancora alla ricerca di una sua identità definitiva, che li hanno preceduti ma soprattutto con i grandi eventi che stanno caratterizzando la loro vita. Questi eventi sono tecnologici (pervasività di Internet, social network e dispositivi mobili), economici (precarietà del lavoro, crisi finanziaria del 2008, globalizzazione), politici (attacco alle due torri di New York, terrorismo e stravolgimenti geopolitici, ruolo dei paesi asiatici), e sociali (coppie di fatto, multiculturalimo, ecc.).

Il paradigma tecnologico

Il vero evento storico che sembra avere caratterizzato la generazione Millennial è quello tecnologico. La rivoluzione tecnologica avvenuta negli ultimi dieci anni ha definito un panorama completamente diverso da quello sperimentato dalle generazioni precedenti. I Millennial stanno vivendo nell’era dell’accesso, della mobilità, delle interfacce tattili e degli irresistibili schermi, del social networking, delle tecnologie indossabili e della Internet degli oggetti. La loro esperienza con la tecnologia è sempre stata diretta e coinvolgente, anche grazie a genitori che hanno regalato loro e continuano a regalare loro gadget tecnologici e prodotti di ultima generazione.

Immersi nella tecnologia e spaventati per gli scenari non favorevoli che si presentano loro, i Millennial sono poco preoccupati del tema della privacy e non si sentono ingaggiabili in una battaglia contro le istituzioni o le multinazionali che la violano. La loro prospettiva sta nel sapersi adattare, convivendo per forza maggiore con i loro genitori e confrontandosi ogni giorno con un mercato del lavoro avverso e paludoso. La crisi attuale porta a uno scetticismo di fondo nei confronti delle generazioni precedenti e dei loro valori. Ne deriva una lontananza dalla politica ma anche dalle istituzioni, dalle celebrità e dalle marche (meglio non farsi fuorviare dalle reazioni dei consumatori nei confronti di marche come Apple). Ciò non significa che i Millennial siano lontani dalla Politica (Movimento 5 stelle e Podemos docet) e che abbiano rinunciato, anche loro, a cambiare il mondo. Lo faranno e lo stanno facendo a modo loro, adattandosi alla nuova realtà e contribuendo con le loro scelte, memi, comportamenti e decisioni a dare forma al nuovo che sta emergendo. L’intenzione è sicuramente quella di ottenere il meglio, prima di tutto per se stessi e poi per gli altri. Nel farlo compiranno errori e mancheranno obiettivi, esattamente come è successo alle generazioni che li hanno preceduti. Ad aiutarli nel giungere a scenari positivi c’è la loro capacità di adattamento alle nuove realtà emergenti e la loro dimestichezza con le nuove tecnologie. Due punti di forza che possono fare la differenza!

 

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