Il libro di Carlo Mazzucchelli 100 strategie analogiche per resistere al digitale (e allo smartphone) è pubblicato nella collana Technovisions di Delos Digital
Non distruggetevi di selfie, fatevi fare un ritratto dal vero e conserverete un'immagine che racchiude più di un semplice istante!
Prima che le macchine fotografiche fossero inventate, il ritratto del mondo e il suo spirito era racchiuso nei racconti di poeti, scrittori e commediografi e nelle riflessioni dei filosofi. Oggi il ritratto si è trasformato in un'inondazione di immagini, un'alluvione violenta, melmosa, diffusa, causata dall'azione continua di autoscatti, dall'inflazione di selfie che hanno trasformato radicalmente il nostro rapporto con le immagini e con l'immagine di noi stessi. Un tempo il ritratto del mondo dei filosofi occupava le menti, oggi le menti abitano dentro le immagini e se ne cibano costantemente, online, dentro i social network e attraverso i display di miliardi di dispositivi mobili.
L'immagine, con la sua capacità di emozionare, comunicare, traumatizzare, evocare e sensibilizzare, gioca da sempre un ruolo chiave sulla vita degli individui, sui loro sentimenti e sulla percezione del Sé. Grazie ai nuovi supporti tecnologici che hanno fatto sparire le pellicole e i tempi lunghi dello sviluppo, oggi l'immagine digitale (facile da riprodurre, numericamente pervasiva e sempre condivisibile) è diventata onnipresente ma rischia di perdere forza e incisività, qualità e veridicità.
Non delegare allo strumento tecnologico
Più che un racconto e un modo soggettivo di guardare il mondo l'immagine è sempre più un modo per raccontare sé stessi, per esercitare forme di narcisismo (per alcuni alimentato proprio dai sefie) con le quali dimostrare a tutti di esistere. Narcisismi resi possibili dalla visibilità online e dalla potenza e dalla pervasività degli strumenti digitali disponibili. Il risultato è il proliferare di un'infinità di autoscatti che tutti possono produrre e condividere, anche nella loro scarsa qualità, volgarità, oscenità, spesso anche istantaneità e inutilità. Un risultato che porta molti a ricercare i MiPiace delle loro reti di contatti ma anche alla delusione che sempre nasce dallo scoprire di essere arrivati online ma di essere rimasti soli a rimirare la propria immagine, o di scoprire che qualche fenomeno virale la sta usando in modi non appropriati e dannosi.
L'autoscatto permette di condividere e rendere accessibile ogni angolo e istante della propria vita, cognitiva, emotiva, sentimentale, sessuale e psicologica. Sempre in forma di istantanee che, anche per il loro elevato numero e continuo sovrapporsi, non sono mai durature e spariscono senza lasciare tracce memorabili di sé stesse. Istantanee, assimilabili a quelle che scoloriscono dentro gli album fotografici e con le quali condividono anche la diversità da altri immagini come quelle che ci ritornano molti dipinti con i loro ritratti o autoritratti. Dipinti che hanno una vita lunga, si conservano e si tramandano nel tempo, creando collegamenti generazionali e familiari, sociali, epocali e culturali.
L'immagine prodotta dalla fotografia prima dei selfie e soprattutto del ritratto era unica, autentica, studiata, ricercata e selezionata, meglio capace di quelle attuali di raccontare il legame che legava l'autore/l'autrice alle realtà da lui/lei vissuta. Alla machina fotografica e al pennello si è sostituito uno smartphone, sempre pronto allo scatto, spesso sostenuto da un lungo bastone, un supporto rigido per autoscatti più facili e numerosi.
Ciò che il bastone-prolunga e lo smartphone riproducono sono istanti di vita, frammenti che ben raccontano la frammentazione dell'identità delle persone che li usano. Sono semplici contenuti da sfogliare con le dita e quasi mai capaci di soddisfare il bisogno narcisistico di piacersi e autocelebrarsi, nonostante la grande fatica, anche cognitiva, che ne deriva. Si fa così perché così fan tutti e perché non si intravedono alternative possibili.
La soluzione per essere ricordati, registrati e tramandati nell'eternità potrebbe essere al contrario alla portata di tutti, anche di coloro che vivono la precarietà del momento. Basterebbe ritornare al passato e optare per un ritratto. Fermarsi ad esempio in una delle numerose postazioni di pittori di strada e, dopo una pausa rilassante, salutarli con un arrivederci portandosi appresso un proprio ritratto, colorato o in bianco e nero, da appendere sulle pareti di casa, da esibire in ufficio o da conservare. Evitando però di farsi un selfie che lo comprenda per condividerlo in Rete.