Adam Greenfield, nel suo libro Tecnologie Radicali, scrive che "lo smartphone è l'artefatto simbolo della nostra epoca. Nato dieci anni fa, quest'oggetto proteiforme è divenuto il mediatore universale e pressoché indispensabile della vita quotidiana. Pochissimi manufatti sono mai stati così onnipresenti quanto queste lastre luminose di policarbonato". La pervasità dello smartphone, la sua diffusione e l'uso che ne viene fatto, in particolare dai giovani e dai nativi digitali, suggeriscono oggi una riflessione profonda. Oggetto della riflessione la dipendenza dal dispositivo, diventata ormai una certezza, in particolare quando riferita alle persone più giovani.
Dipendenze comportamentali da smartphone e tecnologie varie
Da tempo numerosi psicologi, studiosi e tecno-critici hanno sollevato il problema della dipendenza da smartphone (Lo smartphone è misura di tutte le cose) e i suoi effetti sul comportamento ma anche sul benessere e la salute delle persone. I loro appelli sono stati inascoltati o classificati superficialmente come venati e frutto di tecnofobia. Oggi che due fondi americani (l'edge fund JANA Partners e CalSTRS, fondo pensione degli insegnanti della California) hanno rivolto una richiesta a Apple per ricercare gli effetti della tecnologia sui ragazzi ("research effects on young people of smartphone overuse and addiction") probabilmente il problema troverà maggiore attenzione da parte di media e forse genitori e adulti. Ne è una testimonianza la stampa quotidiana italiana che riprende la notizia affiancandola ad articoli di approfondimento sul tema della dipendenza. Un'attenzione sospetta perché illustra quanta soggezione esista nei confronti della tecnologia a in particolare dei Signori del silicio. Un'attenzione però necessaria perché come scrive Rampini su la Repubblica "...il danno sui minori è una certezza, ora bisogna contrastarlo".
Chi volesse approfondire il tema della dipendenza da tecnologia trova in Rete un'infinità di saggi, testi, papers e contenuti vari. La dipendenza da smartphone è diventata un tema di attualità perché coinvolge in particolare le persone più giovani con effetti preoccupanti (Oddio! Mi sono cancellato da Facebook, Instagram e WhatsApp. E ora che faccio?). Effetti rilevati da numerose indagini in quasi tutti i paesi del mondo e in particolare negli Stati Uniti (secondo un'indagine del 2016 il 50% dei teenager si proclama dipendente dal proprio smartphone e incapace di resistere alla pressione di un messaggino o chiamata), patria dei maggiori produttori di tecnologia che, parlando di dipendenza, possono essere paragonati a degli spacciatori di nuove tipologie di droghe, diverse da quelle già note ma altrettanto potenti nel far perdere l'autocontrollo e la resistenza.
Non sbarellarti con la roba che vendi
I dati sono noti alle società come Apple e solo rilevati nella loro realtà e gravità anche dalle indagini condotte da Apple. Forse non è un caso che nella Silicon Valley proliferino le scuole nelle quali è vietato l'uso dei dispositivi tecnologici o che nelle case dei protagonisti della rivoluzione digitale lo smartphone sia bandito. Lo era anche in casa di Steve Jobs che in un'intervista al New York Times aveva dichiarato "In casa, limitiamo l'uso della tecnologia ai nostri ragazzi." o del direttore di Wired Chris Anderson "...perché abbiamo riscontrato in prima persona i pericoli della tecnologia". Un approccio che, se fosse vero, confermerebbe la regola degli spacciatori: "non sbarellarti con la roba che vendi" (citazione presa dal libro Irresistibile di Adam Alter).
L'appello dei due fondi pensione che sottolinea l'urgenza di intervenire perché lo smartphone "rappresenta un pericolo serio per i ragazzi" sembra essere giunto nel momento più appropriato. Un tempismo perfetto che evidenzia l'emergere di una maggiore attenzione (vedi anche il successo del libro-indagine iGen di Jean Twenge) agli effetti della tecnologia (aumento dei suicidi tra i ragazzi americani che usano lo smartphone più di tre ore al giorno...) e la necessità di approcci maggiormente consapevoli. E' un atto di accusa ma al tempo stesso un invito ad agire, a fare qualcosa con iniziative mirate finalizzate a favorire un uso maggiormente consapevole del dispositivo tecnologico. Ad esempio con l'introduzione, da parte dei produttori come Apple, di meccanismi che possano contrastare l'abuso ma anche permettere ai genitori e agli adulti di limitare o controllare l'uso dello smartphone da parte dei più giovani.
La richiesta rivolta a Apple potrebbe essere fatta anche a tutti gli altri produttori di smartphone. La scelta di Apple da parte dei due fondi pensione è dettata certamente dal loro essere azionisti e shareholder della società ma anche motivata da una valutazione che suona critica nei confronti di Apple. La critica emerge dalla sottolineatura degli elevati guadagni che Apple fa sui suoi prodotti hardware e dall'assenza del bisogno di forzare all'uso eccessivo dei suoi dispositivi. Una critica che sembra colpire trasversalmente tutti gli altri protagonisti della rivoluzione digitale e in particolare coloro che, come Google, Facebook e altri (Voliere e acquari di Facebook per uccellini e pesciolini in gabbia!), invece lucrano e guadagnano (clic, inserzioni pubblicitarie, ecc.), grazie alla dipendenza dai loro servizi, dalle loro piattaforme e applicazioni.
Etica del capitalismo e dipendenze
Le machine al lavoro, gli umani senza lavoro felici e contenti!
