La rete è libera e democratica: falso

01 Gennaio 2017 Redazione SoloTablet
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Il libro di Carlo Mazzucchelli 100 libri per una lettura critica della tecnologia è pubblicato nella collana Technovisions di Delos Digital

 

Ippolita - La rete è libera e democratica: falso

 

Scheda libro

Titolo intero: La rete è libere e democratica: falso

Titolo originale: La rete è libere e democratica: falso

Genere: Internet

Listino: 9.00

Editore: Laterza

Collana: Idola

Pagine: 90

Data uscita: 05/06/2014

Valutazione *****

Commento

Quello del gruppo di hacker libertari che compongono il collettivo di Ippolita è un nuovo pamphlet di critica stringente e radicale alla mitologia di Internet, una mitologia fatta di molto conformismo intellettuale e numerosi luoghi comuni. Ippolita mette in dubbio che la Rete sia intrinsecamente democratica ma anche che disporre di maggiore informazione significhi essere più liberi. Il bersaglio e l'oggetto dell'analisi non è più una sola componente del mondo digitale come era avvenuto nei libri precedenti di Ippolita ma la Rete intera nelle sue componenti Web, software e umane. Ippolita smonta la realtà percepita indicando al tempo stesso le potenzialità che una Rete realmente libera, democratica, gratuita, trasparente e imparziale potrebbe avere. Una visione utopica che merita di essere conosciuta, anche solo attraverso una semplice lettura.

Autori

Ippolita è un gruppo di ricerca indisciplinare attivo dal 2005.  È composto da un gruppo eterogeneo di professionalità e persone che si sono incontrate partecipando a esperienze controculturali e che pratica scritture conviviali e di reality hacking. La pratica editoriale è a circolazione trasversale, dal sottobosco delle comunità hacker fino alle aule universitarie e  tutta centrata su una riflessione critica sugli strumenti digitali ed una ad ampio raggio sulle ‘tecnologie del dominio’ e i loro effetti sociali. Tra i saggi pubblicati: Anime Elettriche (Jaca Book 2016); La Rete è libera e democratica. FALSO! (Laterza 2014, tradotto in spagnolo e francese), Nell’acquario di Facebook (Ledizioni 2013, tradotto in francese, spagnolo e inglese), Luci e ombre di Google (Feltrinelli 2007, tradotto in francese, spagnolo e inglese). Open non è free. Comunità digitali tra etica hacker e mercato globale (Elèuthera 2005). Ippolita tiene formazioni teorico-pratiche di autodifesa digitale e validazione delle fonti online per accademici, giornalisti, gruppi di affinità, persone curiose.

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"La democrazia non è un codice, nè tanto meno un software. Non c'è un programma nè un programmatore capace di far funzionare meglio e risolvere i bug del sistema. La democrazia non è un problema da risolvere una volta per tutte. La prospettiva va completamente ribaltata [...] la forza di una rete sta nei margini, nei territori di frontiera, poichè solo in una dimensione locale [...] è possibile avviare una nuova paideia tecnologica che ricomponga la frattura tra conoscenza e capacità tecnica."

 

In questo nuovo pamphlet il collettivo di Ippolita indaga l'inganno e le percezioni distorte sulla realtà di Internet a partire dal suo utilizzo, da parte di utenti che credono di vivere in uno spazio di libertà e democrazia, e di produttori tecnologici che usano le loro piattaforme online per imporre e gestire la loro visione capitalistica del mondo, i loro modelli economici e di sfruttamento dei nuovi territori virtuali costruiti sulla gratuità e la condivisione ma in realtà finalizzati al profitto, al consumo e alla commercializzazione di prodotti.

Internet, il Web e tutte le sue componenti hardware e software hanno perso la loro caratteristica di risorse e spazi per reti di persone e di conoscenze libere, democratiche. La Internet delle origini con le sue promesse di circolazione gratuita di contenuti e di saperi, di trasparenza e partecipazione diffusa e popolare non esiste più. Giusto crederci come fa Ippolita ma la realtà è ben diversa e ben evidenziata dal controllo e dal potere che su di essa sono oggi in grado di esercitare potentissimi padroni. La libertà che ne deriva è falsa, non è gratuita e costa cara. Ad esempio in termini di riservatezza delle informazioni personali e limitato o nessun potere contrattuale e di scambio. Sognare o credere in una Rete diversa da quello che è diventata è possibile ma per farlo è necessario fare una riflessione critica e porsi domande sull'uso dei dati, su chi li raccoglie, possiede e utilizza e soprattutto su cosa/come fare per invertire la tendenza attuale. La risposta non può essere univoca. Per creare una alternativa a Google non si può costruire un altro Google, servono al contrario alternative diverse, numerose, situate e localizzate, capaci di porre rimedio a un gigantismo che attira miliardi di persone ma non funziona più perché la trasparenza radicale promessa dagli spazi sociali e abitati della Rete non funziona  e non ci sta rendendo più liberi.