L'iniziativa dei due fondi pensione americani solleva un problema non irrilevante che pertiene all'etica del capitalismo nella sua fase finanziaria e tecnologica. Un'etica a cui molti sembrano oggi fare riferimento ma che nella realtà, compresa quella americana, mostra falle gigantesche, come testimonia la battaglia non ancora vinta che da anni vede confrontarsi i big del tabacco, del petrolio, delle armi con associazioni e persone impegnate contro gli abusi e le dipendenze (l'alcolismo ad esempio nei campus americani è diffusissimo).
L'appello alla Apple ha anche il merito di richiamare l'attenzione degli adulti, siano essi genitori o insegnanti, a informarsi meglio, a riflettere criticamente sui comportamenti diffusi nell'interazione con la tecnologia in modo da acquisire nuove conoscenze e diventare maggiormente consapevoli dei rischi e dei danni possibili. Una maggiore consapevolezza potrebbe aiutare nel ridefinire e consolidare i rapporti con i più giovani, nella scelta delle proibizioni, dei filtri o dei limiti da imporre e nell'adozione di buone pratiche, sia individuali e personali sia familiari e sociali.
Diffusione della dipendenza e suoi effetti
A preoccupare oggi è l'aumento di sintomi depressivi, in particolare tra i giovani, sempre più dipendenti dai social network, ma anche le difficoltà crescenti nell'apprendimento, segnalate da un numero crescente di insegnanti. Tutte conseguenze ed effetti della potenza della tecnologia odierna, dell'attrattività, comodità, velocità e confortevolezza delle sue piattaforme. Benefici e vantaggi percepiti, che però fanno dimenticare quanto si sia modificato il cervello che opera nei nuovi contesti tecnologici e quanto sia diventato complicato interrogarsi su cosa fare per ridurre la dipendenza (Dipendenza digitale. Istruzioni per un uso equilibrato e felice della tecnologia)o per cercare vie di uscita alternative che non portino necessariamente alla disconnessione o abbandono del mezzo tecnologico.
L'appello arrivato a Apple evidenzia le responsabilità delle aziende tecnologiche nel facilitare il diffondersi di nuove forme di dipendenza, diverse da quelle tradizionali come droghe, tabacco e alcol ma forse più pericolose perché legate ai comportamenti individuali, agli stili di vita e alle nuove forme di socialità indotte dalla tecnologia. La pericolosità, da intendersi come dipendenza capace di auto-alimentarsi, nasce prevalentemente dai comportamenti indotti nell'uso di dispositivi dotati di display come lo smartphone e di APP. Comportamenti legati alla ricerca continua di feedback e gratificazioni premianti (Like, raccomandazioni, condivisioni, ecc.), sulla percezione di essere coinvolti in forme di esperienza incrementali nella loro positività, su una tensione crescente legata a bisogni impellenti di rispondere, comunicare e reagire e alla ricerca di soluzioni e sul bisogno ritenuto insopprimibile di nuove connessioni sociali, poco importa se solo digitali ed online.
Dipendenze comportamentali
La dipendenza nasce da comportamenti diffusi che vedono in media le persone trascorrere da una a quattro ore al giorno attaccate al loro dispositivo. Riguarda potenzialmente tutti ma colpisce in modo particolare i più giovani, meno attenti di altri nel valutare gli effetti (ad esempio calo di attenzione, difficoltà del sonno, isolamento e solitudine, sparizione dell'empatia nelle relazioni, ecc.) che possono derivare da pratiche, sempre più ossessive e compulsive, percepite come innocue perché gratificanti, premianti e capaci di fornire risposte a bisogni reali di tipo psicologico ed esistenziale.
Non tutti gli psicologi sono concordi nell'assimilare la dipendenza comportamentale legata all'uso (abuso) del mezzo tecnologico alle dipendenze tradizionali. Il fatto di non riuscire ad abbandonare Facebook o Instagram non implica automaticamente una dipendenza come quella generata da droghe sintetiche o dall'abuso di alcol. Per opporsi alla dipendenza comportamentale non è necessario nessun tipo di cura al metadone o l'isolamento in un centro di rieducazione e disintossicazione. Non è neppure necessario disconnettersi e smettere di usare le piattaforme tecnologiche e i dispositivi. Ciò che serve realmente è aumentare la conoscenza dei meccanismi e dei rischi crescenti della dipendenza comportamentale e maturare fin da ora anticorpi utili a contrastare le numerose dipendenze che si manifesteranno in un futuro sempre più dominato dalla tecnologia. Ad esempio se già oggi molti manifestano dipendenza da Facebook cosa succederà quando si affermeranno le applicazioni di Realtà Virtuale?
Alcune considerazioni finali
La soluzione non sta nel bandire la tecnologia e nemmeno nell'astinenza (E' possibile staccare la spina?). La tecnologia è qui per rimanere, bisogna semplicemente abituarsi a conviverci in modi diversi da quelli attuali. Ad esempio cambiando atteggiamenti, praticando abitudini diverse, implementando buone pratiche, ridurre la velocità e non focalizzandosi solo sull'immediatezza del feedback e sul tempo presente del cinguettio. I cambiamenti necessari sono di tipo culturale e richiedono nuove conoscenze, conoscenza della tecnologia e dei suoi effetti e apprendimento. Tutte cose che, a leggere con attenzione, sono comprese nell'appello rivolto dai due fondi pensione alla Apple e che ne evidenziano il suo essere stato puntuale oltre che necessario.
*Cover image: Racoonteur