Per illustrare la loro tesi i membri di Ippolita, dopo una prefazione usata per fissare la tesi e gli assunti di partenza, propongono tre tipi di argomenti: ontologico, epistemologico e storico-geopolitico. Il primo (Cap 1, pag 3-36) serve a chiarire di cosa si stia parlando, della essenza e delle categorie fondamentali della Rete. Serve a fornire una tassonomia utile a sintonizzarsi con la mente del lettore per smontare i molti luoghi comuni e ambiti semantici nei quali sono stati racchiusi e descritti gli spazi della Rete. Il punto di partenza è l'analisi dell'ideologia e della narrazione corrente che descrive la Rete come luogo aperto, libero, comunitario e ricco di opportunità paritarie per tutti. Una narrazione distante dalla realtà fattuale della Rete, caratterizzata da piattaforme e risorse proprietarie con le quali pochi produttori (padroni) controllano, influenzano e manipolano, con algoritmi, applicazioni e procedure, chi le utilizza orientando le sue scelte, preferenze, comportamenti, stili di vita e modi di pensare.

Il secondo capitolo (pag. 37-60) affronta il tema epistemologico analizzando l'inganno sottostante alle esperienze degli utenti online, inganno legato alla fallace percezione che gli strumenti che utilizzano siano liberi e democratici e alla sostanziale ignoranza dei processi che determinano le esperienze online. Il richiamo di Ippolita è a riflettere sui vari slittamenti semantici in cui cadono concetti e valori fondamentali come libertà, trasparenza, democrazia e verità. Per aiutare la riflessione viene fornita una lettura intrigante e fuori dal coro di fenomeni come Wikileaks (ideologia della trasparenza) o di movimenti politici come i 5Stelle (ideologia del voto online) per mostrare come le semplificazioni a cui siamo cognitivamente indotti finiscano per impedirci di comprendere la realtà e per nasconderne le molteplici contraddizioni e complessità. Il surplus informativo e le conoscenze immagazzinate nei Big Data servono a poco, anzi rischiano di atrofizzare le capacità cognitive fornendo protesi da sostituire ad arti sani. Il primo passo da compiere è "l'autocoscienza del proprio valore, la cura posta nella costruzione del sè, la capacità di narrare la storia della propria immaginazione personale". Il solo modo per difendersi dalla pretesa di dominio e controllo della megamacchina che si è andata negli anni costituendo come dispositivo dispotico che genera "dipendenza, sfruttamento, impotenza degli individui ridotti a consumatori e servi".

L'argomeno storico-geopolitico occupa il terzo capitolo (pag. 61-89), analizza il dove si fa la democrazia e dove si è fatta, il riposizionamento avvenuto nella storia dei centri di potere e il ruolo avuto in tutto ciò delle tecnologie. Quello che viene proposto è un viaggio che riporta all'antica Grecia, alle radici della democrazia, alle idee e pratiche che la resero possibile e alle sostanziali differenze con le conclamate libertà della realtà capitalistica attuale. Una realtà che non ha visto solo il riposizionamento di oligarchie e la ridefinizione di nuove gerarchie di potere ma una cessione di potere politico alla Rete (alla tecnologia) e a chi la possiede generando i codici, gli algoritmi, le macchina hardware e le applicazioni che la fanno funzionare. Le politiche dei grandi produttori di tecnologia sono compatibili con i modelli e le politiche autoritarie e liberiste che governano il mondo e sono rese possibli da un fatto nuovo, la complicità e l'accondiscendenza delle persone alle regole vigenti di profilazione, personalizzazione (Google) e trasparenza (Facebook) della Rete. Ne è derivato un cortocircuito antidemocratico, una sorta di stato di eccezione di massa (citazione da Giorgio Agamben) e l'affermarsi di un anarco-capitalismo composto da una nuova tipologia di capitalisti libertariani (libertari di destra) che con i loro sogni intrinsecamente autoritari stanno impoendo la loro visione e dominando il mondo.

Il controllo del mondo non ha più bisogno di armi e di eserciti. Le informazioni sono le armi moderne, il controllo dei loro flussi sono le armi segrete che non hanno bisogno di alcun esercito e che sono puntate su cittadini (digitali e reali) inermi e compiacenti che vedono evaporare i loro diritti in cambio di una trasparenza e libertà fasulle e solo raccontate. In cambio dei diritti perduti viene offerta una libertà automatica e gratuita che nel suo essere percepita come falsa testimonia "la tensione suicida" che porta a contribuire gratuitamente alla Rete rinunciando all propria autonomia individuale e collettiva e arrendendosi completamente alla tecnocrazia.

Un messaggio finale pessimista ma molto veritiero e che può servire, a chi è arrivato alla pagina finale del libro nel quale è contenuto, a nuove riflessioni personali a approfondimenti, magari con uno dei tanti libri contanuti in questa bibliografia.

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